Corriere della Sera, 13 ottobre 2025
Il lato nascosto di una leader nei ritratti di «Lady T». Londra celebra Thatcher
Come dice uno dei protagonisti della serie tv «Industry», sul mondo della finanza londinese, quando spiega perché le due persone che ammira di più sono Gesù e Margaret Thatcher, «in un caso è la ragione per cui noi tutti siamo qui, l’altro era un falegname...».
Dalla figura della Lady di Ferro, in Gran Bretagna e non solo, non si può sfuggire: e oggi che ricorre il centenario della nascita, la capitale britannica ha visto una celebrazione diversa dal solito, con una mostra dell’ultima ritrattista a dipingerla in vita.
Nel 2007, a soli 27 anni, Lorna May Wadsworth era una giovane artista cui fu concesso il privilegio di ritrarre dal vivo Margaret Thatcher, ormai 82enne, nella sua casa di Chester Square: fra la pittrice e l’anziana statista si stabilì un rapporto che permise di svelare il lato umano e fragile di una persona che aveva dominato la fine del Ventesimo secolo ma che viveva ormai reclusa, già affetta da demenza (e che sarebbe morta l’anno successivo).
«Quando l’ho dipinta già non era più la stessa persona – racconta Lorna al Corriere – ma nessuno lo sapeva, non era stato reso pubblico. Per me era una grande responsabilità essere lasciata sola in una stanza con questa donna, con la sua vulnerabilità. Ma ancora aveva quella tremenda presenza, quella grandezza nelle sue pose: la sua essenza, il cuore della sua persona era ancora lì».
All’inizio della prima seduta, la Thatcher condusse la giovane artista in un tour dei vari ritratti che le erano stati fatti nella sua carriera e che adornavano le pareti della sua residenza, le cui finestre erano pesantemente schermate per timore di cecchini. Poi si sedettero l’una accanto all’altra su un divano e Maggie suggerì: «Dovresti dipingere Dennis!», suo marito; al che la sua dama di compagnia le toccò la mano e sussurrò «ricordate, Lady T, Dennis è morto...». Un’ombra attraversò il suo voltò e mormorò «oh, sì», con la voce velata di tristezza.
La pittrice condusse cinque sessioni, ognuna delle quali sarebbe dovuta durare un’ora, ma che spesso si protraevano fino al pomeriggio. Una volta, ricorda Lorna, si permise di dire, mentre era inginocchiata sul pavimento per trovare l’angolo migliore, «stiamo arrivando a un’ora, Lady T...» (aveva preso a chiamarla così, sull’esempio delle sue dame di compagnia), ma lei rispose: «Come stai andando, tu?». «Molto bene, Lady T, molto bene», aggiunse imbarazzata la giovane artista: «Allora continua!», comandò con imperio la Lady di Ferro, senza staccarsi dalla sua posa, continuando a fissare un punto in lontananza.
Lorna nel corso della sua carriera ha ritratto personaggi come Tony Blair o l’arcivescoovo di Canterbury, ma la Lady di Ferro si era dimostrata una dei migliori modelli, molto disciplinata, molto ferma. «E una delle cose sorprendenti – aggiunge – era come fosse gentile con le persone, con quelli del suo staff. Una volta mi ha chiesto se poteva vedere il ritratto in corso d’opera o se fossi “uno di quegli artisti che mostrano il dipinto solo quando è finito”». «Sì, sono una di quelli – risposi – e sono uscita camminando all’indietro, stringendo la tela fra le braccia. È stato un tale atto di generosità consentirmelo».
Quando vide il ritratto completo, la Thatcher però commentò: «Piuttosto feroce...». Lorna replicò: «A volte noi donne dobbiamo essere un po’ feroci per farci valere». Ci fu una pausa e Lady T soggiunse: «Molto vero…».
Quel ritratto è ora nel quartier generale del partito conservatore: Lorna ne completò un altro, «In Memoriam», per poi lavorare alla serie dei «Legacy Paintings». Finita la mostra, andranno tutti all’asta: «Non sapevo che prezzo fissare, allora ho pensato: perché non fare una cosa thatcheriana, e lasciar decidere al libero mercato?». L’ultimo omaggio.