lastampa.it, 10 ottobre 2025
Incriminata un’altra nemica di Trump: è la procuratrice generale di New York Letitia James
Un gran giurì, in Virginia, ha incriminato la Procuratrice Generale di New York, Letitia James, il secondo nemico di Trump ad affrontare un procedimento federale nelle ultime settimane.
James è stata accusata di frode bancaria e di false dichiarazioni a un istituto finanziario, dopo che il presidente Donald Trump aveva chiesto pubblicamente che fosse incriminata.
L’accusa sostiene che James abbia acquistato una casa a Norfolk, in Virginia, nel 2020, con un mutuo che la obbligava a utilizzarla come seconda casa, ma che alla fine l’abbia affittata a una famiglia, usandola come investimento immobiliare.
L’accusa è di aver mentito sul reale utilizzo della casa per ottenere un tasso d’interesse più favorevole e risparmiare circa 19.000 dollari.
James, vale la pena ricordare, è la procuratrice democratica che, nel 2024, ha vinto una causa civile a New York contro Trump, dopo averlo accusato di aver gonfiato fraudolentemente il valore dei suoi beni immobiliari. Un giudice condannò il tycoon a pagare quasi 355 milioni di dollari in sanzioni per frode.
Un verdetto che, ad agosto 2025, è stato confermato da una corte d’appello, anche se la sanzione pecuniaria è stata annullata, poiché ritenuta eccessiva. Fin dall’inizio della causa, nel 2022, James aveva attirato l’ira di Trump che ha definito la democratica come «feccia», «corrotta» e «razzista».
La procuratrice, in un video, ha etichettato le accuse come infondate e «nient’altro che una continuazione della disperata strumentalizzazione del nostro sistema giudiziario da parte del presidente».
L’imputazione – arrivata esattamente due settimane dopo quella contro James Comey, ex direttore dell’FBI e critico di Trump – ha intensificato l’ingerenza del presidente nel sistema giudiziario americano, infrangendo le consolidate norme d’indipendenza del Dipartimento di Giustizia per cercare di vendicarsi dei suoi oppositori politici.
Sia il caso Comey che quello di James hanno seguito un percorso sorprendentemente non convenzionale verso l’incriminazione.
Il mese scorso, l’amministrazione Trump ha estromesso Erik Siebert, il procuratore del distretto orientale della Virginia che aveva supervisionato entrambe le indagini e aveva resistito alle pressioni per presentare accuse, sostituendolo con Lindsey Halligan, un’assistente della Casa Bianca che aveva lavorato come avvocato per Trump, ma che non aveva mai ricoperto in precedenza la carica di procuratore federale.
Halligan, dopo l’incriminazione contro James, ha dichiarato in una nota: «Nessuno è al di sopra della legge. Le accuse, come affermato in questo caso, rappresentano atti criminali intenzionali e gravi violazioni della fiducia del pubblico».
In entrambi i casi di James e Comey, i procuratori che avevano condotto le indagini hanno riferito che non c’erano prove sufficienti per formulare accuse davanti a una giuria popolare.
Il fatto che un’incaricata del presidente sia ora riuscita a convincere due gran giurì probabilmente darà ancora più coraggio al presidente, che ha chiesto l’imputazione di vari nemici politici, nonostante le prospettive di condanna siano tutt’altro che certe.
Dopo Comey e James, Trump vorrebbe un’incriminazione anche per figure come il senatore Adam Schiff, reo di aver aperto un’indagine del Congresso contro di lui dopo i fatti del 6 gennaio 2021, e John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, visto dal repubblicano come un traditore.
Nel frattempo, questo mercoledì, Comey si è dichiarato non colpevole delle accuse di aver mentito e ostacolato il Congresso nel 2020, e il suo avvocato ha affermato che avrebbe chiesto l’archiviazione del caso in quanto si tratterebbe solo di un procedimento vendicativo e selettivo.
Sia da parte dei democratici che di alcuni repubblicani, la preoccupazione è che queste azioni penali ad hoc abbiano inaugurato un’era turbolenta per gli Stati Uniti, con un Dipartimento di Giustizia sempre più sotto il diretto comando di un presidente intenzionato a utilizzare le forze dell’ordine federali per perseguire i suoi avversari, proteggere i suoi alleati e ridefinire il concetto di crimine a proprio vantaggio.
Nelle ultime settimane, Trump ha intensificato la sua campagna contro i suoi presunti rivali, facendo pressioni pubbliche affinché l’ufficio del procuratore degli Stati Uniti, in Virginia, perseguisse James e Comey.
Il mese scorso aveva pubblicato sui social media un post in cui faceva pressioni direttamente sulla Procuratrice Generale degli Stati Uniti, Pam Bondi, affermando che i due erano «colpevoli come l’inferno» e dichiarando che l’incriminazione non si potesse più rimandare.
In un post su X pubblicato poco dopo la presentazione dell’atto d’accusa contro James, Bondi ha scritto: «Un unico livello di giustizia per tutti gli americani».