Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 17 Venerdì calendario

Spyware contro i giornalisti in Europa, dagli articoli su Orban agli 007 marocchini: ecco i cronisti spiati con Paragon&C.

Il giornalista greco Thanasis Koukakis nell’estate del 2020 ha notato che il proprio cellulare si surriscaldava in modo anomalo. Poco prima aveva pubblicato sul Financial Times un articolo che svelava il piano del governo greco per depenalizzare il reato di riciclaggio internazionale. “È bastato che aprissi il link che mi era stato mandato e che rimandava a una pagina web per infettare tutto” ha spiegato ieri al Fatto. E infatti nel suo dispositivo è stato trovato Predator, un software prodotto da Intellexa Consortium. Viene usato in Grecia, Armenia, Colombia, Egitto, Germania, Oman, Filippine e Paesi Arabi.
Koukakis è uno dei 35 giornalisti spiati tra il 2020 e il 2025. I software iniettati nei loro telefoni, in alcuni casi, hanno captato conversazioni, messaggi, foto, ricerche web. “Media Freedom” ha censito gli episodi di sorveglianza digitale tramite spyware di fabbricazione israeliana e balcanica, spiegando che nel 19 per cento dei casi l’attacco arriva dal governo e da funzionari pubblici. Le vittime sono quasi sempre cronisti che puntellano i loro governi. Non c’è dunque solo il caso dei giornalisti italiani sui cui cellulari è stato trovato Graphite, il software della società israeliana Paragon. La sorveglianza dell’informazione è una modalità è europea. Dalla Serbia alla Grecia e poi Belgio, Ungheria, Francia e Spagna: la cartina degli intercettati è estesa. Koukakis ha fatto causa alla società Intellexa. Il processo, ci racconta, è ancora in corso. Il governo greco ha negato ogni responsabilità, eppure lo stesso virus-spia è stato trovato nel cellulare di altri cinque giornalisti greci.
C’è poi un software più noto, Pegasus, prodotto dalla dall’azienda israeliana Nso group. “Nel 2021, – scrive Media Freedom – il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha accusato l’azienda di fornire spyware a governi stranieri che” l’hanno usato contro “giornalisti, dipendenti delle ambasciate e attivisti”. È stato ad esempio trovato nel cellulare di alcuni giornalisti ungheresi. Come Szabolcs Panyi, che ha realizzato inchieste su Viktor Orbán e sulle connessioni del governo con Mosca e Pechino. Quando è stato trovato il software, stava lavorando sul trasferimento della sede della Banca Internazionale degli Investimenti a Budapest. Così come András Szabó, anche lui intercettato.
Nel caso di alcuni giornalisti francesi, invece, i sospetti portano in Marocco: Lénaïg Bredoux (Mediapart) si era occupata dell’Intelligence del Paese già nel 2015; Rosa Moussaoui delle rivolte del Rif e della lotta dei Saharawi. Il giornalista spagnolo Ignacio Cembrero, ex El País, dice di essere stato spiato dal Marocco per i suoi reportage su Re Mohammed VI e sugli 007.
Per non parlare della Russia. Galina Viktorovna Timchenko sostiene di esser stata intercettata con Pegasus da febbraio 2023: l’attacco sarebbe avvenuto pochi giorni prima di un incontro a Berlino tra giornalisti russi esiliati. La polacca Natalia Radzina sarebbe stata monitorata dopo la sua partecipazione a una conferenza contro la guerra a Vilnius.
Novispy è invece il nome di un altro virus-spia, prodotto dal governo serbo. Secondo Media Freedom (che cita un’analisi di Amnesty Lab), sebbene non consenta un accesso illimitato a tutti i dati presenti sul dispositivo, riesce a captare screenshot, geolocalizzare e registrare. È stato trovato nel telefonino di due giornalisti serbi. Ljubomir Stefanovic è il direttore del canale YouTube Slavija Info. Aveva pubblicato un documento sulla famiglia del presidente Vucic. Secondo notizie online, è stato portato alla stazione di polizia di Voždovac, dove è rimasto per due giorni. E la polizia ha fermato, stavolta con la scusa dell’alcol test, anche la giornalista indipendente Slaviša Milanov. Secondo quanto ricostruito da Amnesty, una volta fuori dalla questura si è accorta che il suo telefonino era stato manomesso.
Tra gli spiati d’Europa, non manca l’Italia. Sono noti i casi di attivisti e cronisti controllati con il software israeliano di Paragon. Lo strumento era in uso ai Servizi segreti italiani che di certo lo hanno utilizzato (con le autorizzazioni della Procura generale della Corte d’Appello di Roma) per gli attivisti. Sui giornalisti, come Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino di Fanpage, il governo ha negato ogni responsabilità, senza però andare mai a fondo della vicenda.