la Repubblica, 16 ottobre 2025
Sulle biblioteche è scontro tra gli editori e il ministro
Non c’è pace per l’editoria italiana alla Fiera di Francoforte. Non bastavano i dati negativi del mercato, c’è voluta anche la polemica tra l’Associazione italiana editori e il ministro Giuli. Ieri all’inaugurazione del padiglione
dell’Aie il ministro della Cultura non c’era, ufficialmente per motivi di lavoro. Un’assenza che non è servita a distendere i rapporti. Il botta e risposta è passato attraverso le agenzie. In sostanza la questione è questa: Innocenzo Cipolletta, presidente Aie, ha sollecitato per l’ennesima volta il governo a rendere efficaci i finanziamenti all’editoria. Giuli si è sentito rimproverato e ha subito ribattuto ricordando la «dotazione finanziaria ingente».Per non essere in balia delle fluttuazioni a volte casuali dei bestseller, bisogna però consolidare le fondamenta. Il mercato librario spagnolo nel 2024 è cresciuto quasi del 7%, la Germania del 2%, l’Inghilterra del 3%. Ieri a Francoforte sono stati presentati anche i dati della Fep, Federation of European Publishers. Qualcosa va ripensato.
dell’attuale governo al mondo dei libri. In ballo per il futuro ci sono 30 milioni di euro di finanziamenti alle biblioteche per l’acquisto di testi, già stanziati.
Ma i 25 milioni di fondi per quest’anno sono rimasti bloccati fino a fine settembre nelle pastoie burocratiche dei decreti attuativi. È questo che dispiace a Cipolletta che si smarca dallo scontro e precisa: «Ritengo che non
ci sia alcun contrasto tra me e il ministro della Cultura… È un fatto che fino a settembre le biblioteche non abbiano ancora potuto spendere questi soldi». Cipolletta ha cercato distensione, perché inasprire le relazioni non conviene a nessuno: «Si tratta di tempiste tecniche che non dipendono dalla volontà del ministro».
Il calo delle vendite ha evidentemente agitato gli animi. Nei primi nove mesi del 2025 il mercato interno ha perso il 2%. Nonostante l’Italia sieda nel G7 dell’editoria mondiale, come ha ricordato il direttore Aie Fabio Del Giudice, le cose non stanno andando bene. Siamo la quarta editoria in Europa, dopo Germania, Regno Unito e Francia, e la sesta nel mondo, ma il mercato ha preso una botta, perdendo quasi 21 milioni di euro e 1,9 milioni di copie. La soluzione secondo Cipolletta c’è ed è appesa alle misure governative che Giuli ha «opportunamente preso» ma che di fatto non sono ancora andate a regime. L’altra battaglia di Cipolletta sono le Carte della cultura per i neo diciottenni, ora ancorate al reddito e al voto del diploma mentre dovrebbero tornare a essere per tutti. Gli acquisti con le carte in due anni sono scesi di 58 milioni.
Sarebbe stato bello un confronto sul campo tra istituzioni, avremmo forse evitato fraintendimenti. La parziale ripresa registrata a luglio insieme a un’iniezione di denaro
potrebbe essere l’inizio di un’inversione di rotta.
Peccato perché qualcosa da festeggiare c’era e come sempre quando ci sono polemiche è passata in secondo piano: l’incremento dell’8% nel corso del 2024 nella vendita dei diritti, per un totale di 8484 contratti firmati. Un risultato che non si vedeva dal 2001, a parte un picco nel 2019. Secondo Cipolletta ha pagato essere stati il Paese ospite d’onore la scorsa edizione. Nessun accenno alle polemiche, all’esclusione di scrittori non graditi al governo. I dati sono positivi, quindi missione
compiuta.
Vanno bene anche gli acquisti dall’estero
(più 5%), trainati dai titoli per bambini e ragazzi. E in effetti basta guardarsi intorno alla Buchmesse per cogliere a colpo d’occhio l’infantilizzazione del mercato: libri esposti, poster, gadget sono tutti per lettori giovanissimi.
La narrativa per l’infanzia funziona anche nel mercato interno italiano (più 3,9%), così come la narrativa italiana (più 3%) mentre sono in flessione la saggistica generale (oltre il 3%) e i fumetti (meno 5%). I canali di vendita
premiano le librerie fisiche, che nei primi nove mesi dell’anno hanno una quota di mercato del 55,5%. Calano invece gli store online (poco più del 40%) e i supermarket (tra il 4 e il 5 per cento).
Infine qualche parola sulla lettura, sulla quale tutto si regge. Il 73% degli italiani tra i 15 e i 74 anni ha dichiarato di aver letto almeno un libro nell’ultimo anno. «Anche solo in parte». I lettori inoltre sono mal distribuiti: mentre al centro-nord legge il 77%, la percentuale scende al 62% nel sud e nelle isole. E qui, sul terreno delle diseguaglianze, dovrebbe entrare in ballo la politica. Un dato impressiona: il 38% degli italiani non ha comprato nessun libro negli ultimi dodici mesi.
Detto questo, si sa che il mercato è anche condizionato dai bestseller. Tra i primi tre libri che hanno fatto da traino nella top ten del 2025 ci sono: Joël Dicker con La catastrofica visita allo zoo (La nave di Teseo); l’autobiografia di Papa Francesco, Spera (Mondadori) e
Verrà l’alba, starai bene di Gianluca Gotto (Mondadori). Segue Andrea Bajani, vincitore dello Strega, con L’anniversario (Feltrinelli).Per non essere in balia delle fluttuazioni a volte casuali dei bestseller, bisogna però consolidare le fondamenta. Il mercato librario spagnolo nel 2024 è cresciuto quasi del 7%, la Germania del 2%, l’Inghilterra del 3%. Ieri a Francoforte sono stati presentati anche i dati della Fep, Federation of European Publishers.
Qualcosa va ripensato.