il Fatto Quotidiano, 14 ottobre 2025
L’odio rosso adesso vale oro: la destra fa soldi con gli hater
“Basta con il politicamente corretto e con il buonismo della sinistra!”, tuonava qualche mese fa Susanna Ceccardi in un video su Instagram. Dev’essere proprio per questo sentito afflato di libertà di parola che l’europarlamentare, da qualche tempo, ha cominciato a far recapitare lettere dai propri avvocati a chi le lascia un commento più o meno sgradevole sui social network. Ed è in ottima compagnia: anche Simone Pillon, Licia Ronzulli, Italo Bocchino, Daniele Capezzone, ma pure l’ex deputato leghista Guglielmo Golinelli, David Parenzo e pure Morgan e Alessandro Basciano.
Insomma, buona parte di quell’universo culturale di destra che, da anni, frigna perché in nome del woke e di qualche altro spauracchio immaginario nella sfera del ‘non si può più dire niente’, ha cominciato a chiedere denaro ai propri ‘hater’.
Lo fanno attraverso diverse società o studi legali che, a quanto parrebbe, hanno nelle richieste di risarcimento economico il proprio core business. Lo studio legale Virgili di Modena manda lettere a chi ‘insulta’ Ceccardi, Pillon, Ronzulli e Golinelli, mentre Capezzone e Parenzo si affidano alla Talento Company di Roma. Morgan e Italo Bocchino utilizzano invece i servigi dell’avvocato Edno Gargano, che rispetto agli altri colleghi è piuttosto pragmatico: le sue lettere quantificano già la cifra con cui, chi la riceve, può evitare di essere denunciato.
La quantificazione del danno, ovviamente del tutto arbitraria, segue criteri a tratti spassosi. Prendiamo il caso di Bocchino. Se gli scrivi “Sei veramente un coglione” sono 3.000 euro, mentre “Che schifo di uomo” fa salire la richiesta a 4.000, e “uomo” in effetti è una parola forte da accostare a Bocchino. “Fai schifo” però, unitamente a “Cretino” e “Fai pena” fa scendere la richiesta a 2.500 euro, confermando implicitamente che il problema era proprio “uomo”.
Ma anche l’individuazione dei commenti “diffamanti” è spesso esilarante. Simone Pillon ha fatto contattare un tizio che gli aveva scritto il terribile commento “sei ossessionato dalla comunità LGBT, secondo me ci fai repressamente parte”, mentre Parenzo, uno che nella sua edificante trasmissione radiofonica permette a Feltri di dire “ai musulmani sparerei in testa”, propone una conciliazione bonaria (soldi, suppongo) a uno che l’ha offeso mortalmente scrivendogli “Leccaculo dei potenti”. Ma la vetta del podio spetta al leghista Golinelli, che difende Vannacci con frasi come “dire che i gay vanno contro la natura non è una cosa insensata” o “le razze esistono oggettivamente anche negli uomini”, però ha pensato bene di invitare a una negoziazione (soldi, suppongo) un tale che gli aveva scritto “vai a cagare”. Insomma, per citare l’ideologo del buon Golinelli, il mondo al contrario.
Questi, ovviamente, non sono che pochi esempi. Pochi giorni fa Bocchino ha infatti dichiarato da Gruber “Ho 697 pratiche di diffamazione, sui social”, e in effetti io stessa sono piena di segnalazioni al riguardo. E il fatto davvero sconvolgente è che in tutte queste pratiche Bocchino sia la parte offesa. Voglio dire, Bocchino che si affida a una società che si chiama Anti Hater è tipo Renzi che difende i giornalisti.
Secondo i miei calcoli queste lettere sono sicuramente migliaia, e ogni giorno ne vengono inviate di nuove. Fanno parte di un relativamente nuovo ‘business’ della diffamazione online, in cui studi legali e società contattano autonomamente chi lascia un commento poco gentile nei confronti di uno dei loro assistiti. In molti casi quel commento non potrebbe mai essere preso sul serio da un giudice, ma chi riceve queste missive non sa nulla di diffamazione, è spesso anziano e/o senza strumenti, si spaventa e paga.
Capezzone, per dire ha fatto scrivere una lettera per un commento sotto a un post di Radio Radio con 200 like, in cui un signore gli scrive “Difendi l’indifendibile cretino!”. Insomma, Capezzone, quello che “La censura è sbagliata sempre!” rimane profondamente turbato per “cretino”.
Un turbamento comodo: la lettera non ha i tempi, i rischi e i costi di una causa civile, si manda velocemente e soprattutto non costa nulla, visto che, come nel caso di Anti Hater, queste società non si fanno pagare il servizio ma trattengono una percentuale solo in caso di successo della ‘pratica’.
Morale: Bocchino, Capezzone, Ceccardi… da paladini della “libertà di parola” a zelanti promotori del silenzio altrui, purché accompagnato da un bonifico. Ma forse sono solo malpensante. Forse questo sistema di monetizzazione degli insulti fa parte del piano della destra per arginare l’odio di sinistra, l’odio rosso di cui tanto parlano. Meloni, in particolare, ne è convinta: “L’odio di sinistra ha raggiunto il fondo. Basta!”, ha scritto di recente.
Ora, a titolo puramente informativo, vi riporto sinteticamente alcuni dei commenti che sono stati lasciati sull’account ufficiale Fratelli d’Italia sotto a un post dedicato a Francesca Albanese, giusto l’altroieri. Sceglierli non è facile, perché sono più di 14.000 e contengono praticamente solo insulti. “Schifosa”, “Pazza”, “Merda umana”, “Ripugnante”, “Bastarda stronza zoccola”, “Brigatista rossa”, “Terrorista di merda”, “Muori sul colpo”.
Ecco il famoso odio rosso. Suggerisco a Francesca Albanese, a questo punto, di chiedere a Bocchino il numero del suo avvocato. D’altra parte, chi l’avrebbe mai detto che il vero oro di questi tempi sarebbe stato il livore altrui. E loro, da bravi capitalisti, l’hanno solo messo a reddito.
P.s. Contattato al telefono, Italo Bocchino ci tiene a farci sapere che il 30 settembre ha disdetto il contratto con Anti hater: “Il metodo non mi convinceva, ma resto dell’idea che sia un diritto difendersi dagli hater nei modi previsti dalla legge”.