Corriere della Sera, 13 ottobre 2025
Intervista a Matteo Bocelli
Cosa invidia al suo famosissimo padre Andrea Bocelli?
«Invidia è una brutta parola. Posso dirle un motivo per cui stimo il mio babbo: la capacità di affrontare con calma situazioni difficili, scrollandosi di dosso i cattivi pensieri».
E all’artista che ha cantato per papi, presidenti e reali?
«La resistenza vocale. Sono 40 anni che tiene botta, sere fa era al Metropolitan di New York, a 67 anni non è da tutti». Matteo Bocelli, 28 anni, cantante pure lui (al primo vagito la nonna Edi esclamò: «Ecco un altro tenore!»), 1 milione e 700 mila follower su Instagram, è il secondo figlio dell’artista italiano tra i più acclamati al mondo, titolare di una stella sul marciapiede di Hollywood. Da ragazzino Matteo si vergognava a cantare davanti a lui e ci sta. Adesso invece si è lanciato e ha il suo bel da fare: al momento è in tour per l’Europa, prima tappa due sere fa a Tallinn, l’ultima il 12 novembre a Lisbona. «Poi tredici date negli Stati Uniti, con l’anno nuovo si va in Sudamerica e Australia e chiudo il 21 luglio 2026 al Teatro del Silenzio di Lajatico».
Da studente delle medie però l’ha fatto penare: prese 13 note una dopo l’altra.
«Con la prof di storia e geografia. Buona, me ne approfittavo. Ero birbante, vivace, disturbavo. Un amico dei miei mi disse: “Te resisti più sott’acqua che sui libri”».
Risultato?
«Un mese in cameretta senza pc né videogiochi. Potevo solo leggere. Non mi passava mai. Però ho imparato la lezione. Babbo è sempre stato il più severo, specie sulla scuola, alla fine ha fatto bene».
Ha raccontato che sua sorella Virginia spesso torna a casa in lacrime per quello che le dicono i compagni.
«Succedeva pure a noi. Cerco di spiegarle che sono cose che ti fortificano, che ti rendono umile. Anche le offesucce ti aiutano a restare semplice. Lo sappiamo: siamo cresciuti in una realtà che non è quella della stragrande maggioranza delle persone».
Che vi dicevano?
«Ci chiamavano privilegiati, viziati. Facevano commenti sulla cecità del babbo. Quando sei bambino certe cose ti toccano, ci resti male».
Non le piace vincere facile: ha scelto lo stesso mestiere.
«Alla base c’è una passione vera. Faccio quello che più amo al mondo. Incosciente? Forse sì, ma la vita va vissuta con naturalezza».
Non teme di restare per sempre «il Bocelli junior»?
«Le etichette ce le abbiamo tutti. Io nel mio piccolo cerco di impegnarmi al meglio».
Papà le ha regalato il giubbotto di pelle nera con cui nel ’94 vinse Sanremo tra le Nuove Proposte. Lo mette?
«No, è custodito a modino nell’armadio».
Il duetto per Leone XIV.
«Stavolta sono stato più lucido di quando ho cantato per papa Francesco, lì a un certo punto i fiati non li avevo più, era troppa l’emozione. Mi hanno detto che papa Leone ha voluto il video di Fall on me e che l’ha rivisto molte volte».
A casa Bocelli vanno e vengono le star più famose.
«Sì, ho avuto la possibilità di conoscerne molte. Da piccolo avevo una crush, una cotta pazzesca per Angelina Jolie. Babbo prima mi promise di farmela incontrare, poi disse che era saltato tutto. Ero tristissimo. Invece di nascosto aveva preparato la sorpresa. Mi portò a un evento e lei era lì che mi aspettava. Bellissima. Restai immobile e muto come una mummia».
Ed e Johnny.
«L’estate 2024, dopo un concerto al Teatro del Silenzio, abbiamo ospitato Ed Sheeran e Johnny Depp, hanno dormito da noi. Uno si aspetta chissà che cose strane, invece ho messo su l’acqua per la pasta al pomodoro e ci siamo bevuti una birra. Abbiamo chiacchierato per ore, io più che altro ascoltavo. Degli inizi, delle sfide, del processo di Johnny. È stato bello. Parlare dei propri problemi ti fa sentire meno solo, ti dà coraggio. sono persone che hanno avuto tutto dalla vita, eppure hanno sofferto. Depp è un uomo fragile, ma buono».
Jannik Sinner ha girato il videoclip «Polvere e Gloria» con papà. Che tipo è?
«Un ragazzo estremamente umile e semplice, di sani principi».
Ci ha mica fatto due scambi a tennis?
