il Fatto Quotidiano, 12 ottobre 2025
Comunicazione e candidati: Salvini ora si affida ai Verdini
Venerdì pomeriggio, in piazza San Lorenzo a Firenze, Francesca Verdini non sembrava solo la first lady del segretario Matteo Salvini sotto al palco del comizio finale del centrodestra. Era molto di più. Oltre a fare da spalla al leader, era la più cercata dai dirigenti, ministri e parlamentari di maggioranza e sarebbe stata lei a consigliare al segretario di fare il bagno di folla dopo il comizio, dedicandosi ai selfie tra i militanti in piazza. “Ormai Firenze è la mia città perché qui ho trovato l’amore”, è stato il passaggio che il leader della Lega le ha dedicato dal palco. Stessa scena, raccontano, si era ripetuta a Pontida, a fine settembre quando non aveva lasciato solo Salvini per un attimo.
Nel Carroccio dicono che ormai Francesca Verdini sia diventata anche la principale consigliera del segretario. Gestisce l’agenda e lo aiuta nelle decisioni più importanti. A partire dalla nuova struttura della comunicazione della Lega. Nei giorni scorsi, infatti, è stato comunicato il cambio ai vertici dello staff del partito: Matteo Pandini resterà portavoce, ma ha lasciato l’ufficio stampa del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sostituito da Simone Rossi che fino a poche settimane fa faceva da ufficio stampa dei gruppi parlamentari. La new entry è Davide Vecchi – ex direttore dell’agenzia Dire, del Tempo e dei Corrieri degli Angelucci ed ex giornalista del Fatto – che la settimana scorsa ha assunto il ruolo di consulente della comunicazione del segretario. Una sorta di spin doctor che fa da raccordo tra Palazzo Chigi, il ministero e il partito: un consigliere politico da contrapporre al possibile arrivo di Gian Marco Chiocci dal Tg1 a Palazzo Chigi. Cambi di comunicazione anche in previsione delle elezioni politiche del 2027.
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Questo stravolgimento nella comunicazione non è piaciuto ai vertici della Lega e ha creato molti malumori nei gruppi parlamentari che avevano trovato una formazione stabile negli ultimi mesi. La decisione, fanno sapere due fonti interne al Carroccio, sarebbe stata presa anche su consiglio di Francesca Verdini, che con Vecchi ha un rapporto di amicizia di lunga data condivisa con il padre. Poi comunicata in una riunione tra Salvini e i vertici della Lega alla vigilia del Consiglio federale di metà settembre.
Ma non c’è solo la comunicazione e l’organizzazione su cui la famiglia Verdini ha giocato un ruolo nella strategia della Lega. Il padre Denis, che si trova ai domiciliari nella sua villa di Pian dei Giullari sulle colline fiorentine, è da sempre molto vicino a Tommaso Villa, ex forzista e oggi vannacciano che è stato candidato nel listino bloccato come capolista della Lega nel collegio fiorentino alle elezioni regionali di oggi e domani. Sarà lui, insieme all’altro vannacciano Massimiliano Simoni, ad avere ottime chance di essere eletto in consiglio regionale. Villa ha sostituito l’ex portiere della Fiorentina Giovanni Galli, già candidato nel 2014 al comune di Firenze contro Matteo Renzi (e anche in quell’occasione ci fu lo zampino di Verdini senior), che ha deciso di non ricandidarsi. Una strategia che ha provocato la spaccatura del partito in Toscana con i vecchi dirigenti che si sono ribellati alla “vannaccizzazione” e alla “verdinizzazione” del partito. Da ultima l’europarlamentare e coordinatrice regionale Susanna Ceccardi (candidata nel 2020 contro Eugenio Giani) che ha protestato animatamente con il segretario al consiglio federale di settembre.
Tra le idee su cui Verdini padre ha avuto anche un’influenza c’è quella del Ponte sullo Stretto di Messina, l’opera su cui Salvini ha puntato di più da ministro delle Infrastrutture che risale all’epoca di Silvio Berlusconi e Pietro Lunardi (quando Verdini era tra gli sherpa più importanti del Popolo delle Libertà). Venerdì, dal palco di piazza San Lorenzo, Salvini ha detto che “sul ponte sullo Stretto noi tiriamo dritti e andiamo fino in fondo”, rispondendo indirettamente ai rilievi della Corte dei Conti sull’opera (nei prossimi giorni dovrebbero arrivare le repliche del Cipess di Palazzo Chigi). Anche l’investimento sul ponte sullo Stretto sta provocando molti malumori al Nord, nella storica base leghista. Tanto più che, dopo l’accordo sul Veneto, Salvini ha ceduto la Lombardia a FdI. “Ormai siamo il partito delle due V – allarga le braccia un dirigente di primo piano – la Lega è in mano a Vannacci e Verdini”.