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 2025  ottobre 15 Mercoledì calendario

“Sei cinese? Ti nazionalizzo”. Lo zampino degli Usa dietro il caso Nexperia

Non sono i chip di Nvidia, i migliori nel campo dell’intelligenza artificiale. Ma quelli di Nexperia utili per dispositivi elettronici e automobili entrati, ora anche loro, nelle tensioni geopolitiche tra la Cina e il Resto del mondo. Il caso è eclatante ed è un precedente che potrebbe creare proseliti in altri Paesi europei.
Il governo olandese ha deciso di nazionalizzare, attraverso una sorta di commissariamento, la società che ha sede in Olanda, ma che è controllata dal gruppo tecnologico cinese Wingtech.
Le ragioni, messe per iscritto dal ministero dell’Economia olandese, sono “gravi carenze di governance”, ma dietro ci sono ragioni di supremazia nel campo tecnologico.
La novità più grande è stato l’utilizzo di una legge del 1952, il The Goods Availability Act che dopo la fine del secondo conflitto mondiale e in piena guerra fredda consentiva al governo olandese di evitare che alcuni beni di prima necessità – l’acciaio, per esempio, o le armi – potessero non essere più disponibili all’interno del Paese.
Più di settant’anni dopo quei beni sono diventati i chip, oggi necessari per far funzionare qualsiasi strumento dotato di elettronica.
Il ministro dell’economia olandese, Vincent Karremans, ha spiegato che la sua mossa è stata dettata proprio dalla minaccia che sparissero dall’Olanda e dall’Europa “conoscenze e capacità tecnologiche cruciali”.
La situazione geopolitica. Lo scenario in cui si inquadra la vicenda è la contesa fra Stati Uniti da una parte e Cina dall’altra per il primato nell’innovazione tecnologica, legata sia all’intelligenza artificiale che alla digitalizzazione e alla transizione green.
Da qui è nato uno scontro sull’esportazione in un senso e nell’altro di chip e terre rare, tra i principali beni necessari per le nuove tecnologie. Non è un caso che l’iniziativa del governo olandese non sia nata autonomamente e nemmeno su spinta dell’Europa, molto defilata nella contesa per il primato tecnologico, ma sia stata incoraggiata dagli Stati Uniti. Nexperia, spin off della olandese NXP Semiconductors, il terzo produttore europeo di chip, era stata acquistata nel 2017 per 2,75 miliardi di dollari dal Beijing Jianguang asset management, un private equity specializzato in investimenti tecnologici controllato dal ministero dell’Economia cinese. Nel 2019 viene ceduta a Wingtech, società fondata dall’ex ingegnere di STMmicroelectronics, Zhang Xuezheng, ma sempre appoggiata e partecipata dallo Stato cinese.
L’operazione avrebbe dovuto garantire l’indipendenza di Nexperia, ma l’amministratore delegato Frans Scheper ha lasciato l’azienda pochi mesi dopo la conclusione dell’accordo e il fondatore di Wingtech ha rapidamente assunto il suo posto. Le tensioni sono cresciute sempre di più fino a quando nel 2024, secondo una ricostruzione del Financial Times, Zhang si è opposto a una scissione di Nexperia dal gruppo pensata per contrastare l’opinione negativa intorno alla società proprio per via della proprietà cinese. Il colpo definitivo è arrivato a dicembre dello scorso anno, quando gli Stati Uniti hanno incluso Wingtech nella “Entity list”, una lista di proscrizione di società considerate “nemiche”, perché capaci con le loro attività di mettere a rischio la sicurezza nazionale e gli interessi del Paese. L’accusa contro Wingtech era di aiutare la Cina ad acquisire tecnologie sensibili per la produzione di semiconduttori. La principale conseguenza sta nel non poter più accedere alle tecnologie Usa, se non ottenendo una speciale licenza, e nella limitazione delle vendite sul mercato americano. L’Olanda si è subito allineata alla messa al bando Usa e ha chiesto a Nexperia di garantire la sua indipendenza operativa dal suo azionista cinese e di adottare una politica efficace in materia di sicurezza informatica e “minacce interne”, che sono poi le minacce cinesi. Zhang ha scelto la linea dura e a marzo ha risposto di non poter “fornire una garanzia chiara/incondizionata in relazione all’identità/presenza olandese/europea”, perché trasformare Nexperia in una società olandese limiterebbe i diritti di controllo dell’azionista e dei suoi piani aziendali. Tre mesi dopo gli Stati Uniti hanno deciso di passare all’attacco e si sono lamentati con le autorità olandesi sostenendo che il piano per separare le attività europee da quelle cinesi procedeva troppo lentamente. L’ultimatum è arrivato a settembre con la minaccia di applicare le restrizioni della Entity list anche a Nexperia.
Il principale problema per gli Usa consisteva nel duplice ruolo di Zhang, sia proprietario che amministratore delegato di Nexperia. La condizione per non far entrare anche la controllata olandese nella Entity list era la sua rimozione. E il ministro olandese Karremans non ha esitato ad agire, applicando il Good Availability act. Il gruppo cinese non l’ha presa bene e il suo disappunto è stato ben espresso dal presidente ad interim di Wingtech, Shen Xinjia, che oltre ad aver sostenuto di non voler scendere a compromessi sulla sicurezza dei beni della Cina, ha bollato il ministro dell’economia come “un docile agnellino al servizio del governo degli Stati Uniti”.In realtà la posizione è stata condivisa anche dall’Unione europea: “Proteggere la sicurezza tecnologica – ha spiegato il portavoce della Commissione europea, Olof Gill – è una priorità della Strategia di sicurezza Ue. In futuro, continueremo a collaborare con le autorità olandesi mentre valutiamo i prossimi passi possibili».“È un intervento significativo, il primo del dopoguerra, ma è probabile che dopo questo diventeranno più frequenti. Il fatto che la Commissione europea si sia espressa non la fa apparire più come una misura straordinaria”, spiega Giovanni Strampelli, ordinario di diritto commerciale in Università Bocconi. C’è già stato un precedente, quando nel 2023 sotto l’amministrazione Biden, Asml, il colosso olandese attivo nella produzione di stampanti per microchip, limitò la propria esportazione verso la Cina perché l’Olanda aderì al blocco Usa. Ora qualsiasi altro Paese europeo sarà legittimato a frenare le ambizioni cinesi sulle proprie aziende.