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 2025  ottobre 15 Mercoledì calendario

Carabinieri aggrediti e suicidi dopo le notifiche

Quella che la burocrazia chiama “procedura di sfratto” nasconde spesso drammi umani devastanti. Progetti infranti, senso di fallimento. Ed è un attimo che, nel momento in cui gli ufficiali giudiziari si presentano alla porta nelle prime ore del mattino, la situazione degeneri: in minacce, in violenza.
O, come nel caso di qualche settimana fa a Sesto San Giovanni, in tragedia: un anziano di 71 anni, che da due anni non riusciva più a pagare l’affitto, ha preferito buttarsi giù dalla finestra piuttosto che lasciare il suo appartamento. Ha scritto un biglietto e si è suicidato mentre il suo avvocato e l’agente stavano compilando le carte sul tavolo della cucina.
Non è stato l’unico. A Caivano, poche settimane fa, un impiegato precario ha deciso che perdere la casa significava perdere tutto. Ha offerto il caffè all’ufficiale giudiziario e si è tolto la vita a 31 anni.
A Villa Carcina (Brescia), lo scorso febbraio, durante uno sfratto un uomo ha spinto un carabiniere giù dalle scale; l’inquilino abusivo aveva fornito false generalità per nascondere di essere stato espulso e, una volta scoperto, ha aggredito prima gli ufficiali giudiziari e poi il militare.

E poi ci sono i casi in cui intervengono i centri sociali e, di conseguenza, i poliziotti in tenuta antisommossa per evitare gli scontri: è accaduto alle case popolari di Bologna, al Pilastro, nel 2023. Tensioni e malori anche a Roma lo scorso marzo per lo sfratto in zona Collina delle Muse a Montespaccato di un finanziere dagli alloggi destinati alle forze dell’ordine.
Oltre ai singoli fatti di cronaca, a dare la misura di quanta tensione si consumi dietro agli sfratti, sono i numeri: in base ai dati del Ministero dell’Interno, tra il 2022 e il 2024 sono state più di 70mila le famiglie sfrattate. E le richieste di sfratto ancora di più: 81.054 nel 2024 (il 10% in più rispetto all’anno precedente). Le esecuzioni di sfratto con forza pubblica sono state 21.337. Il quadro però è ben peggiore perché questi conteggi non tengono in considerazione le esecuzioni di espropri per mancati pagamenti di rate di mutui per prime case, né gli sgomberi di occupazioni di immobili, né rilevano gli sfratti eseguiti senza intervento della forza pubblica perché la famiglia ha lasciato l’alloggio spontaneamente.
Poi c’è il capitolo – molto doloroso e consistente – delle case popolari occupate da chi non ne ha diritto: una piaga sociale che sembra impossibile estirpare. Sono 30mila le case occupate abusivamente (e spesso gestite dalla criminalità organizzata), 20mila quelle bersaglio di occupazioni lampo (ad esempio quando gli anziani che le abitano vengono ricoverati per lunghi periodi in ospedale o partono per le vacanze). Di questo immane partimonio immobiliare occupato, solo il 5% delle case viene sgomberato: vale a dire che gli appartamenti liberati dagli abusivi sono solo 1.720. E per ogni casa “rubata” c’è un anziano o una famiglia in difficoltà in attesa di averlo, pur avendone diritto. In decreto sicurezza calcola che riaffittare gli appartamenti liberati genera un recupero di denaro stimato in 43,4 milioni.