Avvenire, 12 ottobre 2025
Mattarella: sì all’adesione Ue di Moldavia e Nord Macedonia
La presidente moldava: l’Europa non sia più lenta di chi distrugge la nostra libertà. L’organismo giuridico indicato dal capo dello Stato come «un punto di riferimento»
Una storia lunga oltre tre decadi e un ruolo che, ancora oggi, resta attuale. La Commissione di Venezia, organo del Consiglio d’Europa costituito dai maggiori esperti in diritto costituzionale, ha festeggiato ieri il suo 35° compleanno alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle presidentesse della Moldavia, Maia Sandu, e della Macedonia del Nord, Gordana Siljanovska-Davkova.
La cerimonia si è tenuta a Palazzo Ducale: il capo dello Stato è arrivato in mattinata, accolto dal presidente del Veneto, Luca Zaia, e dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. «La Commissione di Venezia è un punto di riferimento e di appoggio di grande valore», ha sottolineato Mattarella durante la cerimonia, dove ha ribadito l’auspicio per un rapido ingresso nell’Ue di Moldavia e Macedonia del Nord. «Il tempo per il loro ingresso è maturo», ha sottolineato. «I moldavi hanno votato per la democrazia, ma non bisogna essere più lenti di chi distrugge la libertà», ha replicato la presidente di Chisinau, facendo riferimento alle recenti elezioni e alla costante minaccia della Russia. È una storia irta di ostacoli, quella della Commissione di Venezia. «Seguendo l’ispirazione dell’italiano Antonio La Pergola, nel 1988 il Consiglio d’Europa cominciò a riflettere sulla creazione di un forum di eminenti giuristi per lo sviluppo della democrazia e dello stato di diritto – ha spiegato Gianni Buquicchio, presidente emerito della Commissione -. Il progetto incontrò diverse resistenze perché gli Stati consideravano la Costituzione un ambito prettamente nazionale, però le riluttanze non ebbero la meglio, soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989». L’anno dopo, il 10 maggio, nasceva così la Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, oggi meglio conosciuta appunto come Commissione di Venezia, perché è lì che si svolgono le sue sessioni plenarie. «I primi dieci anni furono eroici – ha ripreso Buquicchio -, l’organo era naturalmente predisposto ad aiutare i Paesi dell’ex blocco sovietico a divenire delle democrazie. Con il tempo, grazie al suo soft power che consiste nell’elaborare opinioni, che non sono vincolanti ma raccomandazioni, la commissione ha guadagnato terreno e credibilità». Il 2002 ha segnato un momento importante: tutti gli Stati che fanno parte del Consiglio d’Europa ne divengono membri. Oggi fanno parte della Commissione 61 Stati: i 46 del Consiglio d’Europa, più Algeria, Brasile, Canada, Cile, Costa Rica, Israele, Kazakistan, Corea del Sud, Kosovo, Kirghizistan, Messico, Marocco, Peru, Tunisia e Stati Uniti. Ai lavori della Commissione partecipano anche altre organizzazioni e in particolare l’Ue.
«Alla fine degli anni Novanta mi chiedevo quale sarebbe stato il futuro della commissione – ha concluso il giurista -. E invece il lavoro è aumentato considerevolmente e continuerà ad aumentare, considerando il fatto che la democrazia è in fase di regresso. Oggi se la Commissione di Venezia non esistesse bisognerebbe crearla e credo che sarebbe complicato come lo fu alla fine degli anni Ottanta».