la Repubblica, 12 ottobre 2025
Libri, partite a tennis e una pizza. Anche il Papa ha il giorno libero
C’è chi giura che va anche a cavallo. Di sicuro papa Leone XIV sa cavalcare, e nei vent’anni che ha trascorso in Perù, dapprima come missionario e poi come vescovo, ha fatto ricorso a muli e cavalli per gli spostamenti lungo sentieri impervi per le macchine. E di sicuro qualche settimana fa gli hanno regalato due cavalli di pura razza spagnola, uno bianco e uno marrone.
Che Robert Francis Prevost ne approfitti per farsi una passeggiata a cavallo tra i boschetti, la fattoria e le aiuole all’italiana di Castel Gandolfo è plausibile, quanto è impossibile trovare conferme ufficiali, men che meno ottenere un’immagine. La rigorosa riservatezza che regna oltre le mura delle ville pontificie sui colli Albani è uno dei motivi per i quali il Pontefice nato a Chicago ama questi luoghi. Dove, salvo eccezioni – dopodomani, ad esempio, andrà dal presidente Mattarella al Quirinale – ha deciso di trascorrere il martedì di ogni settimana per staccare dal turbinio di impegni che lo hanno investito da quando il Conclave ha eletto lui, uomo cordiale ma schivo, a uno degli incarichi più pubblici del mondo. È il “day off” del Papa.
«Un’ottima idea!» commenta Joseph L. Farrell, nuovo priore degli agostiniani e amico personale del Papa: «Tutti noi abbiamo bisogno di ricaricare le batterie: passare un po’ di tempo in preghiera calma, riflettere, discernere. Potremmo riempire ogni ora a incontrare persone, pianificare, partecipare – tutte cose importanti. Ma ci vuole anche il tempo per respirare». Tanto più se sei un religioso abituato a coltivare la vita spirituale interiore.
In una recente intervista alla televisione di Chicago, il fratello del Papa, John Prevost, ha rivelato un piccolo dettaglio: a Castel Gandolfo Leone ha «davvero l’opportunità di rilassarsi, e non è necessario che indossi sempre l’abito papale».
Leone XIV, in realtà, non inventa nulla. Tradizionalmente è sempre stato il martedì il giorno di riposo del vescovo di Roma: domenica essendo impossibile per qualsiasi sacerdote prendersi una pausa, tanto più per un Papa, il lunedì riprendono tutte le attività degli uffici vaticani e il Pontefice non può mancare, il martedì è stato prescelto come il momento migliore per sospendere le udienze di tabella e i discorsi, le scadenze delle nomine e dei documenti da firmare. Francesco, come era nel suo temperamento, aveva infranto anche questa abitudine, Prevost, uomo metodico, non solo l’ha ripresa ma l’ha anche strutturata con il trasferimento settimanale a Castel Gandolfo.
«Noi siamo contenti che abbia trovato nelle ville pontificie il luogo per uno stacco dal Vaticano, e vogliamo lasciarlo in pace, senza proporgli appuntamenti, celebrazioni o incontri», spiega il vescovo di Albano, monsignor Vincenzo Viva. «Gli piace il contatto con la natura e la tranquillità. E non è ospite, questa è casa sua».
Il Papa arriva ormai regolarmente il lunedì sera, trascorre la mattinata o l’intera giornata del martedì, e riparte per il Vaticano il pomeriggio o la sera. Il riposo, in realtà, è molto relativo: si porta dietro scatoloni di carte e documenti, qui ha scritto la sua prima esortazione apostolica e ha rilasciato la sua prima intervista, qui ha ricevuto il presidente ucraino Zelensky e i capi della Chiesa armena, da qui chiama la parrocchia di Gaza, viene aggiornato dai suoi collaboratori su tutti i dossier caldi della Chiesa e dell’attualità mondiale. Ma almeno per qualche ora può staccare.
Per ora abita a Villa Barberini perché il palazzo apostolico è stato trasformato da Bergoglio in museo. Era la dimora riservata ai segretari di Stato, quando seguivano il Papa in villeggiatura. A mettere un po’ in ansia gli uomini della sicurezza c’è l’esposizione a ridosso della strada. Passano pellegrini e curiosi, alla guardiola è un via vai di gente del posto che lascia regalini o lettere, i giornalisti hanno imparato ad attendere l’uscita del Pontefice per una rapida conferenza stampa settimanale sul marciapiedi.
A Leone la palazzina piace: da un lato, quello della strada, può ammirare il lago che riempie il bacino del vulcano, dall’altro intravede, in lontananza, il mare di Anzio, che si illumina al tramonto: nel 1944 fu dalle ville Pontificie che videro per primi lo sbarco degli alleati, episodio che non può non tornare alla mente di un Papa il cui nonno, Luis Marius Prevost, partecipò allo sbarco in Normandia.
Addentrandosi tra i giardini del borgo Laudato si’, poco lontano dalla villa, sorgono poi un campo da tennis (coperto da una tettoia) e una piscina (riscaldata). Può sembrare un lusso, in realtà è una necessità: Prevost è abituato all’attività sportiva, prima di diventare Papa andava un paio di volte a settimana in palestra e giocava a tennis nel campo degli agostiniani, a pochi metri da piazza San Pietro. Ora può fare un po’ di sport solo al riparo da sguardi indiscreti – e infatti se ne sa pochissimo. Si dice che giochi a tennis con il segretario peruviano, don Edgar Rimaycuna, come faceva quando era cardinale. E che si faccia qualche nuotata mattutina come soleva fare Giovanni Paolo II, altro Papa atletico che quella piscina fece costruire.
Dai comuni del circondario per un verso vorrebbero vederlo di più, per un altro vogliono rispettare il suo momento di pausa. Un bar gli ha inviato i cornetti, un pizzaiolo di Albano gli ha proposto una pizza. «Gli ho chiesto: “Santo Padre, ma le piace la pizza tonda?”. E lui ha fatto: “Come no? Possiamo fare martedì sera”» racconta Alessandro Pacetti. Che da allora osserva il day off del Papa a Castel Gandolfo con un pensiero: «Spero che abbia ancora voglia di pizza».