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 2025  ottobre 11 Sabato calendario

Salasso san Francesco

Farà certamente piacere a chi lavora tanto e non vede l’ora di godere di un giorno di riposo in più, e anche a chi negli anni a venire avrà una nuova data in più nel calendario annuale dei ponti. Ma aggiungere la data del 4 ottobre alla lista delle festività nazionali per celebrare San Francesco d’Assisi, come ha deciso di fare il Parlamento approvando nei giorni scorsi un progetto di legge che istituisce una nuova festa nazionale dedicata al patrono d’Italia, produce effetti economici non indifferenti. Perché per le imprese, e in misura minore anche per lo Stato, significa dover pagare comunque i propri dipendenti pur tenendo ferma la propria attività. E il conto è certamente salato.
Secondo le stime del Centro studi di Confindustria (Csc), infatti, ai valori di oggi ballano ben 3,6 miliardi di euro di stipendi, per l’80,5% a carico delle imprese private (2,98 miliardi di euro) e per il 19,5% a carico del settore pubblico. Tanto vale infatti una giornata di lavoro degli oltre 24 milioni di italiani che hanno una occupazione. A questo numero il Csc arriva partendo dai dati del monte retributivo, tenendo conto degli addetti a tempo pieno e di quelli a tempo parziale includendo straordinari, premi ed altre indennità.
La “tassa San Francesco” non scatterà subito perché l’anno prossimo il 4 ottobre cade di domenica, ma varrà per gli anni a venire. Come è noto, se la festività è infrasettimanale la giornata deve esser pagata anche se si gode la festività, se invece si lavora occorre pagare anche la maggiorazione per il festivo e poi prevedere una giornata di recupero, anche questa ovviamente pagata.
Oltre a questo occorre aggiungere l’impatto sulla ricchezza del Paese. Sempre secondo le stime del Centro studi Confindustria un giorno di lavoro in meno pesa per lo 0,08% del Pil. Ma in questo caso il Servizio studi della Camera nel commentare il disegno di legge nel classico dossier fornito ai deputati ha ripreso un parere già espresso nel 2000 spiegando che «è ragionevole ipotizzare che le imprese rimodulino la produzione recuperando le ore di fermo connesse alla giornata festiva» di conseguenza anche «gli eventuali minori introiti derivanti dal provvedimento sono di entità trascurabile». Nell’approvare la legge deputati e senatori un pensiero ai costi lo hanno fatto e per questo si sono premurati di stanziare i fondi per retribuire il lavoro festivo di quella fetta di dipendenti pubblici che nonostante la festività verrebbero comunque chiamati a prestare il servizio stanziando in maniera prudenziale in tutto 10.684.044 euro: 1,89 milioni per corpi di polizia, forze armate e vigili del fuoco e 8,79 per il comparto del Servizio sanitario nazionale.
Detto questo, resta però un dubbio: ma i parlamentari, vagliando questo nuovo provvedimento e portando a 12 il numero delle festività nazionali, ne hanno valutato a pieno gli effetti? «Certo che lo abbiamo fatto, ne abbiamo discusso, la nostra è stata un riflessione seria e molto importante, tant’è che Azione si è astenuta su questo provvedimento sollevando la questione dei costi per le imprese – risponde Maurizio Lupi, primo firmatario del pdl -. Ma io più che un costo questo lo considererei un investimento. Le feste nazionali non servono solo per restare a casa – spiega il leader di Noi moderati – ma servono per riconoscere il valore di quella determinata festa come momento di unità, di coesione e di riconoscimento di un popolo, come la festa del 2 giugno. E in un momento come questo – conclude Lupi – è importante che l’Italia, a 800 anni dalla morte di San Francesco, celebri e ricordi una figura che più di tante altre è simbolo di unità che anche per il mondo del lavoro, per cui rappresenta un riferimento importante». —