repubblica.it, 13 ottobre 2025
Spiegel: “La Germania voleva addestrare l’esercito di Putin”
A nord di Magdeburgo, in Sassonia-Anhalt, la Bundeswehr nasconde uno dei gioielli di cui va più fiero, un’intera città finta, un gigantesco campo di addestramento militare definito dallo stesso esercito tedesco “il più moderno d’Europa”. Si chiama Stullenstadt, secondo un’approfondita inchiesta dello Spiegel contribuì a risvegliare alla metà degli anni 2000 gli appetiti di Vladimir Putin e favorì una collaborazione militare tra Berlino e Mosca che fu interrotta soltanto nel 2014. Nel frattempo erano nate commesse miliardarie, collaborazioni strette tra i vertici delle due forze armate, ed era in programma persino un’esercitazione congiunta russo-tedesca a San Pietroburgo. Il fantasma di Rapallo, del patto Hitler-Stalin, che tanti che erano a conoscenza dei fatti evocarono in quegli anni scellerati, svanì soltanto quando Putin inghiottì una fetta di Ucraina – la Crimea – e ne riempì un’altra – il Donbass – dei suoi “omini verdi”, delle sue micidiali milizie.
Tutto comincia nel 2008, un anno cruciale per la Russia e l’Europa. Al vertice Nato di Bucarest la cancelliera tedesca si oppone fermamente alla proposta del presidente americano George W. Bush di consentire l’ingresso di Ucraina e Georgia nell’Alleanza atlantica. La risposta di Vladimir Putin non si fa attendere ed è anche uno schiaffo a Merkel, che pensava di averlo acquietato con il suo “nein” alla proposta Bush. Poco dopo, le truppe di Mosca invadono la Georgia.
Ma c’è di più, secondo il settimanale tedesco: nel blitz in Ossezia e Abkhazia, Putin si rende conto che il suo esercito è in uno stato desolato. È allora che il Cremlino comincia a premere per una collaborazione militare con la Germania. E gli uomini di Merkel e dell’ex cancelliere Gerhard Schroder accettano con entusiasmo.
Le mire imperialiste di Putin sono già chiarissime, in quel frangente. Eppure Berlino si impegna a costruire ben otto centri di addestramento come Stullenstadt in Russia. Una commessa da un miliardo di euro, affidata al colosso dell’industria delle armi Rheinmetall. L’impegno della Germania è finire le finte città a uso militare entro il 2020.
Da allora comincia un fitto scambio di visite, di firme di contratti, e la Germania e la Russia pianificano persino di interconnettere le strutture di comando degli eserciti – cosa che di solito avviene soltanto tra partner della Nato. A Strausberg, ad esempio, dove il “Kommando Heer” è arricchito da ufficiali francesi, americani e britannici, è previsto che se ne aggiunga uno russo.
A questo punto è evidente che tedeschi hanno faticato a introiettare la lezione di patti scellerati del passato come Rapallo o Molotov-Ribbentrop, di alleanze politico-militari con Mosca. E il culmine di questa rinnovata alleanza con Mosca è un’esercitazione militare congiunta russo-tedesca: “Kamenka” è pianificata a San Pietroburgo tra luglio e agosto del 2013. Gli alleati sul fianco orientale della Nato vengono avvisati – e la reazione è incredula e furiosa. Nei baltici, nei finlandesi e nei polacchi, reduci da devastanti esperienze con l’Unione sovietica di Stalin e la Germania nazista, non credono alle loro orecchie.
I tedeschi vanno avanti, e arretrano soltanto quando l’agenza Ria Novosti rende pubblica l’imminente esercitazione, all’inizio del 2013. Ma Berlino non cancella l’esercitazione: la sposta soltanto al 2014. L’anno in cui la Russia annette la Crimea e comincia a invadere il Donbas con le sue milizie. Quello, peraltro, è anche l’anno in cui il comandante delle forze armate russe Gerasimov – lo stratega dell’invasione dell’Ucraina – fa il suo famigerato discorso all’Accademia militare in cui spiega che la guerra è cambiata, rispetto ai secoli passati, che non c’è più bisogno di dichiararla perché gli stessi obiettivi possono essere raggiunti “attraverso una vasta campagna di disinformazione e di misure politiche, economiche, umanitarie e altre non militari”.
Quando Putin invade la Crimea, la Germania fa finalmente marcia indietro e recide contratti, collaborazioni, piani militari congiunti con Mosca. Ma ad oggi, racconta Spiegel, ci sono ufficiali che hanno un brivido lungo la schiena quando ripensano al 2014. Sono torturati dal pensiero che se la Germania avesse cominciato ad addestrare soldati e ufficiali russi in quegli anni, si sarebbe resa indirettamente complice nell’invasione dell’Ucraina del 2022.