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 2025  ottobre 14 Martedì calendario

Digiunare per ubriacarsi: la moda autodistruttiva che mette a rischio i giovani

Una bevuta per “stare in gruppo”, una cena saltata per non compromettere la linea, un bicchiere di troppo per non ingrassare. L’alcol diventa una sfida pericolosa che molti ragazzi non riescono più a controllare. È un mix letale che si insinua passo dopo passo tra i giovanissimi italiani, profilando una tendenza oscura quanto trasversale: da un lato il “binge eating” cioè “l’abbuffata alcolica” in un breve lasso di tempo, circa un paio d’ore, fuori dai pasti. Dall’altro la cosiddetta “drunkoressia” la pratica di saltare i pasti per risparmiare calorie da compensare a suon di bicchieri pieni. Il risultato un cocktail esplosivo di rischi per il corpo, la mente e il futuro. E l’età di chi lo sperimenta scende: non più solo universitari, ma adolescenti. Un fenomeno che prende piede, invade gruppi sociali e viralizza Instagram e TikTok.
I DATI
I numeri non lasciano scampo. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dell’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) 2025, tra gli 11 e i 25 anni 1,37 milioni di giovani adottano modalità di consumo alcolico a rischio. Di questi, 615.000 sono minorenni: 18,6% maschi e 12,8% femmine. I dati che fotografano il panorama giovanile del 2023 spiegano che il 10,2% dei ragazzi e il 6,3% delle ragazze tra 11 e 24 anni ha praticato binge drinking, soprattutto nei weekend. Tra gli adulti (25-64 anni), il fenomeno non è assente: 14,3% dei maschi e 5,5% delle femmine bevono per ubriacarsi.
Complessivamente, nel 2023 4,13 milioni di italiani hanno fatto almeno una volta binge drinking, con picchi tra i 18-24 anni: 18,7% dei maschi e 10,1% delle femmine, quasi 590.000 giovani. I pediatri della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) lanciano un monito: non si tratta più di “serate folli”, ma di stili di vita, pressioni sociali e fragilità individuali. Sotto effetto dell’alcol, i giovani trascurano protezioni nei rapporti sessuali, aumentando casi di Ist (infezioni sessualmente trasmesse) e gravidanze indesiderate.
Meno conosciuta ma altrettanto rischiosa è la drunkoressia, parola anglosassone nata dall’unione di “drunk” e “anorexia”. Sempre più presente sui social, questa pratica porta molti giovani a saltare i pasti o a ridurre drasticamente le calorie per “massimizzare” gli effetti dell’alcol. Bere a stomaco vuoto fa correre l’alcol nel sangue più velocemente, amplificando tossicità e danni, con un aumento di ricoveri tra adolescenti e giovanissimi.
LE CONSEGUENZE
La strategia può includere digiuno prima di uscire, esercizio fisico estremo, vomito autoindotto o uso di lassativi. Per chi la pratica, sembra quasi una “dieta alcolica”: più si beve in fretta, meno si ingrassa. Ma il prezzo per il corpo e per la mente è altissimo. Pur non riconosciuta nel DSM-5, la drunkoressia viene oggi iniziata a studiare come un comportamento ibrido che intreccia disturbi alimentari e abuso di sostanze. Tra i giovanissimi, queste pratiche si trasformano in veri e propri giochi al limite, spesso da condividere sui social: cocktail “low volume” ma ad alta gradazione, come spritz concentrati o negroni senza ghiaccio, shot “speed” ridotti di liquido, dosi diluite al minimo e bicchieri bevuti “a testa bassa” per accelerare l’ubriacatura. Alcuni sperimentano blackout controllati, cioè momenti di perdita temporanea di memoria, mentre altri ricorrono a micro-sorsate per evitare nausea o sbronze troppo rapide. Nei gruppi WhatsApp e Telegram circolano consigli come «non mangio niente tutto il giorno, bevo fino a sentirmi leggera» o «solo gin e acqua tonica, zero zuccheri». Il corpo però non perdona: malnutrizione, squilibri metabolici e immunitari, gastriti, cefalea e blackout neurologici diventano la norma. Ossa, sistema ormonale e cardiovascolare subiscono stress, mentre memoria, attenzione e capacità decisionali dei cervelli in crescita sono compromesse. Anche la mente paga il prezzo: ansia, senso di colpa, isolamento e rischio di evoluzione verso disturbi alimentari conclamati crescono in parallelo.
Fino a pochi anni fa queste dinamiche riguardavano soprattutto i 20-25enni, oggi invece l’età di ingresso è scesa, spinta dai canoni estetici e dalla noia che trasformano le serate in esperienze estreme. Dal Festival della Salute 2025 gli esperti lanciano un monito: «Non serve allarmismo, serve conoscenza. Prevenzione nelle scuole e strumenti concreti di supporto sono l’unico modo per fermare questa deriva tra le nuove generazioni».