lastampa.it, 17 ottobre 2025
Trump e la vendetta politica, incriminato l’ex consigliere della Casa Bianca John Bolton
Durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, da aprile 2018 a settembre 2019, il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton era una delle persone a cui il presidente Donald Trump prestava più attenzione. Famosa una foto in cui si notavano degli appunti in mano a Bolton, dove si menzionava l’invio di 5000 soldati in Venezuela per un possibile colpo di stato. Dalla sua cacciata dalla Casa Bianca – dovuta a profonde divergenze politiche con the Donald – Bolton è lentamente diventato una delle persone più odiate dal tycoon di New York.
Una di cui aveva chiesto la testa al Dipartimento di Giustizia. Detto, fatto: questo giovedì l’ex consigliere è stato incriminato da un gran giurì federale del Maryland con l’accusa di malagestione di materiali classificati e sensibili. Per uno dei più grandi critici di Trump si parla ora di 18 capi d’imputazione per trasmissione o conservazione di informazioni sulla difesa nazionale americana. Ciascun’accusa prevede una pena detentiva massima di dieci anni, in caso di condanna. «Penso che sia una cattiva persona», ha detto Trump ai giornalisti nello Studio Ovale, dopo aver appreso dell’incriminazione.
Secondo gli inquirenti, Bolton avrebbe condiviso con dei familiari oltre mille pagine di appunti – simili a un diario – in cui descriveva dettagliatamente il suo lavoro durante i 17 mesi trascorsi come consigliere presidenziale. I due parenti avrebbero avuto accesso a questo “diario”, mentre lo aiutavano a scrivere un libro pubblicato, poi, nel 2020.
Il materiale sarebbe stato inviato dal suo indirizzo email AOL privato, successivamente hackerato nel 2021 da individui affiliati al governo iraniano. A un certo punto gli hacker avrebbero pure minacciato Bolton di divulgare gli appunti. Inoltre, i pubblici ministeri hanno accusato Bolton di aver stampato e conservato numerosi di questi documenti presso la sua residenza di Bethesda, nel Maryland, perquisita dagli agenti del FBI all’inizio del 2025. Ad agosto, gli investigatori hanno anche sequestrato all’ex consigliere dei computer, telefoni e risme di documenti, alcuni dei quali in cartelle chiamate “Trump I-IV” e altri che erano etichettati come “segreti”, “riservati” o “classificati”.
Bolton, in un comunicato, ha sostenuto che, in quanto funzionario pubblico, non avrebbe mai compromesso la politica estera o la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. «Queste accuse non riguardano solo l’attenzione di Trump su di me o sui miei diari, ma anche il suo intenso sforzo per intimidire i suoi oppositori», ha affermato Bolton. «Il dissenso e il disaccordo sono fondamentali per il sistema costituzionale americano e di vitale importanza per la nostra libertà. Non vedo l’ora di combattere per difendere la mia condotta legittima e per denunciare il suo abuso di potere».
Il suo avvocato, Abbe Lowell, ha dichiarato che le accuse sono state già investigate e risolte anni fa. Ha inoltre affermato che si tratta di documenti non classificati, condivisi solo con la famiglia più stretta, e di cui l’FBI era a conoscenza già dal 2021. Secondo Lowell, in tribunale l’obiettivo sarà quello di dimostrare l’innocenza del suo cliente.
L’incriminazione rende Bolton – un ex ambasciatore ed esperto di sicurezza, spesso definito da Trump come un “pazzo” e “fallito” – il terzo bersaglio del presidente ad affrontare un procedimento penale in meno di un mese. Due gran giurì ad Alexandria, in Virginia, hanno già incriminato l’ex direttore dell’FBI James Comey con l’accusa di aver mentito al Congresso e la Procuratrice Generale di New York, Letitia James, in un caso di frode bancaria nelle ultime settimane.
Comey si è dichiarato non colpevole la scorsa settimana davanti a un giudice, mentre James ha negato le accuse contro di lei. I casi di Comey e James sono stati portati avanti da una procuratrice messa ad hoc da Trump nel distretto orientale della Virginia – una sua ex avvocata senza alcuna esperienza come inquirente – di fronte alle resistenze degli altri procuratori distrettuali.
Con Bolton, la situazione è diversa: l’atto di accusa è stato firmato da Kelly Hayes, un rispettato procuratore che è stato nominato a febbraio per dirigere l’ufficio del distretto federale del Maryland. Secondo quanto rivela la stampa americana, le prove contro l’ex ambasciatore sarebbero più solide di quelle a sostegno delle accuse di Comey e James.
Tuttavia, i vertici del Dipartimento di Giustizia hanno fatto pressione sull’ufficio del Maryland affinché incriminasse Bolton rapidamente. Allo stesso tempo, Trump ha aumentato la stretta sulla Procuratrice Generale Pam Bondi, affinché persegua quelli che ritiene come i suoi nemici politici.
Nel 2023, lo stesso Trump fu accusato di 40 capi d’imputazione relativi alla detenzione illegale di materiale governativo sensibile e all’ostruzione dei tentativi di recupero da parte dei funzionari pubblici. Trentadue di questi capi d’imputazione contro Trump riguardavano la conservazione d’informazioni sulla difesa nazionale, la stessa norma citata in molte delle accuse contro Bolton. Un giudice federale della Florida ha infine archiviato il caso contro Trump, adducendo problemi di legalità nella nomina del procuratore speciale Jack Smith per perseguire le imputazioni contro l’allora ex presidente.