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 2025  ottobre 17 Venerdì calendario

La fuga di colf e badanti: il 60% cerca un altro lavoro

Badanti in fuga e anziani sempre più soli. L’anno scorso in 23 mila, tra colf e badanti, hanno lasciato il lavoro domestico, mentre il fabbisogno complessivo di assistenza delle famiglie ha continuato a crescere. Di questo passo nel 2028 ci saranno 800 mila collaboratori domestici in meno rispetto al necessario. Dal 2019 al 2024 l’Inps calcola che i lavoratori domestici badanti, colf e babysitter con regolare contratto sono passati da quasi 865.000 a 817.000, con una riduzione di 47.000 unità. Se si guarda anche al sommerso, particolarmente diffuso in questo settore, i numeri sono ancora più ampi: per l’Istat il calo complessivo è stato di 112.000 unità nel quinquennio. I lavoratori domestici, regolari e non, sono passati da 1.341.000 a 1.229.000. Insomma, siamo di fronte a un’emorragia che va avanti da anni, ma che negli ultimi tempi sembra acuita. E la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente, lancia l’allarme Assindatcolf. Il 61,4% dei collaboratori domestici conta infatti di cambiare condizione lavorativa entro il 2030. Così emerge dal 4° Paper del Rapporto 2025 Family (Net) Work, intitolato “Il lavoro domestico: tendenze, valutazioni e prospettive”, presentato ieri a Roma dall’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Il lavoro domestico vale in Italia 17 miliardi di euro, quasi l’un per cento del Pil. Il comparto rimane un pilastro dell’economia del Paese, nonostante mostri evidenti segni di affaticamento. Nel 2028, sempre secondo l’Assindatcolf, saranno oltre 2 milioni e 74 mila i lavoratori domestici di cui le famiglie italiane avranno bisogno per assolvere le necessità di assistenza domestica (colf) e di cura alla persona (badanti). Considerato che oggi, tra regolari e irregolari, sono circa 1,2 milioni i collaboratori domestici in attività, ne mancano all’appello circa 800 mila per arrivare a coprire la domanda delle famiglie. Il settore sconta da anni un calo occupazionale e nulla lascia presagire un’inversione di tendenza nel breve termine. I numeri messi in evidenza dal rapporto di Assindatcolf testimoniano la crescente mobilità e fragilità di un comparto fondamentale per la tenuta del welfare familiare. «Per aiutare il settore a superare le principali criticità, dalla mancanza di ricambio generazionale all’elevato tasso di irregolarità, è necessario rendere il lavoro domestico più sostenibile anche dal punto di vista economico», ha sottolineato il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini. L’associazione, in vista della prossima legge di Bilancio, chiede al governo agevolazioni per le famiglie datrici di lavoro domestico. Come detto, la maggioranza dei collaboratori domestici, oltre il 60%, sogna di cambiare condizione lavorativa. Il 27,1% punta a trovare un’occupazione diversa entro il 2030, il 28,2% vorrebbe almeno passare a un altro datore di lavoro, mentre il 18,3% aspetta trepidante di andare in pensione. Già, perché anche le badanti invecchiano.
In ambito domestico la gran parte dei contratti attivati nel 2024, il 57%, riguarda lavoratori con 50 anni e più. Per le badanti il dato arriva addirittura al 64,2% (solo nel 9,2% dei casi le badanti assunte nel 2024 hanno meno di 34 anni). L’innalzamento dell’età dei collaboratori è un elemento che caratterizza l’evoluzione del settore da ormai diversi anni. Oggi il 75% delle badanti lavora per una sola famiglia, spesso in convivenza (45,2%), con un impegno lavorativo superiore nel 44% dei casi a più di 40 ore settimanali. Sono 6 su dieci, il 58,9%, le badanti che esprimono il desiderio di voler cambiare condizione entro il 2030. Tra le colf, invece, solo il 42,8% ha un solo datore di lavoro. La quota di quelle che si auspicano un cambiamento a livello lavorativo nel prossimo quinquennio arriva al 62,8%.
BABY SITTER
Quanto alle babysitter questa categoria costituisce circa il 20% della forza lavoro domestica nel 61,3% dei casi hanno un solo committente, con un impegno quasi sempre inferiore alle 30 ore settimanali, e il 63,9% prevede che farà un altro mestiere tra 5 anni. Il lavoro domestico si concentra soprattutto al Nord. Nel 2024, su 383 mila nuovi rapporti di lavoro domestico, più della metà (il 51,5%) sono stati sottoscritti al Nord: il 28,2% al Nord-Ovest e il 23,3% al Nord-Est. Il 27,1% dei nuovi contratti è stato stipulato nelle regioni del Centro, mentre il 21,5% in quelle del Mezzogiorno. A livello territoriale, la Lombardia è la regione con il numero più elevato di attivazioni: nel 2024 sono stati più di 66 mila, il 17,3% del totale. Segue il Lazio, con quasi 50 mila nuovi contratti, il 13% del totale. Poi arrivano l’Emilia Romagna (9,5%), la Toscana (9,5%) e il Veneto (8,3%). Lazio e Lombardia hanno contribuito assieme a oltre il 30% dei nuovi contratti di lavoro attivati nel settore lo scorso anno.