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 2025  ottobre 17 Venerdì calendario

Hannibal Gheddafi, ok alla scarcerazione: cauzione da 11 milioni di dollari

I giudici libanesi hanno disposto il rilascio di Hannibal Gheddafi, quarto figlio dell’ex dittatore libico Muamar, se verrà pagata la cauzione di 11 milioni di dollari, il tutto condito dal divieto di lasciare il paese dei cedri.
Chi è Hannibal Gheddafi
Figlio quartogenito del dittatore Muammar Gheddafi. Nato e vissuto nel lusso – grazie al ruolo del padre – ha seguito gli studi più consoni alle sue passioni. Inizia la sua carriera – nel 1993 – entrando nell’Accademia Navale di Studi Marittimi. Laureato nel 1999, diventa ufficiale di guardia, poi entra nella General National Maritime Transport Company – impresa di trasporto via mare controllata dallo stato – dove ricopre vari incarichi. Nel 2003 si laurea all’Accademia Marittima Araba per la Scienza, la Tecnologia e il Trasporto Marittimo – polo gestito dalla Lega Araba che si occupa di trasporto marittimo, business e ingegneria navale – di Alessandria d’Egitto. Nel 2007 viene nominato primo consulente della compagnia GNMTC. Il giovane rampollo non ha mai avuto incarichi di carattere politico, ha preferito entrare nella sfera economica del Paese, diventando un importante funzionario della maggiore compagnia di trasporto della Gran Jamahiriya.

Sebbene il curriculum sembrerebbe di tutto rispetto, il figlio del dittatore morto nel 2011 è sempre stato considerato la pecora nera della famiglia. Auto di lusso, viaggi all’estero e belle donne erano il suo must have, e l’insieme delle cose condite dal comportamento aggressivo e da un ego smisurato lo hanno fatto salire immediatamente alla ribalda della cronaca libica.
Sposato con la modella libanese Aline Skaf, che lo ha accusato di maltrattamenti e botte. Sarebbe anche arrivato a provocarle anche delle fratture. Accuse – quelle di violenza – che sono sempre state negate dalla donna.
I reati
Ricco, giovane, potente e allo stesso tempo un modello da evitare. La lista dei reati commessi è lunga. Nel 2001 è uscito da una discoteca di Roma ubriaco, ha aggredito alcuni agenti di polizia con un estintore. Niente arresto perché aveva il passaporto diplomatico. Nel 2003, sempre nella capitale, ha picchiato dei fotografi. L’anno successivo a Parigi ha viaggiato contromano sugli Champs-Elysées a oltre 140 chilometri all’ora. Fermato dalla police nationale, le sue guardie del corpo hanno colpito gli agenti e lui è rimasto impunito. Salvato di nuovo dal passaporto diplomatico. Nel 2005 i giudici francesi lo condannano a quattro mesi per maltrattamenti – nei confronti della moglie – e per aver aggredito poliziotti e medici arrivati in soccorso della donna. Non sconterà un giorno della pena imposta. Nel 2007 è coinvolto in un giro di prostituzione.
Nel 2008, in un hotel di Ginevra colpisce due domestici della struttura. Arrestato, viene portato in carcere per due giorni. Questa vicenda porta la Libia e la Svizzera allo scontro diplomatico. Pare che in risposta all’arresto del figlio, il dittatore di Tripoli abbia fatto arrestare due cittadini elvetici e poi abbia richiesto all’Onu di sciogliere la Confederazione.
Nel 2009 a Londra evita ancora una volta il carcere grazie all’immunità diplomatica. In quel frangente la polizia era intervenuta per fermare l’aggressione contro la moglie.
La cattura e la prigionia
Da diversi anni non si hanno più sue notizie. Quello che doveva essere uno degli eredi di Muammar oggi si trova in un carcere di Beirut – per il momento in attesa che qualcuno paghi 11 milioni di cauzione – dopo la sua cattura in Siria. Mentre il suo paese era nella furia della guerra civile, la famiglia Gheddafi si era organizzata per fuggire all’estero, lontana dalla vendetta dei ribelli. Nel gennaio 2015 Hannibal sarebbe stato catturato da una milizia siriana qualche giorno dopo il loro arrivo a Damasco. Da lì il viaggio verso il Libano dopo essere stato venduto ai soldati di Hezbollah.
Poi gli interrogatori sulla scomparsa di Musa Al Sadr – imam sciita libanese scomparso in Libia nel 1978 – e infine la condanna con l’accusa di “occultamento di informazioni” relative alla scomparsa dell’imam e il carcere.