lastampa.it, 10 ottobre 2025
Nobel per la Pace: tutti quelli che non hanno vinto
Fra i 338 candidati totali era la favorita per la vittoria del Nobel per la Pace secondo gli analisti: la rete sudanese Emergency Response Rooms. L’organizzazione, nata dai comitati di resistenza della rivoluzione sudanese del 2019, è diventata «la spina dorsale della risposta umanitaria del Paese tra guerra, sfollamenti e collasso dello Stato», secondo il direttore esecutivo della fondazione, Ole von Uexkull. La rete opera in aree difficilmente raggiungibili dalle organizzazioni internazionali in un Paese che dal 2023 combatte una guerra civile che conta circa 8 milioni di sfollati. La rete sudanese il 1 ottobre 2025 ha vinto il Right Livelihood Award (il premio per “un’esistenza giusta”) spesso definito il “premio Nobel alternativo”.
Il secondo grande escluso è il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che con il via libera di Israele e Hamas alla prima fase del piano di pace per Gaza puntava a portare a casa il riconoscimento. «Basiamo le nostre decisioni unicamente sul lavoro e la volontà di Alfred Nobel». Così il presidente del Comitato del Nobel per la Pace, Jorgen Watne Frydnes, ha risposto alla domanda di un giornalista sulle richieste avanzate da Trump negli ultimi mesi per ottenere il prestigioso riconoscimento.
I betting analyst di Better e Betflag vedevano come favorita anche Yulia Navalnaya, vedova del dissidente russo Alexei Navalny morto il 16 febbraio 2024. Dal 2024 è presidente della Human Rights Foundation, un’organizzazione con sede negli Stati Uniti. Navalnaya utilizza questo ruolo per intensificare la lotta del suo defunto marito contro il presidente russo Vladimir Putin.
Le probabilità che il Nobel andasse al presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky erano più scarse. Secondo gli analisti era dato per quarto, appena sotto al podio. L’Europarlamento aveva fatto il suo nome come potenziale candidato già nel 2022, anno dell’invasione russa dell’Ucraina.
Anche l’Unrwa – l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente – era fra i candidati favoriti, come nel 2024. L’agenzia è stata fondata nel 1949, dopo la guerra arabo-israeliana. Fornisce assistenza, protezione e difesa dei diritti ai rifugiati palestinesi registrati in Medio Oriente, circa 5 milioni. A ottobre 2024 la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato due proposte di legge: una per bloccare qualsiasi attività dell’Unrwa. Fra i candidati anche Medici senza Frontiere, già vincitore del premio nel 1999. Ventisei anni fa Msf riceveva il premio Nobel per la Pace «in riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico realizzato in vari continenti» scrive l’associazione, e per onorare lo staff medico dell’organizzazione impegnata a curare decine di milioni di persone in tutto il mondo.
Fra gli esclusi di quest’anno compare anche l’attivista svedese Greta Thunberg, appena tornata da Israele dopo l’imbarco sulla Flotilla per Gaza e l’arresto.
Greta Thunberg era stata candidata al Nobel per la Pace già nel 2019 come leader del movimento globale per il clima Fridays for Future. Dal 2018 scioperava ogni venerdì davanti al Parlamento di Stoccolma chiedendo misure contro i cambiamenti climatici.