Ride. «No, volevo sfidarlo a ping-pong ma purtroppo non ce n’è stato il tempo».
Ha cantato «Quando, quando, quando» con Will Smith.
«Un’idea nata così, magari in futuro la incideremo. Will è un personaggione».
Lo spot per Guess con Jennifer Lopez.
«Qualche anno fa. Conoscevo Paul Marciano, quell’estate mi chiese: “Ti va di posare per la nostra prossima campagna?”. E io: “Ma dai, hai un sacco di modelli molto migliori di me”. Ha insistito, alla fine ho accettato. Soltanto sul set ho scoperto che ci sarebbe stata pure J-Lo. Wow. Me la sono ritrovata seduta sul pianoforte».
E?
«L’ho intrattenuta suonandole il Chiaro di Luna di Beethoven. Almeno tutti quegli anni di studio al conservatorio mi sono serviti».
A fare colpo sulle ragazze?
«Anche.Tutto fa brodo».
Mi sa che ci ha campato di rendita eh?
«Da ragazzo con gli amici invece di andare in discoteca ci piaceva organizzare il pianobar, con una bella bottiglia di vino. Diciamo che ce la siamo sempre cavata».
L’ultimo singolo è «Falling in love». Innamorarsi. Le è capitato spesso?
«Un domandone. Sarebbe un capitolo lunghissimo».
Riassuma.
«Mmm... Ho avuto due relazioni importanti. Ma a volte ci sono innamoramenti brevi che sono altrettanto veri».
Adesso è libero o preso?
«Restiamo nel vago. Lasciamo sognare. E poi mi innamoro ogni giorno della vita».
Questa risposta non vale. Da adolescente – ha raccontato – le compagne non la filavano proprio. Era «un nerd cicciottello e con i brufoli» come Luca Argentero?
«Qualche brufolo e qualche chiletto di troppo c’erano, in effetti. Piacevano altri tipi».
Poi ha recuperato. Non glielo devo ricordare io che è considerato un gran bel figliolo.
Ci scherza. «L’estetica conta, ma anche il carisma. E quello che gli racconti. Crescendo ognuno si studia le sue tattiche per conquistare».
La sua prima lettera d’amore alle elementari non andò tanto bene: respinto.
«In realtà no, funzionò. Lei era una mia amichetta. Ricambiava. Però quando la lesse si bloccò, era timida. Non mi parlava più. La lasciai. Proposi di tornare solo amici. Non la prese bene. E da lì ho capito quanto sono complicate le donne». Ride di nuovo.
Non teme di ricevere più complimenti per la bellezza che per la bravura?
«Vorrei che si parlasse più della mia musica, ma accetto ogni apprezzamento, prendo e porto a casa».
Com’è andata con Gianluca Grignani e la vostra cover, italiana e spagnola, de «La mia storia tra le dita»?
«Dopo aver registrato il brano ho contattato Gianluca. Mi ha risposto subito: “Sai, all’inizio ero quasi geloso perché l’avevi fatta proprio bene. Adesso invece, se non ti spiace, vorrei cantarne un pezzo insieme a te”. Ovviamente ho accettato. È venuto a casa nostra, è un uomo molto buono e sensibile».
Insieme che avete combinato? A parte duettare.
«Vuole sapere se siamo andati a fare baldoria? No, abbiamo fatto i bravi».
Nella lite con Laura Pausini non ci vuole entrare.
«Mah, è una cosa nata tra loro, non so se c’era un trascorso. Ci sono rimasto male, forse si poteva risolvere diversamente. Invece di fare la guerra magari la si poteva cantare tutti e tre insieme».
Si è esibito al matrimonio veneziano di Jeff Bezos e Lauren Sanchez.
«C’ero, non posso negarlo. Però non ho il permesso di parlarne, ho firmato un contratto. Mi sentivo una formica, in mezzo a tante persone importanti».
Ha fatto il regalo di nozze?
«Nooo».
Chiacchierava con Kim e Khloe Kardashian.
«Non posso riferirle niente manco di questo. Però non si è persa nessuno scoop».
Resta un ragazzo di campagna.
«Non esageriamo, in campagna c’è gente che fatica davvero. Però sono un tipo riservato, non mi piace stare al centro dell’attenzione. Amo svegliarmi all’alba per andare a funghi in Garfagnana. So riconoscere porcini e galletti. E l’altro giorno sono stato a raccogliere le olive con Fausto, che ha 60 anni ma è un mio caro amico. Con abbacchiatore, reti e cassette. Alla sera poi si va al frantoio e con il primo olio ci si condisce la pasta a casa, è tradizione».