repubblica.it, 15 ottobre 2025
Scontri tra Afghanistan-Pakistan, si contano i morti: ecco perché si infiamma il confine
Donald Trump ha fatto appena in tempo a proclamare la pace a Gaza, in realtà per il momento ancora soltanto una fragile tregua, che intanto nel mondo minaccia di scoppiare una nuova guerra: tra Afghanistan e Pakistan. Nei giorni scorsi tra i due Paesi asiatici ci sono stati accesi nuovi combattimenti, il più duro scontro a fuoco in questo intermittente conflitto che dura da anni. In passato era sempre rimasto a bassa intensità ma ora rischia una escalation militare che preoccupa tutta la regione e l’intero mondo islamico.
Attacchi “senza precedenti”
I Talebani afgani hanno accusato le forze pachistane di avere lanciato giovedì scorso attacchi “senza precedenti” contro la capitale Kabul e la città di Paktika, situata lungo la cosiddetta “linea Durand”, la frontiera di 2640 chilometri tra Afghanistan e Pakistan, stabilita nel 1893 quando India e Pakistan erano colonie dell’Impero britannico, ma non riconosciuta come valida dall’odierno governo afgano. Il governo pachistano non ha rivendicato gli attacchi, ma ha sostenuto di avere “prove” che “l’Afghanistan viene usato come base per attacchi terroristici contro il Pakistan”.
Sabato notte le forze afgane hanno risposto con quelle che Kabul ha definito “azioni di rappresaglia” contro forze pachistane dislocate nelle province di Kunar e Nangarhar, anch’esse in prossimità del confine. Nei giorni seguenti il Pakistan ha reagito, definendo le rappresaglie “un’azione non provocata”, con lanci di missili e incursioni di truppe di terra contro campi di addestramento dei Talebani nelle vicinanze della frontiera. Successivamente, grazie a una mediazione condotta da Qatar e Arabia Saudita, le due parti hanno dichiarato di avere almeno temporaneamente sospeso le operazioni militari. In meno di una settimana di attacchi e contro attacchi, il Pakistan afferma di avere ucciso più di 200 Talebani e militanti afgani, subendo 23 perdite; l’Afghanistan sostiene di avere ucciso 58 soldati pachistani, ammettendo soltanto 9 vittime fra le sue forze.
Insurrezione e terrorismo
Le relazioni tra i due Paesi islamici hanno una storia complicata. Il Pakistan è stato uno dei principali sostenitori dell’insurrezione che fra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila ha portato i Talebani al potere in Afghanistan, dopo la caduta del regime filosovietico di Kabul e una lunga guerra civile fra diverse fazioni afgane. Milioni di profughi afgani hanno trovato rifugio in Pakistan durante le guerre che hanno devastato il loro Paese. Ma in Pakistan si era nascosto anche Osama Bin Laden, il mandante dell’attacco terroristico di al Qaeda all’America dell’11 settembre 2011, individuato ed eliminato da un raid delle forze speciali americane nel 2011 ad Abbottabad. E in anni recenti, mentre i Talebani sono tornati al potere dopo un conflitto ventennale contro il governo afgano appoggiato dall’Occidente, il Pakistan ha cominciato a espellere parte dei profughi afgani, accusandoli di fomentare il terrorismo. In particolare, nel corso del 2025, il governo pachistano ha accusato Kabul di dare ospitalità e di finanziare i “Talebani del Pakistan”, un’organizzazione militante islamica nota con l’acronimo Ttp, che dall’inizio dell’anno ha compiuto più di 600 attacchi contro le forze pakistane.
Il Grande Gioco diplomatico
Le tensioni fra Islamabad e Kabul si sono riaccese dopo una visita del ministro degli Esteri afgano Amir Khan Muttaqi in India, storica rivale del Pakistan, creando timori di un’alleanza fra Nuova Delhi e i Talebani: una preoccupazione aggravata dal breve conflitto del maggio scorso fra India e Pakistan nella regione contesa del Kashmir. Il Pakistan ha sempre cercato di avere buoni rapporti con l’Afghanistan per controbilanciare così la propria rivalità con l’India, pur appoggiando al tempo stesso la “guerra al terrore” dell’America e della Nato, che aveva fra gli altri nel mirino proprio i Talebani. Un doppio gioco che fa parte del “Grande Gioco” politico-militare della regione, come lo chiamano i diplomatici. Sullo sfondo permangono i forti legami familiari, etnici e commerciali fra la popolazione afghana e quella pakistana.
L’intervento di Trump
Oltre alla mediazione intrapresa da Qatar e Arabia Saudita, di fronte agli scontri dei giorni scorsi anche Russia e Cina esortano i governi di Kabul e Islamabad a “evitare una escalation” e a risolvere il contenzioso attraverso il dialogo. Pure Trump è intervenuto in merito. A bordo dell’Air Force One che domenica lo ha portato a Tel Aviv e poi a Sharm el Sheikh per la firma del suo piano per Gaza, il presidente americano ha detto ai giornalisti del seguito: “Ho sentito che tra Pakistan e Afghanistan è in corso una guerra. Sono a disposizione. Io sono bravo a risolvere le guerre, sono bravo a portare la pace”.