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 2025  ottobre 12 Domenica calendario

Meno sedili di Economy, più di Business: così cambiano gli aerei europei e americani per i voli intercontinentali

Quando United Airlines farà volare nel 2026 il suo primo Boeing 787-9 con le nuove cabine, batterà un record negli Usa: il 45% dell’aereo – il doppio rispetto alla situazione attuale – sarà occupato dalle poltrone di Business e Premium economy (99 su un totale di 222), la parte più redditizia per i vettori. Sfiorerà, di poco, il primato di British Airways che in alcuni dei suoi Boeing 777 vede quasi la metà dei sedili nelle classi Prima, Business – che arrivano fino a metà fusoliera – e Premium economy. 
Biglietti da migliaia di euro
I vettori statunitensi ed europei stanno trasformando la planimetria dei loro aerei di lungo raggio spostando il baricentro verso le classi più redditizie: via alcuni sedili di Economy, ecco aggiungersi poltrone di Prima, Business e Premium economy. Ai fortunati che vi si siedono davanti – e che pagano anche 10-12 mila euro per il biglietto – spetta ogni tipo di lusso: caviale, champagne, maxi schermi ad altissima definizione, spazio sufficiente a trasformare la suite in una camera da letto, porte per garantire la privacy, pigiama e pantofole, cuffie con cancellazione del rumore. 
Il risultato? L’analisi del Corriere sulla programmazione delle principali compagnie sui voli transatlantici (i più remunerativi) – nel secondo trimestre del 2026 – mostra che le poltrone di Prima classe vedranno un aumento del 16% rispetto allo stesso trimestre del 2019 (pre-Covid), quelle di Business balzeranno del 14%, la Premium economy segnerà uno spettacolare +124%. In tutto questo l’Economy si ridurrà del 9%, pari a 17 sedili in meno, in media, per aereo, stando ai dati forniti dalla piattaforma specializzata Cirium. 

Sulle rotte transatlantiche
A trainare la trasformazione, in queste settimane, sono soprattutto le compagnie statunitensi United Airlines, Delta Air Lines e American Airlines. È, in realtà, un inseguimento dei rivali (e alleati) europei, che questo cambiamento l’hanno avviato poco prima della pandemia. E continuano a farlo, come mostrano le iniziative più recenti di Lufthansa, Swiss e Air France. Ecco perché, nel 2° trimestre 2026 (aprile-giugno), a bordo dei vettori europei il 29% dei posti a sedere è nella sezione più costosa e il 71% in Economy, mentre i velivoli statunitensi mostrano un peso delle classi Business e Premium economy del 22%. 
L’impatto sui conti
«Negli ultimi dieci anni la crescita dei ricavi derivanti dalle classi premium ha superato quella di Economy», hanno scritto gli analisti di Deutsche Bank in una nota. E proprio per questo i vettori Usa spingono ancora di più, spendendo miliardi di dollari sul prodotto. I conti di Delta Air Lines spiegano bene il motivo: nel 3° trimestre 2025 (luglio-settembre), su circa 12 miliardi di dollari di ricavi dalla vendita dei biglietti, quasi la metà è stata realizzata grazie alle classi Business e Premium economy (che balza del 9% rispetto all’estate 2024), mentre l’Economy addirittura cala del 4% rispetto a un anno prima. 

I posti sui velivoli
Esaminando i vettori principali sulle rotte transatlantiche (Lufthansa, Swiss, Air France, Klm, British Airways, American, Delta, United) e utilizzando come parametri i velivoli a doppio corridoio e due motori (Airbus A330, A350, Boeing 767, 777 e 787) – per un migliore confronto, dal momento che Lufthansa utilizza anche gli Airbus A380 e Boeing 747 a due piani – emerge che i sedili in media sono passati da quasi 268 nel 2019 a 273 nel 2025, per scendere a meno di 271 nel 2026. 

Le quattro classi
Stando ai dati relativi al secondo trimestre 2026, rispetto al periodo pre-Covid la quota media dei posti in Economy è scesa dal 79,6% al 72,4%, mentre Business e Premium economy hanno guadagnato terreno, attestandosi rispettivamente al 17,4% (era il 15,3% nel 2019) e all’8,9% (era il 4% nel 2019). La Prima classe resta una nicchia, sfruttata al momento soltanto da alcuni vettori europei, e rappresenta poco più dell’1% dell’offerta complessiva. 
La ricerca di una migliore esperienza
Le turbolenze macroeconomiche e geopolitiche non sembrano preoccupare le compagnie. Anzi, c’è in alcune la convinzione che i passeggeri – che negli ultimi anni ne hanno vissute di ogni, dalla pandemia all’invasione dell’Ucraina fino alla crisi in Medio Oriente – si stiano un po’ «abituando» a viaggiare durante i periodi complicati. Se poi si aggiunge la tendenza a prolungare i viaggi di lavoro per aggiungere giorni di svago, e la voglia dei neo-pensionati di girare il mondo ecco che le prenotazioni decollano. 

«C’è una forte domanda»
«Forse c’è sempre stata più domanda per le classi premium, ma non la stavamo soddisfacendo», ha detto durante un’intervista a Bloomberg l’amministratore delegato di United Airlines, Scott Kirby. Ma con aerei sempre più sbilanciati verso le classi più costose non c’è il rischio che alla prima crisi economica seria nessuno compri più le poltrone? «Quello che vediamo è che sempre più clienti scelgono di passare alle classi premium», ha detto di recente al Corriere, a margine di un evento, Dieter Vranckx, Chief commercial officer del gruppo Lufthansa. «Al momento il trend ci sembra davvero solido». Del resto il motto del ceo del colosso tedesco, Carsten Spohr, da qualche tempo è uno solo: «Premium, premium, premium».