corriere.it, 17 ottobre 2025
Carlo e Camilla il 22 e 23 ottobre da Leone: per la prima volta dopo 500 anni il re e il Papa pregheranno insieme
Re Carlo arriverà a Roma il 22 ottobre in visita di Stato da papa Leone XIV, e diventerà Royal Confrater, Confratello Reale, a San Paolo fuori le mura. In una cerimonia religiosa durante la quale siederà su uno scranno regalato al re per l’occasione dall’abbazia dei monaci benedettini di San Paolo, che resterà poi nell’abside della Basilica, per i posteri, per future visite del re o dei suoi eredi. Così come per secoli lo stemma dell’abbazia ha portato inciso il motto dell’Ordine della Giarrettiera, legato alla storia dei re d’Inghilterra.
La visita di Stato alla Santa Sede di re Carlo III e della regina Camilla, rinviata per la salute di Francesco nell’aprile scorso, si terrà il 22 e 23 ottobre nel segno dell’ecumenismo riecheggiato anche dal tema «Pellegrini di speranza» dell’anno Giubilare.
«Il re e la regina incontreranno Papa Leone XIV al Palazzo apostolico», annuncia Buckingham Palace. «Le Loro Maestà prenderanno parte a uno speciale servizio ecumenico nella cappella Sistina, dedicato al tema Care for Creation che riflette la comune attenzione di papa Leone e di Sua Maestà verso la protezione della natura».
Visita di Stato, secondo il Protocollo Vaticano, con il picchetto d’onore delle Guardie Svizzere, che sarà anche il primo incontro del re con il pontefice perché all’insediamento di Leone arrivò Oltre Tevere il fratello del re, il principe Edoardo, duca di Edimburgo.
Una visita che segnerà un momento significativo nel rapporto tra la chiesa cattolica e la chiesa d’Inghilterra, divise dal tempo di Enrico VIII nel Cinquecento, e di cui il re è Supreme Governor. Re Carlo – che dal 1985 al 2019 è stato altre cinque volte in visita alla Santa Sede come principe di Galles e nel 1982 ha visto a Canterbury Giovanni Paolo II – teneva molto a questa visita nell’anno del Giubileo, così come la regina Elisabetta con Filippo arrivarono a Roma nel 2000 per il Giubileo accolti da Giovanni Paolo II.
Ma ad aprile scorso, dopo la visita di Stato in Italia, tutto fu annullato per la fragile salute di Francesco. Anche se prima di lasciare Roma Carlo e Camilla avevano incontrato in forma privata Francesco, e dopo uno scambio di doni avevano pregato assieme ricevendo la benedizione.
Il 22 e 23 si dispiegherà invece una vera e propria visita di Stato. Il re e la regina saranno accolti dall’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Christopher Trott. Nella Biblioteca del Palazzo apostolico incontreranno papa Leone XIV, il primo pontefice americano con il quale re Carlo e Camilla potranno parlare in inglese senza bisogno di traduttori, poi Carlo vedrà il Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin mentre la regina visiterà la cappella Paolina con gli ultimi affreschi di Michelangelo.
Quindi si uniranno in preghiera come non accadeva da 500 anni: assieme prenderanno parte a un servizio religioso nella Cappella Sistina che sarà dedicato ai temi della protezione della natura, allietato dalle voci di tre cori: per l’occasione arriveranno infatti in Vaticano le voci bianche del Chapel Royal Choir che si esibisce nella cappella reale del palazzo di St James’s, e i coro della cappella di St George a Windsor, che canteranno assieme al coro della cappella Sistina. «Pregheranno assieme papa Leone XIV, l’arcivescovo di York Stephen Cottrell e i Reali, guidati dal tema di Dio creatore visto che nel 2025 sono anche i 10 anni dalla Laudato Si», anticipa Monsignor Flavio Pace. «E le musiche scelte rifletteranno l’intento ecumenico: l’inno di Sant’Ambrogio ma nella traduzione di San John Henry Newman, convertitosi al cattolicesimo, che sarà proclamato Dottore da Leone XIV l’1 novembre alla presenza di una nutrita delegazione della Chiesa d’Inghilterra».
Ad accompagnare il re non ci sarà dunque Dame Sarah Mullally, prima donna nuovo Arcivescovo di Canterbury. «Tecnicamente entrerà in carica solo all’inizio del 2026», spiega Monsignor Pace. La regina resterà poi per incontrare i coristi, mentre il re e il papa discuteranno nella Sala Regia «sui temi della conservazione del creato con imprenditori legati al progetto SMI la Sustainable Markets Initiative del re, e associazioni civili e religiose legate al clima e all’ambiente, un tema che caro al pontefice come al re», dice Suor Alessandra Smerilli che ricorda anche il Borgo Laudato Sì a Castelgandolfo, inaugurato da papa Leone a settembre. Una visita già storica perché sarà anche la prima, dalla riforma anglicana, in cui un re inglese e un papa cattolico pregheranno assieme in un servizio ecumenico.
Accadrà dentro alla cappella Sistina, fra lo splendore del Giudizio universale di Michelangelo, per la gioia di re Carlo da sempre amante dell’arte italiana. Per papa Leone, il luogo del conclave che solo pochi mesi fa l’ha voluto sul soglio di Pietro. «La Cappella Sistina è il luogo che, per ogni Papa, racchiude il ricordo di un giorno particolare della sua vita», disse San Giovanni Paolo II. «Così dunque la Cappella Sistina è il luogo dell’azione dello Spirito Santo». Difficile che Carlo e Camilla riescano però a visitare la Basilica di San Pietro, ma entreranno per la prima volta nella basilica di San Paolo fuori le mura, una delle Basiliche del Giubileo.
