repubblica.it, 13 ottobre 2025
Stretta social agli under 15, Meloni frena. “Pd: “Inchino alle piattaforme”. FdI: “Valutiamo meglio”
Niente stretta social sui baby influencer in Italia. La marcia indietro arriva dalla premier Giorgia Meloni che nell’ultimo Consiglio dei ministri, come riporta l’Agi, avrebbe frenato sull’innalzamento del limite di 15 anni per l’attivazione dell’account sui social network e sulle piattaforme di condivisione di video.
Una gelata di fatto sul disegno di legge bipartisan, all’esame della commissione bicamerale infanzia e adolescenza del Senato, portato avanti dalla stessa Fratelli d’Italia, con prima firmataria Lavinia Mennuni.
La stessa Mennuni, contattata da Repubblica, minimizza lo stop in Cdm: “Solo pettegolezzi, allo stato attuale non c’è nessuna dichiarazione ufficiale”. Tuttavia, continua la senatrice FdI: “Sono consapevole che la tematica è molto spinosa e molto complessa”. Ecco perché il “ddl nato in maniera naturale in commissione parlamentare sulla scorta delle indagini conoscitive” ora è “oggetto di approfondimento. Ci sono questioni da dirimere come la verifica dell’età che impatta sulla privacy e la dicitura ‘sperimentazione’ richieste dalla Commissione europea”. La senatrice non esclude che si arrivi a un abbassamento del limite a 14 anni: “Sarebbe più coerente con la normativa vigente sulla privacy” e ribadisce che la “priorità è la tutela dei minori”.
Il ddl, sottoscritto anche da altri senatori di maggioranza e opposizione (Pd e Iv), prevede un vero e proprio reset: ossia che i contratti relativi agli account già creati e detenuti da minori di età non superiore a quindici anni restino validi solo se al momento dell’entrata in vigore della legge il minore ha compiuto i quindici anni.
La stretta social agli under 15, ben vista anche da associazioni di destra come Pro Vita, e da ministri come quello dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, si innesta in una battaglia che stanno portando avanti diversi Paesi europei, come Francia, Spagna, Grecia, Danimarca, mentre nazioni come l’Australia già hanno legiferato in questa direzione. “I social scatenano aggressività, diffondono un atteggiamento superficiale nei confronti delle relazioni umane”, le parole di Valditara che ha ricordato anche come l’Italia in sede Ue “abbia firmato una raccomandazione della Francia che chiedeva di vietare i social ai minori di 15 anni”.
Il tema in Parlamento è molto condiviso e anche la Lega ha presentato un disegno di legge che chiede lo stop a social come Facebook, Titok e Instagram per under 14.
Ora la retromarcia di Meloni ha sorpreso le opposizioni.
La senatrice dem Simona Malpezzi chiede alla premier, “qualora fosse confermato lo stop”, “di verificare con gli esperti e con i parlamentari che si stanno occupando del tema, a partire dai membri della commissione bicamerale infanzia e adolescenza, i numeri del disagio delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, causato dall’uso precoce dello smartphone e dell’accesso alle piattaforme”. “L’Italia non può restare indietro di fronte a questa emergenza – conclude –. La premier sfrutti il fatto che il Parlamento italiano sta trovando una soluzione grazie ad un lavoro serio e trasversale. Non si facciano passi indietro”.
Concorda Marianna Madìa, deputata Pd e prima firmataria alla Camera della proposta: “Che proprio il governo sovranista di Giorgia Meloni si inginocchi al potere delle piattaforme sacrificando la salute fisica e mentale dei più piccoli e umiliando un lavoro serio e trasversale del parlamento sarebbe gravissimo”.
"Vorrei che la premier spiegasse perché il suo governo ha deciso di inchinarsi alle lobby, dicendo no a una proposta di legge bipartisan. È in corso un grande dibattito internazionale su questo, perché questo no?”. Scrive su X il senatore del Pd Filippo Sensi.