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 2025  ottobre 15 Mercoledì calendario

Porno online, cambia tutto: ecco le nuove regole per tenere fuori i minori

In Italia il 94% dei circa 6 milioni di minori tra gli 8 e i 16 anni utilizza lo smartphone. Dai dati Agcom sono però solo 1,2 milioni i telefonini con il parental control, cioè il filtro che impedisce l’accesso ai contenuti per adulti. L’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr registra questo dato: l’88% dei maschi adolescenti italiani (e il 40% delle femmine) guarda video porno sul web, e uno su quattro matura la convinzione che il sesso passi attraverso una dominazione dell’uomo sulla donna. Una pessima prospettiva sulle loro future relazioni affettive.

Il compito di assicurarsi che il telefono dei propri figli abbia installate le necessarie limitazioni, spetta ai genitori che però spesso non sanno nemmeno che esiste questa possibilità, o come funziona. Mentre per le piattaforme i minori sono «ottimi clienti». Infatti, nonostante la legge italiana (Decreto Caivano) e quella europea (Digital Services Act) imponga ai siti di vietare ai minori l’accesso ai contenuti pornografici, di fatto basta auto-dichiarare con un clic di essere maggiorenni.
Per i colossi del porno, la festa adesso si complica. Quest’anno la Commissione europea ha messo sotto inchiesta Pornhub e XVideos, proprio per scarsa tutela dei minori. E sono in arrivo nuove regole che promettono di cambiare per sempre il rapporto tra gli italiani (adulti compresi) e la pornografia on line.

Le regole e l’accesso al porno
In Italia l’Agcom ha appena approvato le nuove regole: dal 12 novembre i siti devono assicurarsi di tenere fuori i minori, altrimenti verranno sanzionati e oscurati. Vale solo per chi diffonde materiale a luci rosse, mentre sono raccomandate (quindi non obbligatorie) per gli altri contenuti per adulti come gioco d’azzardo, scommesse o alcol. L’Authority sta predisponendo la lista dei siti (che poi verrà continuamente aggiornata) che devono adeguarsi, inclusi quelli con la sede all’estero, basta che facciano ricavi nel nostro Paese o siano frequentati «da un significativo numero» di italiani. Non si comprende invece la ragione di escludere dalle restrizioni i social (come X) e i sistemi di messaggistica (Telegram) già intrisi di pornografia.

Come si verifica l’età
Il regolamento dice: le piattaforme devono verificare la maggiore età di chi vi accede, ma non possono farlo direttamente per non violare la privacy. Vietato quindi chiedere i documenti o usare sistemi (leciti in altri Paesi) che «stimano l’età» analizzando un selfie con l’intelligenza artificiale. È la regola del «doppio anonimato», che passa attraverso due tappe: 
1) Il sito chiede all’utente la «prova dell’età» tramite un codice digitale (token), che attesta la maggiore età senza rivelare alcun altro dato personale. 
2) questo codice, l’utente lo ottiene da una società indipendente che non sa dove e quando verrà usato. Può essere un ente pubblico o privato (come una banca, un operatore telefonico, una società specializzata…) che, dopo aver identificato la persona, gli invierà il token sul telefono o sul pc ogni volta che ne fa richiesta.
Sembra complicato, in realtà basta scaricare un’applicazione sul telefonino per rendere tutto automatico. È cruciale l’assoluta indipendenza tra chi apre la porta al visitatore (il sito porno) e chi gli dà la chiave (il servizio di verifica dell’età), e la garanzia che dati così sensibili siano al sicuro.

