la Repubblica, 10 ottobre 2025
Putin: responsabile per l’aereo azero caduto
Ci è voluto quasi un anno, ma alla fine il presidente russo Vladimir Putin ha ammesso col leader azero Ilham Aliyev le responsabilità di Mosca nello schianto di un aereo dell’Azerbaijan Airlines il 25 dicembre del 2024. L’Embraer 190 diretto da Baku al capoluogo ceceno Groznyj si era schiantato in Kazakhstan, uccidendo 38 delle 67 persone a bordo dopo essere stato colpito dalla contraerea russa.
Un ‘tragico incidente’
Un anno fa Putin aveva presentato le sue scuse per quello che aveva definito un «tragico incidente», ma senza assumersene la colpa né offrire indennizzi. Ieri, incontrando Aliyev a Dushanbe, in Tajikistan, ha invece spiegato che la difesa aerea russa era in azione il giorno della tragedia a causa della presenza di droni ucraini nei cieli sopra Groznyj. «I due missili lanciati non hanno colpito direttamente l’aereo, ma sono esplosi a pochi metri di distanza, circa 10», ha detto Putin. All’aereo era stata offerta la possibilità di atterrare nella vicina Makhachkala, ma aveva preferito deviare verso il Kazakhstan dove si era schiantato tentando un atterraggio di emergenza, ha spiegato Putin promettendo risarcimenti. Aliyev lo ha ringraziato e ha accolto con favore lo «sviluppo positivo» dei rapporti tra Mosca e Baku.
L’inasprimento dei rapporti
Le relazioni tra i due Paesi si erano ulteriormente inasprite lo scorso giugno quando, durante un raid a Ekaterinburg, sei membri della diaspora azera erano stati arrestati con l’accusa di omicidio e due di loro erano morti. Le autorità azere avevano denunciato che erano stati picchiati a morte dalla polizia russa e, per tutta risposta, avevano incriminato per spionaggio i responsabili dell’agenzia Sputnik a Baku e arrestato otto cittadini russi. Ora si volta pagina.
La riconciliazione
L’incontro della riconciliazione è avvenuto a Dushanbe dove Putin partecipa al vertice Russia-Asia centrale coi leader di Kazakhstan, Kirghizistan, Turkmenistan e Uzbekistan e al summit della Comunità degli Stati Indipendenti a cui prenderanno parte anche i capi di Stato e di governo di Armenia, Azerbaijan e Bielorussia. Nonostante gli appelli di Human Rights Watch e della società civile, il Tajikistan ha deciso di ignorare il mandato di arresto per crimini di guerra emesso contro Putin dalla Corte Penale Internazionale benché abbia firmato il Trattato di Roma che ha istituito la Corte.