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 2025  ottobre 13 Lunedì calendario

Treni, a rischio l’arrivo dei francesi: così pesa la burocrazia (e Rfi)

L’ingresso dei francesi di Sncf nel mercato ferroviario italiano potrebbe essere ancora a rischio. Il passaggio smuoverebbe un settore bloccato dal 2012 (quando Italo ruppe il monopolio di Trenitalia), dando il via probabilmente agli investimenti di altri operatori (come gli spagnoli di Renfe) e facendo abbassare i prezzi dei treni ad alta velocità, con biglietti anche sotto i 30 euro. Ma senza un’accelerazione dell’iter burocratico di autorizzazione, che coinvolge anche Rete ferroviaria italiana, potrebbe saltare il piano da circa un miliardo messo in piedi dal gruppo d’Oltralpe nel nostro Paese fin dal 2022. Grazie soprattutto a quindici treni hi-tech e green già acquistati e pronti per essere messi su rotaia. I tempi tecnici dell’ingresso, infatti, non sono ancora certi. Questo nonostante l’indagine in corso dell’Antitrust per presunto ostruzionismo da parte del gruppo Ferrovie dello Stato, che ha spinto di fatto la controllata Rfi a fine settembre a un impegno formale per cedere il prima possibile una parte di slot sulla rete e far viaggiare i nuovi treni tra il 2026 e il 2027. E nonostante le rassicurazioni arrivate in due incontri riservati avvenuti in estate tra i vertici di Sncf Voyages Italia e i ministri delle Imprese e dei Trasporti, Adolfo Urso e Matteo Salvini.
Il gruppo transaplino starebbe infatti per perdere la pazienza e, secondo fonti vicine al dossier, avrebbe fissato una deadline: gennaio 2026. Se entro quel mese non si finalizzasse l’accordo quadro con Rfi, per partire entro la fine del 2027, l’azienda potrebbe decidere di dire addio all’Italia e puntare su altri Paesi. Anche perché dal 2028 i treni acquistati, i cosiddetti “Tgv-M” (capaci di ospitare fino a 740 passeggeri contro i 500 dei convogli oggi in Italia), rischiano di non essere più competitivi, poiché superati da nuove tecnologie. E non a caso, nel frattempo, l’altra controllata di Fs, Trenitalia, principale competitor di Sncf, sta investendo sui nuovi Frecciarossa, meno inquinanti e più confortevoli. Se finisse male gli altri operatori stranieri, alla finestra, difficilmente entrerebbero in un mercato ferroviario complesso, tra capacità della rete al limite massimo, burocrazia e continui disagi sulle tratte, complici i lavori legati al Pnrr.
Già nel 2022 Sncf Voyages Italia aveva fatto domanda a Rfi per avere gli slot necessari sulla rete, presentando poi a luglio 2023 la richiesta formale di un accordo quadro per 15 anni (ribadita a giugno 2024). Ma in questi mesi, secondo l’Antitrust, ci sarebbe stato “un comportamento ostruzionistico”, tramite “varie condotte di Rfi”. Proprio nel 2024, ad esempio, erano state autorizzate due corse sperimentali andata e ritorno tra Roma e Milano e tra Milano a Venezia, che sarebbero poi state ridotte quest’anno. Il piano dei francesi punta ad almeno 13 corse al giorno andata e ritorno su linee su cui già operano Trenitalia e Italo: Torino/Milano/Venezia e Torino/Milano/Roma/Napoli. Per poi, se ci sarà possibilità, arrivare fino a Bari. Al momento la società collega solo Milano-Torino-Lione-Parigi e vorrebbe ampliare l’offerta. Si prevedono 300 assunzioni e la potenziale creazione di due centri di manutenzione, uno al Nord (forse Milano) e uno al Centro-Sud (forse Napoli).
Secondo uno studio commissionato da Sncf alla Bocconi i prezzi dei treni scenderebbero del 7% e ci sarebbe un impatto positivo per 482 milioni sull’economia italiana.
Su spinta dell’Antitrust Rfi si è ora impegnata a concedere ventidue canali orario (quattordici su direttrici richieste e otto su altre direttrici che si sono liberate e che collegherebbero Roma anche con Verona e Bari), togliendoli a Italo e Trenitalia, per “garantire l’ingresso effettivo del nuovo operatore nel mercato dall’orario di servizio 2026/2027”.
Fonti vicine al gruppo Fs assicurano che l’iter si può chiudere rapidamente con l’ok dei francesi, ma in teoria per rilievi e controrilievi su questo impegno si può arrivare fino a fine novembre. A quel punto non resterebbe molto tempo per concludere l’intesa ed essere pronti a partire entro il 2027. Dopo la firma dell’accordo quadro, tempi tecnici alla mano, ci vogliono infatti diversi mesi per avviare l’ingresso effettivo dei nuovi treni.