la Repubblica, 15 ottobre 2025
Mistero Krasznahorkai. Caccia al Nobel sparito
Che fine ha fatto László Krasznahorkai? Il grande assente dalla Fiera dell’editoria di Francoforte in realtà sembra aggirarsi tra i padiglioni ancora vuoti come un fantasma. Il fantasma dello scrittore che tutti aspettavano e che si è volatilizzato dopo aver ricevuto il premio letterario più prestigioso al mondo. Dove si è cacciato il corteggiatissimo romanziere ungherese, autore di romanzi apocalittici che fanno tremare i polsi? Qui ci vorrebbe Kafka, il suo modello di riferimento, per spiegare l’assurdo. Situazione kafkiana davvero, per una volta l’espressione non è usata a sproposito.
Il bello è dato dalle coincidenze. Un plot che piacerebbe a Stephen King ma pure a Patrick Modiano. Quando è stato annunciato come vincitore del Nobel, lo scorso 9 ottobre, Krasznahorkai non era in Ungheria ma proprio a Francoforte, a casa di un amico malato, come lui stesso ha detto. E invece ieri mattina non si è presentato alla conferenza stampa di apertura della settantasettesima edizione della Buchmesse, ufficialmente per motivi di salute. Risultato: atmosfera moscia, attese deluse, László dominava come grande assente. Ma non finisce qui. A poche ore dalla conferenza inizia a circolare la notizia che Krasznahorkai potrebbe dire addio alla scrittura. La fonte è Andrea Giunti, amministratore delegato del gruppo Giunti Editore, che durante un incontro con la stampa a Firenze parla di un suo “commiato dalla scrittura”. Se vera, la notizia sarebbe una bomba. Giunti nel 2026 pubblicherà con il marchio Bompiani il romanzo Panino non c’è più e poi il nuovo libro, che in Ungheria uscirà il prossimo novembre. Intanto l’editore italiano sta ristampando l’intero catalogo a ritmo forsennato: al momento siamo a oltre 100 mila copie.
La macchina del Nobel una volta messa in moto è infernale. Si diventa autori bestseller in men che non si dica. Che sia questo a far paura al visionario e super letterario Krasznahorkai? Il successo nella sua ottica deve essere qualcosa di cui diffidare, una specie di trionfo con lo sguardo sulle rovine. Meglio scappare? In queste ore potrebbe aggirarsi in incognito per le strade di Francoforte, lontano dalla Fiera. E se invece fosse nei paraggi e si stesse divertendo un mondo a mettere in scacco l’editoria mondiale? D’altra parte questa edizione, che oggi aprirà i battenti fino a domenica, s’intitola “Ponti di libertà”. La libertà di dileguarsi da inseguitori di interviste, agenti affamati di novità, editori che offrono drink come ai vecchi tempi. Una tentazione irresistibile per un autore che ama le ombre e forse ha come massima aspirazione di diventarlo. Sarebbe molto letterario se con il Nobel ponesse fine alla scrittura. Se al culmine della consacrazione si facesse nobilmente da parte. Peccato però che la notizia del commiato sia smentita categoricamente dalla sua agenzia letteraria, la RCW Literay Agency. Niktaa Amirkhalili risponde così a una mail nella quale chiediamo conferma della notizia: «László non ha dichiarato che smetterà di scrivere, e nemmeno i suoi agenti qui alla RCW hanno mai fatto dichiarazioni in tal senso. Non è vero e non so come questa informazione abbia iniziato a circolare, né da chi Andrea Giunti l’abbia sentita, ma non proviene né dalla RCW né dallo stesso László. Semplicemente non è veritiera». Anche Laurence Laluyaux, della stessa agenzia, dice a Repubblica: «Non è vero, ha appena finito un nuovo romanzo che verrà pubblicato in Ungheria a novembre, non si arrende!».
L’unico a non parlare mentre il mondo intorno non fa che interessarsi a lui è proprio László. Il nuovo romanzo sarà davvero un saluto? Per il momento sappiamo che s’intitola “The Security of the Hungarian Nation” (in ungherese A magyar nemzet biztonsàga). Sarà annunciato oggi allo stand ungherese del suo editore Magveto, dove Krasznahorkai avrebbe dovuto essere festeggiato come il re e invece ha lasciato il trono vuoto. Mistero dei misteri: nessuno sa dire niente o non vuole dire niente. Irreperibile. Il libro pare sia incentrato sull’amicizia, sul grande interrogativo della vita e sulle farfalle. Il protagonista è un esperto di farfalle che cerca di indagare il perché dell’esistenza e della nostra caducità. È un addio? L’interrogativo campeggia nella scheda di presentazione del libro.
C’è chi fuori dalla sala stampa giura di aver visto László. Capelli candidi, passo lesto. Leggende, ovvio. Se fosse uno dei tanti burloni che popolano i suoi libri, ora starebbe festeggiando il grande spettacolo della sua assenza. Nella loro motivazione gli accademici svedesi parlano del «terrore dell’apocalisse» che impregna la sua opera. Certo, per un apocalittico un Nobel potrebbe essere uno shock a cui rispondere dissolvendosi.
Bella mossa László, questa sì che è una pagina di vera letteratura. Hai ricordato alla Fiera che dietro agli affari e alle contrattazioni ci sono i libri, quindi i fantasmi che li popolano. E che gli scrittori sono per natura personaggi inafferrabili. Mettete le mani giù da me, hai detto. Ormai tutti nel mondo conoscono i titoli dei suoi romanzi più famosi: Satantango o Melancolia della resistenza. A caldo, dopo aver saputo di avere vinto il Nobel, aveva promesso di festeggiare con gli amici, brindando con vino Porto e champagne. Starà bevendo in queste ore in qualche locale francofortese? Il prossimo appuntamento sarà il 10 dicembre a Stoccolma per ritirare il premio dalle mani del re Carlo XVI Gustavo di Svezia. Qualcosa fa pensare che niente è certo. Forse non è un caso che abbia risposto alla telefonata del Nobel esclamando: «È una catastrofe!». Proprio come Beckett che a ritirare il premio non ci andò.