repubblica.it, 16 ottobre 2025
Portofino, il sindaco Viacava a processo. Il pm: “Vendeva borse false nella sua tabaccheria”
Il sindaco della località più glamour della Liguria continua a ripetere: «Ho sempre ribadito la mia estraneità ai fatti». E cioè, come aveva spiegato a suo tempo il primo cittadino di Portofino Matteo Viacava a Repubblica: «Nel negozio di mia proprietà c’è da anni una nuova responsabile, ci sono due dipendenti, la merce che vendono è fatturata: di quello che succede lì dentro non rispondo io, chiedete a lei». Eppure la Procura, nelle scorse settimane, ha deciso di mandarlo direttamente a giudizio per il pasticciaccio delle novantuno borse ritenute tarocche, e vendute proprio nella sua tabaccheria a due passi dalla piazzetta. Perché per l’accusa non ci sono proprio dubbi: quei novantuno capi griffato Chanel, Yves Saint Laurent e Fendi, non erano per niente originali.
Allo stesso tempo, però, è impossibile che chi aveva deciso di metterle in vetrina a pochi passi dalla celebre piazzetta sia stato in grado di fabbricarsele da sé, visti i particolari macchinari da utilizzare per realizzarle. Così le accuse definitive sono di vendita di merce contraffatta e ricettazione. Nei guai è finita, come già noto, anche Elisa Morello, appunto la socia di Viacava e la responsabile del locale al momento in cui i capi erano in vendita. I reati contestati comportano la citazione diretta a giudizio: così il prossimo 26 marzo si terrà l’udienza predibattimentale (Viacava è difeso dall’avvocato Ernesto Monteverde).
L’allora procuratore aggiunto Francesco Pinto (oggi in Procura generale) si era mosso nel settembre 2023 una volta che il caso era stato denunciato da un articolo del Fatto Quotidiano: una borsetta griffata Fendi, una di Chanel e una pochette di Louis Vuitton al prezzo non proprio esoso di complessivi 75 euro. Sebbene nella tabaccheria, dopo il polverone mediatico, fossero ben presto spariti i finti capi di grido, i finanzieri della tenenza di Rapallo, coordinati dal Nucleo Operativo Metropolitano di Genova, avevano trovato la merce contraffatta in un locale adiacente. E avevano notificato il sequestro.
Lo stesso Viacava una volta scoppiato lo scandalo aveva dichiarato: «Ho dovuto delegare e cedere la gestione dell’attività del negozio: ho troppi impegni, devo fare il sindaco e continuare a seguire l’altra attività di famiglia». E aveva parlato di un attacco politico: «C’è chi non apprezza il mio lavoro da sindaco e prova a mettermi in difficoltà, ma io sono tranquillo». In realtà il caso era diventato politico soltanto dopo la notizia delle borsette in vendita, con tanto di qualche (isolata, va detto) richiesta di dimissioni dal ruolo di primo cittadino a Portofino: «Valuterò cosa fare, ma per me la polemica è finita qui», aveva tagliato corto Viacava nei giorni della bufera mediatica.