L’App europea
Il 14 luglio 2025 la Commissione lancia la prima versione di un’app in grado di rilasciare i token in modo sicuro: l’ha sviluppata il consorzio T-Scy composto dagli svedesi di Scytales AB e dai tedeschi di Deutsche Telekom ed è costata 4 milioni di euro. La sperimentano Danimarca, Francia, Grecia, Spagna e Italia, dove Agcom potrebbe renderla disponibile al pubblico entro fine anno. Questa app nel 2026 si integrerà con il «portafoglio digitale europeo», che sarà accessibile con la scansione dell’impronta digitale o della retina: oltre a consentire di avere a disposizione sul proprio smartphone patente e carta d’identità, rilascerà il token.
Una sfida globale
La pervasività del porno online, sempre più spinto e violento, coinvolge molti Paesi, che ora sfidano le multinazionali del settore. Nel Regno Unito c’è l’Online Safety Act: da quest’estate per entrare su Pornhub devi registrarti con email, carta di credito o cellulare; Telegram verifica l’età con la scansione facciale; X chiede l’invio di un documento o un selfie per la stima dell’età; Reddit si affida a «Persona», azienda che controlla se sei maggiorenne attraverso selfie o foto del documento. Negli Usa le norme che impongono la verifica dell’età sono in vigore in 24 Stati. In Texas diversi siti hanno presentato ricorso contro la legge che condiziona l’accesso all’invio di documenti o dati bancari, appellandosi addirittura al primo emendamento. A giugno è arrivata la sentenza della Corte Suprema: le restrizioni non violano affatto la libertà di espressione, ma proteggono i minori.
Il caso francese
In Europa, diversi Paesi dell’Unione stanno discutendo le regole da adottare. In Francia, da giugno, i siti hanno l’obbligo di «usare terze parti indipendenti» per verificare l’età degli utenti, ma a differenza dell’Italia può bastare anche l’invio di un selfie. Aylo, la società lussemburghese leader mondiale della pornografia online (con dentro colossi come Pornhub, RedTube e YouPorn), per protesta ha oscurato in tutta la Francia i propri siti, sostituendo i video a luci rosse con l’immagine della Marianne (la giovane eroina che incarna la République) e la scritta «La libertà non ha pulsanti di spegnimento». La ministra per la parità Aurore Bergé ha commentato: «Se decidono di andarsene tanto meglio! Ci saranno meno contenuti violenti, degradanti e umilianti accessibili ai minori in Francia. Adieu». Il sito Xhamster allora si è rivolto al tribunale, che in un primo momento ha sospeso la norma, ma poi il Consiglio di Stato l’ha ripristinata e il 4 agosto l’Arcom (l’equivalente della nostra Agcom) ha messo in mora 5 siti per mancata verifica dell’età. Ad oggi, Aylo tira dritto e continua a mantenere l’oscuramento dei siti in tutta la Francia, con il volto battagliero della Marianne. È cambiato soltanto lo slogan: «La libertà ha un pulsante di spegnimento. Per ora».

Nulla sarà come prima
Le piattaforme, che per anni non ha fatto nulla per impedire di esporre i bambini a contenuti espliciti, oggi accusano i governi di mettere a repentaglio privacy e sicurezza dei propri cittadini. Secondo loro va bene la verifica dell’età, ma deve avvenire con un sistema installato direttamente su pc o telefonino, in modo che non debbano garantirne l’efficacia. In realtà il loro timore è un altro. A maggio 2024, quando Agcom inizia a lavorare sul nuovo regolamento, convoca al tavolo esperti, associazioni di consumatori, ma anche i rappresentanti di alcune piattaforme. Dai verbali delle riunioni si intuisce che Aylo è preoccupata, anche perché gli italiani sono tra i maggiori frequentatori dei suoi siti e se li obblighi a sottostare alla trafila di verifica «quasi nessuno, a prescindere dall’età, continuerebbe a visitare il sito». Fanno l’esempio della Louisiana, che dal 2023 costringe le piattaforme ad adottare un sistema di accesso tramite carta di identità elettronica. Da allora Youporn e gli altri siti del Gruppo hanno «riscontrato una diminuzione degli accessi dell’80%». E questo non perché le persone abbiano smesso di guardare materiale a luci rosse, ma perché – attacca l’azienda – si sono spostati in massa sul dark web e sui piccoli siti illegali che continuano a ignorare le restrizioni. Come dire: è inutile che vi diate tanto da fare, perché fatta la legge trovato l’inganno.

Le scappatoie
Shufti, società di verifica dell’identità, rileva: uno su 4 di chi chiede l’iscrizione a siti per adulti è minorenne. Usano documenti dei genitori (o rimediati su Telegram), selfie invecchiati con l’intelligenza artificiale, e navigano in anonimo. In Francia circolano guide su come aggirare i blocchi. Con le Vpn i dati rimbalzano su un server straniero. In pratica, l’utente va su un sito a luci rosse attraverso un Paese che non applica restrizioni: in mezzora dall’entrata in vigore del blocco in Francia, la ginevrina Proton Vpn ha aumentato del 1.000% le registrazioni. Ma attenzione: alcune Vpn fungono da broker per società di raccolta dati, altre espongono a rischio di attacchi informatici. E il report di Tech Transparency Project rivela: 20 delle 100 Vpn gratuite più popolari in Usa nel 2024, fanno capo a società cinesi, e il governo cinese può ordinare alle aziende di condividere i dati degli utenti. L’organizzazione «Ai Forensics» invece scopre che AgeGo, sistema di verifica dell’età usato da alcuni siti in Francia, raccoglie email, indirizzo Ip e trasmette dati ai server di Amazon.
In conclusione: è vero che gli stratagemmi sono tanti, soprattutto per i nativi digitali. Lo ammette perfino il Garante della privacy francese (Cnil): «Attualmente tutte le soluzioni proposte possono essere aggirate». Volendo tutto può essere aggirato, anche le tasse, come sappiamo bene. Ma rendere un po’ più complicata la vita a chi fa business sulla pelle dei ragazzini non è solo un dovere. È un imperativo.