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 2025  ottobre 12 Domenica calendario

Monza, la stazione del degrado: armi fai da te dei ragazzini, rapine nei sottopassi, droga. I maranza a bordo e quei treni di paura dei pendolari

«Oggi m’hanno ciulato la bici» dice di sabato pomeriggio il barista dell’unico bar della stazione ferroviaria di Monza rimasta ferma, tant’è piccola e stretta, al 1800 quando il Regno Lombardo-Veneto inaugurò la Milano-Monza, seconda gloriosa tratta d’Italia, pensate un po’. 
Al bancone del bar c’è poggiato un anziano di quelli classici da bancone, ovvero di mondo, diffidenti, in guardia, ganassa, voci autentiche della pancia del popolo, che parlano e ascoltano per ore oppure se mancano gli interlocutori tacciono, lo stesso, per ore, osservando comunque. Scrutando. 
Dice: «Il ladro non era italiano, vero?». 
Il barista, e intanto sciacqua le tazzine, quante tazzine, nemmeno stanno nel lavandino, formano una pila: «Qualcuno ha visto... Scappava... Uno straniero, ha preso la bici ed è scappato via, ma non ne faccio una questione razziale... La bici non la rivedo più, ci venivo al lavoro». 
Il vecchio: «Ovvio». 
Parola d’ordine: far (fare) tardi
Alle spalle dell’anziano un monitor aggiorna sugli orari dei treni: pur essendo sabato, come abbiamo detto, ed è un sabato senza scioperi, senza occupazioni, senza presìdi di sorta, senza traffico ingolfato da Monza a Milano, un sabato con gli uffici chiusi e le scuole chiuse, il fatto che vi siano continui ritardi – per la Valtellina, per Porta Garibaldi, per Albairate, insomma per ovunque – ha del sensazionale.  Complimenti ai responsabili, ma sul serio. Ci vuole della genialità, ci vuole della costanza, ci vuole faccia tosta. 
Ora, non staremo qui a relazionarvi sulle promesse degli amministratori su che cosa, i prossimi anni dopo la super mega fanta pazzesca milionaria opera per ristrutturare, dovrebbe diventare la stazione, con miglioramenti garantiti pure per i treni dei pendolari. Poveracci.
La città di Monza ha 123 mila abitanti e includendo la provincia arriviamo a 900 mila persone, ogni giorno i passeggeri che salgono e scendono dai treni sono 40 mila, i treni in transito sono 358 al giorno, le biglietterie automatiche son poche e di frequente scassate – le scassano con l’obiettivo di accedere alla cassa del denaro oppure per divertimento o per rabbia – mentre i binari sono soltanto 7 e chissà com’è stato possibile che nei decenni non siano riusciti a inventarsi soluzioni d’ampliamento. Troppo difficile. Meglio delegare ogni questione alle forze dell’ordine, sempre più diviene esercizio italico quello d’incolpare carabinieri e poliziotti anche dell’aumento delle spese condominiali o della pizza consegnata a domicilio fredda nel cartone, figuriamoci dunque della quotidianità della stazione, dentro e intorno.
La disperazione dei minorenni
Il 7 ottobre, martedì, la polizia ha fermato un minorenne che nella scarpa nascondeva un coltello lungo 19 centimetri, se l’era fabbricato lui, assemblando pezzi raccolti in giro; il ragazzino è un tunisino venuto senza famiglia, alterna il carcere minorile alle comunità, che sono poche e sono di massima chiuse il sabato e la domenica, è un problema grande del quale nessuno pare interessarsi, forse affrontarlo e offrire soluzioni non porta voti, al contrario li leva; questo ragazzo vive per strada, e la strada è dura. 
A Milano, e non soltanto a Milano, l’attualità ci dice che le presenze più numerose sono quelle dei ragazzini dall’Egitto, in particolare dal Nord della nazione in forte crisi economica. Abbiamo chiesto, per discutere della vicenda, al consolato a Milano, dove hanno una evidente ottima visuale, vediamo se e cosa risponderanno, ci sarebbero anche le istituzioni locali, ma lasciamo perdere in partenza, con rispetto. 
  
Torniamo alla stazione. Nonostante le telecamere, i corridoi sotterranei  che conducono ai binari sono luoghi di rapine, specie collanine (nei giardini intorno si spaccia droga per mano dei soliti pusher, marocchini del circuito dei boschi delle Groane).  Ci dice un poliziotto che a Monza finché il carcere ha le porte girevoli tipo l’ingresso d’un hotel non andiamo da nessuna parte anzi il sistema va allo scatafascio. 
I ritardi annunciati con i foglietti
Agenti e carabinieri ci elencano le posizioni irregolari di questo e quel disgraziato, di questo e quello spietato predatore, di questo e quello che offende, minaccia, prova a piantarti una lama in pancia, di questo e quello che soffre dopo quanto vissuto nell’attraversare il deserto, la Libia, il Mediterraneo, ferite mentali profonde e spaventose, una sofferenza grande; in maggioranza si tratta di migranti, le provenienze geografiche illustrano il Nordafrica e il Centrafrica; li catturano poi il magistrato li rimanda fuori, notificano loro l’espulsione e consegnano fogli di via ma tanto se ne fregano; abbondano le segnalazioni di malesseri, disagi, paure, certi pezzi di stazione ormai sono divenuti dei pisciatoi quasi ufficiali, ci sono i bagni ma vanno a monete, serve un euro, se uno non ha le monete s’arrangia; c’è un supermercato annesso alla stazione, sempre in misure extra-limitate, tutto è davvero sproporzionato rispetto alla gente che infatti s’ammassa, spinge, s’alita e sbava e tossisce e maledice addosso; un foglietto in formato A4 al muro – ma perché santo cielo uno dovrebbe guardare il muro per verificare eventuali comunicazioni ai viaggiatori ? – avvisa che fino al 18, sabato, sono previsti ritardi per lavori alla stazione di Porta Garibaldi.
I treni delle prepotenze
Ne mancano di cose, nella stazione, il sindacato di polizia Coisp vigila, documenta, sprona, ma non può essere il contrasto l’eterna soluzione; ne mancano di cose, ma ci sono le macchinette mangia-soldi che devastano esistenze: sono delimitate da un separé, hanno attaccato un cartello della Regione in caratteri invisibili rammentando che «il gioco d’azzardo può diventare un problema». 
Un tipo vestito da muratore quasi piange innanzi alla mancata vincita; una signora smanetta con le slot e fa i palloncini con la cicca.
Le cronache puntuali del nostro Federico Berni, i suoi articoli, ci aggiornano sui mutamenti di Monza e del territorio, gli episodi e gli scenari; ed ecco, della stazione avete letto un po’ fino a qui, dopodiché ci sono i treni, i maranza sopra che fanno e disfano, le donne che si cercano per stare una fianco all’altra, i timori sacrosanti del personale che lavora a bordo, le prevaricazioni, un gran disordine generale, anche Monza è malata, anche Monza soffre, un esercizio provinciale indignarsi contro le evidenze, aggrapparsi al campanilismo, anziché mettersi di sana pazienza e sanissima onestà ad ascoltare i realistici resoconti degli sfortunati in viaggio ogni benedetto dì, pace a loro.