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 2025  ottobre 10 Venerdì calendario

Yara Gambirasio e il video del furgone di Bossetti. «L’ex capo del Ris deve pagare 35.000 euro»

Molto ruota attorno al video del furgone di Massimo Bossetti che – stando all’esito del processo – girava intorno alla palestra di Yara Gambirasio per ore, prima di sequestrarla e ucciderla brutalmente. A livello penale l’ex comandante dei Ris, Giampietro Lago, per tutti i giornalisti, circa 18, che erano stati accusati di averlo diffamato per aver scritto che si trattava di un video fake, il gip del Tribunale di Milano aveva archiviato il caso, ma a livello civile era rimasta ancora una causa in corso, che nei giorni scorsi la corte d’Appello di Bologna ha chiuso nelle sue fasi di merito.
Lago dovrà restituire i soldi avuti al termine del primo grado civile: nessuna diffamazione, nessun danno. Il settimanale «Oggi», infatti, in primo grado era stato condannato dal Tribunale di Parma, dove era residente all’epoca Lago, a pagare 35 mila euro al colonnello Lago per diffamazione ma i giudici di secondo grado sono stati di diverso avviso, e accogliendo le tesi dell’avvocatessa Caterina Malavenda hanno condannato l’ex ufficiale dei carabinieri, ora in pensione, a restituire i soldi ricevuti in primo grado. «Legittimo diritto di cronaca», la fondamentale motivazione della sentenza d’Appello. Il video della discordia mostrava un furgone bianco che girava intorno alla palestra frequentata dalla vittima, Yara Gambirasio, in orari compatibili con la sua scomparsa.
Nel 2015 si scoprì poi che alla stampa non era stato specificato che si trattava di un collage di immagini del furgone diffuso per scopi comunicativi. Un montaggio in pratica. Le critiche, dure e aspre, dei media per l’operato dei Ris di Parma non erano piaciute al loro ex comandante, che aveva querelato molti giornalisti penalmente, e chiesto anche i danni ad alcune testate giornalistiche in sede civile. Il video che non è mai entrato nel dibattimento del processo penale che ha portato alla condanna definitiva all’ergastolo per Massimo Bossetti è alla base sia dei procedimenti penali, archiviati, sia dei contenziosi civili. I giudici Gaudioso, Giuliano e Scalise della corte d’Appello di Bologna hanno fatto proprie le conclusioni dei colleghi milanesi su una vicenda analoga, che riguardava il quotidiano «Libero». Si legge infatti in sentenza: «Ebbene, a parere di questo collegio meritano di essere condivise le motivazioni contenute nella più recente sentenza del Tribunale di Milano, sostanzialmente coincidenti con quelle del gip del Tribunale di Milano del 2021 che aveva archiviato le posizioni penali dei giornalisti querelati». E continuano sottolineando l’assoluta legittimità delle critiche al video dei Ris di Parma da parte del settimanale «Oggi».
«Più in dettaglio, il Tribunale di Milano, pronunziatosi sulla natura diffamatoria o meno dell’originario articolo, cui hanno fatto seguito a cascata tutti quelli successivi, ha escluso la natura diffamatoria di detto articolo, e degli altri, ravvisando, correttamente, la sussistenza di un legittimo esercizio del diritto di critica». Il video del furgone era dunque criticabile da tutti gli organi di stampa. Si chiude l’ultimo capitolo giudiziario di questa vicenda parallela all’omicidio feroce di Yara Gambirasio, concluso in ogni sua fase processuale con l’ergastolo a Massimo Bossetti, che ad ogni modo ha fatto e farà discutere ancora per molto tempo. Una tragedia che rimarrà a lungo nella memoria collettiva.