Sarà anche la prima volta che il re prenderà poi parte a una funzione religiosa in Basilica che grazie all’abbazia benedettina adiacente ha una profonda connessione storica con la corona inglese che inizia nel 597 quando dopo l’arrivo Oltremanica del missionario Agostino di Canterbury, i sovrani sassoni iniziarono a farsi carico della preservazione delle tombe dei Santi Pietro e Paolo.
Ecco spiegata l’insegna dell’ordine della Giarrettiera sullo stemma dell’abbazia. Ed è a San Paolo che il re diventerà Confratello Reale, tributo al suo lavoro lungo una vita nel segno del dialogo. Così, su quello scranno che avrà lo stemma reale, si compirà il senso di una visita nel segno di quell’ecumenismo da sempre cercato da Carlo che volle alla sua incoronazione nel 2023 rappresentanti di tutte le fedi, non solo quella Anglicana.
Una nomina su proposta dell’abate e del cardinale arciprete dell’abbazia monastica, condivisa dal papa e già resa effettiva dallo scambio di lettere e dall’inscrizione su una pergamena, ma si compirà pubblicamente con il rito durante il quale il re siederà sulla seggiola di Confratello. A testimonianza della «spiritual friendship».
Il re prenderà anche parte a un incontro al Beda College di Roma che forma preti da tutti i Paesi del commonwealth e che ha una storia legata a papa Leone XIII che decise di porre il collegio sotto la protezione del venerabile Beda autore dell’Ecclesiastical history of the English people, al quale il pontefice era molto legato tanto da dichiararlo Dottore della Chiesa. La regina vedrà invece un gruppo di suore che lavorano nel mondo per sostenere educazione femminile, peace building e contro violenza sessuale e traffico di esseri umani, women empowerment.
Per il Foreign Office, il senso di questa visita si inscrive perfettamente «in un tempo di instabilità e conflitti», con Sua Maestà che è stato un «attore chiave nel promuovere la pace, i valori della dignità umana e l’attenzione al tema del climate change». Senza dimenticare il valore educativo svolto dalla Chiesa. Un altro tema molto caro a re Carlo che con le sue fondazioni ha formato migliaia di giovani.
La visita del re e l’incontro ecumenico con papa Leone segna una svolta storica dopo la separazione nel Cinquecento, dopo lo scisma voluto da Enrico VIII che portò a un clima di diffidenza. Poi lo sviluppo del movimento ecumenico è cresciuto e dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica ha svolto un grande ruolo: da allora i cattolici e anglicani hanno pregato assieme in molte occasioni.
Fu proprio dalla Basilica di San Paolo che fu annunciato il Concilio Vaticano II e sempre qui nel 1966 Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury, Ramsey tennero il primo dialogo tra chiesa cattolica ed anglicana.
A proposito del riconoscimento di Confratello Reale, dal latino fratello, non avrà alcun effetto sul ruolo di Supreme Governor della Chiesa d’Inghilterra del sovrano, precisa Lambeth Palace (l’equivalente della Santa Sede, per la Chiesa Anglicana). Nessuna obbligazione al re e nessun cambio sulla posizione costituzionale ed ecclesiastica del sovrano che è anche capo della Chiesa d’Inghilterra, come Supreme Governor. Ma è un tributo al suo impegno lungo una vita nel cercare di far incontrare la gente. Ed è un gesto di ospitalità per celebrare la profonda e calda amicizia tra le due Chiese.
Quanto alle relazioni diplomatiche tra Londra e Santa Sede, sono riprese solo nel 1914 ma non c’è stato un ambasciatore fino al 1982. Fu Elisabetta II, la prima ad essere accolta in visita di Stato alla Santa Sede nel 1980, quando sul seggio di Pietro c’era Giovanni Paolo II che sarà anche il primo pontefice a viaggiare Oltremanica, a Buckingham Palace, per una storica visita pastorale nel 1982 che porterà a relazioni diplomatiche stabili.
Durante il regno di Elisabetta, non solo la sovrana con il marito Filippo era tornata in visita prima da papa Giovanni Paolo II per il Giubileo del 2000 e poi nel 2014 da papa Francesco per i 100 anni dalla ripresa delle relazioni diplomatiche, ma molti esponenti Windsor sono stati in Vaticano.
A partire da Carlo al tempo solo principe di Galles arrivato per la canonizzazione del cardinale John Henry Newman nel 2019 fino all’ultimo incontro l’aprile scorso con papa Francesco. Hanno incontrato il Santo Padre in Vaticano anche i principi di Kent e i duchi di Gloucester fino alla duchessa di Kent, convertitasi al cattolicesimo nel 1994: proprio Papa Leone ha inviato un mese fa a re Carlo un messaggio di cordoglio per la scomparsa della duchessa Windsor cattolica: «I send heartfelt condolences, together with the assurance of my prayerful closeness, to Your Majesty”. Al funerale cattolico della duchessa alla Cattedrale di Westminster a Londra re Carlo aveva avuto incontrato il cardinale cattolico Vincent Nichols che ora lo accompagnerà assieme all’arcivescovo di York in questa storica visita.