ilmessaggero.it, 13 ottobre 2025
Miniere d’oro in Italia, dove si trovano e perché sono state abbandonate: estratti 580 kg l’anno
Il territorio italiano è ricco di giacimenti d’oro. Nel nostro Paese, infatti, sono esistite ben 51 miniere aurifere che potevano arrivare ad estrarre fino a 580 kg di oro puro all’anno. Nonostante ciò, da sedici anni in Italia non si estrae più oro e le miniere sono state abbandonate.
Le notizie sulle origini delle miniere aurifere nel territorio italiano sono scarse e incerte. Ciò che sappiamo con sicurezza, però, è che già ai tempi dell’Impero Romano nel nostro Paese era diffusa la pratica di estrazione e raccolta di oro dai fiumi e nei terrazzamenti. Il primo documento ufficiale che certifica il lavoro minerario in Italia è datato 16 agosto 1291 ed è il trattato di pace e concordia di Saas Almagell, stipulato tra i conti di Biandrate e gli abitanti delle vallate di Saas e Anzasca. Nel testo viene dichiarato che dovessero rispettare tale patto anche gli “homines argentarii” (“uomini dell’argento”), ovvero i minatori che usavano il mercurio per l’estrazione dell’oro. Nei secoli successivi l’attività di estrazione dell’oro crebbe, ma è solo con l’arrivo di capitali stranieri, nell’Ottocento, che divenne un’attività industriale.
La regione italiana con più miniere d’oro è il Piemonte, che conta ben 44 siti di estrazione. Alle pendici del Monte Rosa, nell’Alta Valle Anzasca, sorge il complesso minerario di Pestarena, considerato il più grande e importante d’Italia (Il sito d’estrazione di cui si parla nel trattato del 1291 è proprio questo). Il distretto minerario di Pestarena si sviluppa su filoni auriferi all’interno di rocce metamorfiche e comprende oltre 10 siti estrattivi disposti a distanza ravvicinata. Qui la maggiore produzione d’oro di sempre, pari a 403 kg, fu raggiunta nel 1942, in un periodo in cui il sito contava oltre 800 operai. La miniera è ferma dal 1961 quando, a causa di un tragico incidente, persero la vita quattro minatori.
Le miniere aurifere in Italia si trovano principalmente nel settentrione. Un’eccezione è la miniera di Furtei, in Sardegna, che rappresenta l’unico sito aurifero italiano situato al di fuori dell’area alpina e del Nord Italia. Il sito, inoltre, detenie un ulteriore primato: è stata l’ultima miniera italiana a cessare l’attività, nel 2009. Nel giacimento, individuato tra il 1988 e il 1991, la coltivazione avvenne principalmente a cielo aperto, attraverso l’asportazione progressiva dei materiali e l’approfondimento della cava, piuttosto che con scavi sotterranei. Nel corso delle attività furono estratte circa 5 tonnellate di oro.
Se dalle miniere Italiane si estraevano diverse centinaia di kg d’oro all’anno, perché oggi sono state tutte abbandonate? La causa è da ricercare in diversi fattori: primo fra tutti il rendimento basso. Nei filoni auriferi del Monte Rosa, per esempio, il contenuto di oro per tonnellata di roccia è spesso modesto e non vale i costi di estrazione, trasporto e lavorazione.
Inoltre molte miniere si trovano ad altitudini elevate, anche superiori ai 2000 metri, in zone montuose difficili da raggiungere. Ciò significa che la costruzione delle strade, il trasporto dei materiali, lo smaltimento e la sicurezza hanno prezzi elevati.
Per estrarre l’oro è necessario utilizzare sostanze chimiche, come il cianuro e l’arsenico, che possono essere dannose per l’ambiente e l’essere umano. A Furtei, ad esempio, l’abbandono della miniera ha lasciato dietro di sé rifiuti tossici causati da una scarsa bonifica. Per evitare altri episodi simili, le normative ambientali sono diventate sempre più rigide, i controlli più severi e i tempi per permessi e autorizzazioni più lunghi.
L’Italia non è l’unico Paese a estrarre e vendere oro. Numerose Nazioni, infatti, possiedono giacimenti più ricchi, costi di manodopera inferiori e legislazioni meno vincolanti che gli permettono di produrre oro a costi inferiori. Questo pone l’Italia in una posizione svantaggiata.