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 2025  ottobre 16 Giovedì calendario

Tassa da 11 miliardi sulle banche, Tajani: “Roba da Urss”. Quanto pagano davvero gli istituti

Il governo si prepara a introdurre nella prossima manovra nuove imposte al comparto bancario. Secondo quanto scritto nel Documento programmatico di bilancio inviato dal Mef alla Commissione europea, l’Esecutivo prevede di raccogliere da banche e assicurazioni oltre 4 miliardi all’anno per il 2026 e il 2027, con una riduzione a circa metà dell’importo nel 2028. Nel complesso, si preannuncia un contributo nel triennio di 11 miliardi di euro. Secondo i dettagli riportati nel testo, non ancora approvato, gli interventi che coinvolgono il settore finanziario e assicurativo ammontano allo 0,19% del Pil per il 2026 e 2027 e allo 0,10% per il 2028, pari rispettivamente a circa 4,3 miliardi e 2,3 miliardi di euro. «Tali interventi – scrive il Mef nel Dfp – sono volti all’efficientamento della spesa corrente, mentre, relativamente alla spesa in conto capitale, rispondono alla necessità di migliorare la capacità di programmazione delle amministrazioni mediante una rimodulazione delle dotazioni di bilancio che tenga conto dell’andamento gestionale senza pregiudicare la realizzazione dei relativi interventi». Sulla misura il governo rimane comunque spaccato, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, da sempre forte oppositore, che parla di «un concetto da Unione sovietica». A margine dei Med Dialogues a Napoli, il 16 ottobre Tajani ha ribadito che la misura non è in manovra: «Giorgetti – ha detto il leader di Forza Italia – mi ha assicurato durante l’ultima riunione del Consiglio dei ministri che non ci sarà alcuna tassa sugli extraprofitti» per poi aggiunere che un provvedimento simile causerebbe un «danno all’economia italiana».
Le ipotesi sulla tassazione
Secondo le ipotesi circolate finora, le possibili tassazioni sul tavolo riguardano quattro punti: il rinvio delle Dta e un intervento sulle possibili deducibilità delle perdite, una tassa sugli extraprofitti simile a quella attuata nel 2023 ma a cui si applicherebbe un’aliquota più bassa, ridotta dal 40% al 26%, infine un aumento dell’Ires per le Banche.

Le aliquote già applicate oggi al settore bancario
Sugli utili degli istituti di credito oggi si applicano l’Ires ordinaria al 24%, un’addizionale Ires specifica per le banche al 3,50% e l’Irap al 5,45%, che include una maggiorazione rispetto all’aliquota ordinaria. A queste imposte si aggiunge la cedolare secca del 26% sui dividendi distribuiti agli azionisti.

Il risultato è che un risparmiatore, non un’impresa, che investe in azioni bancarie subisce una tassazione complessiva di oltre il 50% sul reddito prodotto. Per il comparto assicurativo, invece, l’Ania ha calcolato un totale di 12 miliardi l’anno in contributi versati, che includono 1,5 miliardi di imposte pagate dal ramo Rc auto al servizio sanitario nazionale.

Quanto inciderebbero nuove tasse
Le simulazioni elaborate da Unimpresa mostrano che il nuovo prelievo non intaccherebbe i coefficienti patrimoniali (Cet1) né altererebbe la capacità di erogazione del credito da parte degli istituti. Nel 2023, con l’aliquotata del 40% sull’aumento del margine d’interesse con un tetto dello 0,1% delle attività ponderate per il rischio generò una perdita del 9% in Borsa per i principali istituti in un solo giorno e fu rapidamente modificato, consentendo alle banche di evitare il versamento destinando l’importo a riserve di capitale, con un impatto pressoché nullo sui conti pubblici.
La nuova formulazione punta invece a garantire un contributo straordinario sostenibile, destinando le risorse a misure sociali e di sostegno al credito, senza compromettere la stabilità del sistema bancario italiano. Nell’ultima settimana, comunque, le maggiori Banche del Paese (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps) hanno perso in Borsa fino al 6% sotto il peso delle indiscrezioni sulla tassazione.