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 2025  ottobre 11 Sabato calendario

Gaza for Tajani

Le immagini dei gazawi in festa tra le macerie per la fine della mattanza e financo per Trump e quelle dei parenti degli ostaggi israeliani che si abbracciano a Tel Aviv straziano il cuore. E dovrebbero far vergognare i leader europei che non hanno fatto nulla perché accadesse prima: tutti premi Nobel per il miglior attore non protagonista. Ma dovrebbero anche inorgoglire chi in Europa s’è battuto in parlamenti, piazze, scuole, atenei, media e flottiglie per smuovere le coscienze e salvare l’onore dei nostri Paesi: è anche grazie a loro che Trump s’è deciso a costringere Netanyahu ad accordarsi con Hamas, cioè ad ammettere il totale fallimento. Invece chi dovrebbe vergognarsi esulta e chi dovrebbe esultare si vergogna. La Meloni s’imbroda per il “contributo silenzioso” al piano Trump: così silenzioso che nessuno se n’è accorto. Tajani riposta il video, forse fake, di due giovani gazawi che sventolano il tricolore in “segno di riconoscenza e gratitudine nei confronti di quello che ha fatto e farà l’Italia”. Purtroppo il filmato è di un account X pro Pal che dice “grazie italiani per essere insorti contro il vostro governo” in piazza. Tajani, vicepremier del governo che ha trattato quei manifestanti da terroristi e ha continuato ad armare Israele, crede che a Gaza festeggino lui. Anzi, popolare com’è anche là, si aspetta che ora sventolino pure i suoi poster.
In compenso molti pro Pal hanno accolto la notizia che riempie di gioia Gaza e Israele con un misto di fastidio e cordoglio. I talk sembrano veglie funebri: luci semispente, ospiti in gramaglie per la fine della cosiddetta guerra, volti luttuosi, pessimismo obbligatorio. Mancano solo le bandiere a mezz’asta e i De Profundis. Chi vaticinava che Trump avrebbe riempito il mondo di guerre non può ammettere che ne ha fermata almeno una. E se qualcuno pensava di trasformare la denuncia del genocidio in un mestiere fino alla pensione, dovrà trovarsene un altro. È la versione farsesca della sindrome di Rambo, tipica di ogni reducismo: torni dalla guerra, spesso combattuta nel salotto di casa, nessuno ti si fila. Si stava meglio quando si stava peggio, anche perché a stare peggio erano i palestinesi, che ora grazie a Trump non muoiono più e forse ricevono pure qualcosa da mangiare. Se il piano portasse la firma di Biden o della Harris o di qualche altro “buono”, quello sì sarebbe un fatto storico da Nobel. Come per Obama, Al Gore e persino l’Ue. Invece l’ha firmato il puzzone cattivo: quindi è finto, non dura, domani si torna a sparare. Così buoni e cattivi tornano ciascuno nel posto assegnato. E gli orfani e le vedove di guerra ritrovano una ragion d’essere. Possibilmente prima che Trump ci prenda gusto e si faccia tornare strane idee di pace pure fra Russia e Ucraina.