corriere.it, 13 ottobre 2025
La seconda vita di Eva Grimaldi: «I miei video in casa con Imma come una sitcom di Sandra e Raimondo. Ma i social sono un baratro e non c’è più gavetta»
Chi la ricorda a Drive In, chi sul set di Fellini in Intervista, chi nelle fiction che l’hanno resa un volto familiare al grande pubblico. Eva Grimaldi (al secolo Milva Perinoni), nata 64 anni fa a Nogarole Rocca, in provincia di Verona, ha attraversato quarant’anni di spettacolo senza mai perdere il gusto dell’ironia, passando dal cinema al varietà, dalla tv al teatro. Oggi quel sorriso lo porta sui social network, dove insieme alla moglie Imma Battaglia improvvisa gag casalinghe e schermaglie quotidiane che hanno conquistato i follower, al punto da paragonarle a Sandra e Raimondo del web.
Eva, come nascono questi siparietti con Imma?
«Nascono dalla nostra vita di tutti i giorni. Io e Imma siamo le prime a divertirci perché magari io metto a posto qualcosa, poi Imma chissà dove la mette, poi c’è lei che cucina, io appena sveglia... è più Imma a istigare accendendo la telecamera nei momenti più buffi. Per ridere le dico in video “dai metti un filtro”, ma la verità è che non me ne frega nente, perché accetto i miei anni e sto bene con me stessa. Ridiamo sui social perché ridiamo in casa e questo arriva anche a chi ci guarda. I follower ci scrivono “grazie, ci avete strappato un sorriso” e noi siamo felici perché questa è l’unica cosa che conta davvero. Quanto a monetizzare sul web, sinceramente, non c’importa: i siparietti giocosi sono la nostra risposta al mondo degli influencer e a questo maledetto cellulare sempre tra le mani».
È una riflessione più ampia sul ruolo dei social?
«Sì, perché sono un’arma a doppio taglio. Oggi c’è tanta cattiveria, i famosi leoni da tastiera sbranano la gente dimenticando che dietro lo schermo ci sono delle persone in carne e ossa, con emozioni e sentimenti. C’è anche un gioco terribile che è appena uscito su TikTok: appaiono figure femminili mondiali, come attrici e cantanti, tipo Dua Lipa o Taylor Swift, e ogni ragazzino deve decidere se baciarle, sposarle o ammazzarle virtualmente. Atroce! Noi faremo presto un video di denuncia, perché è un segno tangibile del declino culturale che stiamo attraversando».
Eppure le nuove generazioni sanno fare anche un uso creativo dei social…
«È vero, c’è una bella fetta di gioventù che li usa bene. Ma per tanti altri è un baratro: non vogliono più lavorare, sognano di diventare famosi subito. TikTok è il social della fama istantanea, ma che altrettanto istantaneamente svanisce. Dov’è la gavetta? Io ho costruito passo per passo la mia carriera, accettando film perché, in quel momento, servivano a pagare le bollette».
Guardando indietro, rifarebbe tutto?
«Assolutamente sì. Dai film comici alle fiction. Certo, ho rifiutato tante cose e il mio percorso ha imboccato una via anche per i “no” che ho detto, ma non ho rimpianti. Tutti i film, progetti e spettacoli a cui ho preso parte sono come figli che crescono. L’ultimo figlio è lo spettacolo teatrale “Anime in affitto” di e con Claudio Insegno...ora mi concentro su questo».
Com’è stato il debutto di “Anime in affitto”?
«La data zero è andata benissimo. È uno spettacolo molto divertente e sono davvero emozionata all’idea di partire per la tournée! Claudio e io vestiamo i panni di marito e moglie, in coma, al cospetto di Dio, il quale decide di dar loro un’altra possibilità, ma con un monito preciso: non commettere gli stessi errori. Abbiamo debuttato al Festival di Todi e da gennaio partiremo, facendo tappe anche in Veneto. In questo caso i social diventano utili: ci permettono di annunciare le date e avvicinare il pubblico, di raccontare il teatro a chi non lo frequenta più».
Lei è veneta, quindi tornerà anche un po’ a casa. Le fa piacere?
«Tantissimo. Sono orgogliosa di essere veronese e di tifare Hellas Verona, mi raccomando scrivilo! A Verona ci sono i miei fratelli e le mie nipotine, che ormai sono grandi, ma continuo a chiamarle nipotine».
Che rapporto ha con le sue radici?
«Meraviglioso. Da piccola abitavo con la mia famiglia a Nogarole Rocca, poi a 4 anni ci siamo trasferiti a Verona, in zona stadio. Eravamo piuttosto poveri, ma ho potuto frequentare una scuola privata, la Sacra Famiglia, perchè mia madre, invece di pagare la retta, faceva le pulizie gratis. Perché nella scuola pubblica io non mi trovavo bene all’epoca: mi avevano messo in una “classe differenziata”, si chiamava proprio così, perché ero dislessica e balbuziente. Mio papà Bruno invece faceva il benzinaio e ho anche lavorato con lui. Mi hanno trasmesso valori fortissimi, però da ragazza sentivo che Verona mi stava stretta... Volevo fare l’attrice ed è stato giusto trasferirsi a Roma per lavoro. Oggi però, ogni volta che torno a Verona, mi incanto e penso a quanto sia bella».
Torniamo alla sua attuale casa e alle pillole di buonumore con Imma...
«A casa nostra c’è un divertimento continuo. Ci prendiamo in giro: lei nasconde le cose, io mi arrabbio e tutto diventa materiale per un video. Viviamo la vita con leggerezza! In effetti sarebbe bello trasformare la nostra quotidianità in una sit-com televisiva: un piccolo spazio tutto nostro, proprio come Sandra e Raimondo».