Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 10 Venerdì calendario

I conti fasulli su San Siro per vendere alle squadre

Prima, concessione a Milan e Inter per 99 anni. Poi, ristrutturazione. Infine, vendita per lasciarlo abbattere. Lo stadio Meazza è da sei anni oggetto di un ping-pong di proposte e di un mercato dei tappeti per stabilire prezzo e condizioni. Ma con un punto fermo: a condurre il gioco è sempre stato l’operatore privato (i rappresentanti dei fondi americani che per ora posseggono Milan e Inter), mentre l’amministratore pubblico (il sindaco e i dirigenti del Comune di Milano) è stato subordinato e obbediente. Lo dimostrano le chat tra i rappresentanti di Milan e Inter e i vertici di Palazzo Marino: il direttore generale Christian Malangone, l’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi, la dirigente Simona Collarini (tutti e tre già indagati dalla Procura per altre vicende). Ma a leggere i documenti di questa storia infinita si scopre che i costi dell’operazione – ristrutturazione o costruzione di un nuovo stadio – sono stati cambiati, nascosti, modificati, come in un gioco delle tre carte. Si poteva ristrutturare, il glorioso Meazza. Invece le squadre volevano e continuano a volerlo abbattere, per costruirne uno nuovo e soprattutto per costruirci attorno grattacieli, uffici, hotel, centro commerciale: un’operazione immobiliare da 1,3 miliardi di euro. Questa, e non lo stadio, è il fulcro dell’affare.
Giugno 2022. Un comitato di cittadini chiede un referendum per consultare i milanesi, chiedendo loro se vogliono un nuovo stadio o preferiscono la ristrutturazione del Meazza. Ma ecco che il Comune produce un documento in cui afferma che “i costi di ristrutturazione ammontano approssimativamente a 510 milioni di euro, rispetto ai 650 per il nuovo stadio”. Firmato: Simona Collarini, direttore settore Rigenerazione urbana. La differenza tra 510 (per ristrutturare) e 650 (per costruire da zero) è così ridotta da far concludere che ristrutturare non conviene: “La verifica complessiva di fattibilità tecnico-economica di quanto proposto non consegue esito positivo”. Dunque inutile fare il referendum, dicono a Palazzo Marino. Ma è proprio così?
Marzo 2025. Milan e Inter presentano in Comune il DocFap, il Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali. Nelle sue pagine, le cifre sono altre: per la ristrutturazione completa del Meazza si prevede un costo di 371 milioni, mentre per la costruzione ex novo dell’impianto il costo previsto è di 810 milioni. Ristrutturare costa meno della metà che costruire un nuovo impianto. A questo punto, il consigliere comunale Enrico Fedrighini, ambientalista eletto nella lista Sala ma oggi confluito nel gruppo misto, in data 5 settembre 2025 pone per iscritto a Collarini una serie di domande. Da quale fonte è arrivata quella valutazione dei costi comunicata nel 2022 dalla direzione Rigenerazione urbana che l’aveva usata per motivare il no al referendum? Quale verifica è stata svolta per arrivare a una stima di quasi equivalenza dei costi di ristrutturazione e nuova edificazione, ora smentita dagli stessi proponenti dell’operazione, cioè Milan e Inter? Chi ha effettuato la verifica?
La risposta di Collarini tarda ad arrivare. Arriva solo il 7 ottobre 2025, ormai dopo la fatidica notte tra il 29 e il 30 settembre in cui il Consiglio comunale approva (con l’aiuto di Forza Italia) la vendita di San Siro e il via all’operazione immobiliare da 1,3 miliardi di euro sui terreni attorno allo stadio. “Le stime di ristrutturazione indicate dalle Squadre non sono state oggetto di verifica da parte degli uffici, ma riportate esclusivamente come ipotetico scenario comparativo”. Tradotto: l’amministrazione comunale nel 2022 ha usato, in un atto ufficiale, la stima fornita da chi si candidava a comprare. Il venditore di un bene pubblico (lo stadio) accettava le cifre del compratore senza compiere alcuna verifica. Senza neppure prendere in considerazione gli atti depositati da soggetti terzi, come i progettisti Aceti e Magistretti, che avevano presentato in Comune un progetto di ristrutturazione del Meazza. Un maledetto imbroglio. Con cui l’amministrazione comunale ha fatto cadere l’ipotesi di ristrutturazione per fare quello che volevano i fondi Redbird (Milan) e Oaktree (Inter): comprare – a prezzo di saldo – per abbattere il Meazza e procedere con la speculazione edilizia a San Siro.