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 2025  ottobre 14 Martedì calendario

Morandi, le richieste dei pm: “Castellucci come lord Voldemort, condannatelo a 18 anni e 6 mesi”

A oltre sette anni dalla tragedia costata la vita a 43 persone, dopo più di tre anni dalla prima udienza, la Procura fa le sue richieste di condanna (e in qualche caso di assoluzione) nei confronti dei 57 imputati per il crollo di ponte Morandi.
E la prima posizione analizzata dai pm è quella dell’imputato più importante: per l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, già in carcere dopo la sentenza sulla strage di Avellino, la pena richiesta è di 18 anni e 6 mesi.
Il massimo previsto dalla legge perché «tutti gli indicatori per lui sono negativi. Prima della sentenza sulla ThyssenKrupp il suo sarebbe stato un caso di dolo eventuale da manuale, poi quella sentenza ha cambiato il quadro. Se non per Castellucci, quando, a chi bisognerebbe dare il massimo della pena prevista dalla legge?», ha detto il pm Walter Cotugno. Il manager oggi non era video-collegato dal carcere di Opera, come accaduto ieri o in altre udienze. Lì sta scontando la pena per Avellino.
Cotugno, titolare del fascicolo insieme a Marco Airoldi, si è chiesto: «Può un amministratore delegato in generale non occuparsi della sua struttura, dell’organizzazione aziendale sotto il profilo della sicurezza anche quando l’impresa abbia come fine anche quello di produrre sicurezza?».
“Dopo Avellino non è cambiato niente”
Poi con parole durissime ha ripercorso quanto già detto nell’intera udienza di ieri da Airoldi: «Dopo Avellino e i suoi 40 morti Castellucci cosa fa? Continua in maniera agghiacciante a disporre le ispezioni sulla rete autostradale allo stesso identico modo. Accetta un rischio da ritardo delle manutenzioni sul viadotto così come scritto sul catalogo dei rischi».
E ancora, il pm ha insistito anche sulla personalità del top manager: «Profitto, prestigio personale, benefits vari, carriera, ambiva a fare le cose sempre più grandi. Gli piaceva il ruolo del manager rampante che garantiva dividendi enormi. E Aspi era la sua gallina dalle uova d’oro. Dentro la società, poi, Castellucci non si poteva neanche nominare, come lord Voldemort. Quando i suoi si scrivevano tra di loro, mettevano i puntini al posto del nome».
Subito dopo la richiesta pena per Castellucci, durante una pausa stabilita dal collegio la portavoce del Comitato in ricordo della vittime Egle Possetti, ha commentato: «Ovviamente siamo un po’ frastornati, sicuramente mi è piaciuto molto il discorso del pm, che ha fatto un ragionamento lineare sulle enormi responsabilità che ci sono state, sulla continua cecità di fronte alle problematiche di questo ponte che erano perfettamente note negli anni e quindi la richiesta di questa pena elevata è ovviamente per noi molto importante».
Poi «chiaramente sappiamo tutti, come ha anche ricordato il PM in finale, che data l’età dell’imputato ci saranno delle agevolazioni legate all’età, legate agli arresti domiciliari. Per noi è essenziale che ci sia una condanna, perché rispetto all’età c’è la legge che tutela tutti noi. Quindi ci riteniamo soddisfatti, per quanto lo si possa essere in situazioni del genere».
«La richiesta di pena per l’ingegnere Castellucci la trovo inaccettabile e mi inorridisce, è una pena spaventosa». Anche Guido Carlo Alleva, che con il collega Giovanni Accinni difende il manager, commenta: «Una richiesta che non posso accettare nel merito, ma questo sarà l’oggetto delle nostre difese, ovviamente, delle nostre discussioni. Il Pubblico Ministero esprime un pregiudizio e noi esprimeremo la difesa, garantisco che gli argomenti sono ancora tutti da discutere. Ma al di là di questo ho sentito oggi delle espressioni, delle valutazioni personali sulla personalità, che trovo inaccettabili all’interno del processo penale. In uno scenario che è comunque, per quanto drammatico, di reati colposi, le valutazioni che ineriscono alla personalità, alla vita privata e alla soggettività della persona, non possono entrare nel nuovo ruolo del processo penale, vanno enormemente al di là di ciò che al giudice è richiesto giudicare».
A processo ci sono ex dirigenti e tecnici appunto di Aspi, dell’allora società gemella Spea (che si occupava di ispezioni sulla rete autostradale di Aspi e per Aspi) ma anche del ministero delle Infrastrutture.
Un dibattimento monstre in cui l’accusa ha puntato il dito su chi avrebbe dovuto mantenere il viadotto in condizioni di sicurezza (Aspi-Spea) e chi avrebbe dovuto controllare la concessionaria (lo Stato). Invece, il 14 agosto 2018 uno strallo della pila 9 ha ceduto, trascinando nel torrente Polcevera oltre 200 metri di strada.
Il pm Cotugno ha esordito spiegando che «non siamo abituati a questo livello di gravità di fatti, non ci è mai capitato in casi di reati colposi di vedere così tanti morti. E poi qui livelli di responsabilità sono diversissimi, ci sono tre organizzazioni complesse (Aspi, Spea, ministero), vari livelli gerarchici, posizioni diverse che devono trovare coerenza nella scelta di una pena giusta».
Il problema, continua il pubblico ministero, è che «quale sia la pena giusta non la sa nessuno. L’unica cosa che ci può guidare e tutelare nella scelta è la legge». Poi le singole posizioni degli imputati, a partire proprio da Castellucci.
Le altre richieste di pena
Il pm ha chiesto condanne anche per gli allora numeri due e tre di Autostrade: per Paolo Berti, responsabile della “Direzione Centrale Operations”, 12 anni e 6 mesi; per Michele Donferri Mitelli, allora a capo della “Direzione Maintenance e Investimenti Esercizio”, 15 anni e 6 mesi.
Per ora la richiesta di pena più bassa, 2 anni e 4 mesi e 20 giorni, è per Massimo Ruggeri, un ispettore di Spea.