Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 10 Venerdì calendario

La forza del Giani

FIRENZE – Una gabbia da criceti. Il regista Leonardo Pieraccioni il 19 agosto racconta su Instagram di aver speso quattro ore per montarla con l’aiuto di cinque amici. «Attendiamo l’arrivo del Giani per l’inaugurazione ufficiale», conclude il post. Il presidente della regione Toscana gli risponde a tono poco dopo: «Sto arrivando». Seguono 46 mila cuoricini. È la forza del Giani, come lo chiamano qua e probabilmente è anche il motivo per cui prevarrà lunedì sul fratello d’Italia Alessandro Tomasi, nonostante la riluttanza di Giuseppe Conte a sostenerlo, nonostante Elly Schlein abbia provato a sostituirlo con il segretario regionale Emiliano Fossi, nonostante il vento di destra che soffia ancora forte sul mondo. Ma non qua.

Giani è ubiquo, onnipresente, dai battesimi all’inaugurazione delle aiuole, stringe centinaia di mani ogni giorno, si ricorda i nomi di ciascuno come Berlusconi, una leggenda narra che sia stato almeno tre volte in ogni comune, fondendo il motore di tre auto. Gira con la 500L e la guida da solo. Alcuni si sono convinti che abbia un sosia che lo sostituisce, consentendogli di apparire in più posti contemporaneamente come padre Pio.

Venendo in Toscana la prima impressione è che il campo largo potrebbe pure essere strettissimo, Giani vincerebbe comunque anche da solo. «La gente vuole la presenza fisica – si schermisce lui, prima di salire sul palco per la chiusura della campagna con Schlein – e per affrontare i problemi devi andare sui posti a vedere con i tuoi occhi. Non è un gioco, è una cosa seria». L’altra qualità di Giani, che gli viene riconosciuta anche dagli avversari, è l’inclusività, fosse per lui sarebbe il candidato di tutti, persino di quelli dell’altra parte. In un bar di piazza della libertà, Giovanni Galli, l’ex portiere della Fiorentina e del Milan degli anni d’oro, che ha appena concluso il mandato da capogruppo leghista alla regione, racconta questo aneddoto: «C’era appena stato un diverbio pubblico tra me e Vannacci sulla candidatura, quando incontro Giani per caso a un’iniziativa. E mi fa: se l’avessi saputo che ti facevano fuori ti avrei ricandidato io! Capite come è fatto?».

Certo, dall’altra parte stavolta c’è un osso duro, non sarà semplice come contro la pasionaria leghista Susanna Ceccardi, a cui Giani diede 8 punti di distacco. «Ceccardi fece una campagna aggressiva che le si ritorse contro – ricorda il presidente toscano -, mentre Tomasi è più signorile, con lui il dibattito è stato più costruttivo. Ma a quel punto, amministratore contro amministratore, i cittadini scelgono quello con più esperienza». Chissà, alcuni nel Pd a mezza bocca ammettono che Tomasi è un avversario da non sottovalutare e che non bisogna rilassarsi troppo confidando nei sondaggi. «Pistoia, Pisa e Siena sono già passate al centrodestra, speriamo di non dover dire anche noi: non lo abbiamo visto arrivare».

Ma sono paure da ricacciare nell’inconscio, anche perché l’unica cosa di cui davvero si è parlato nei bar toscani in questa campagna elettorale sono le uscite del generale Roberto Vannacci, a cui Salvini ha affidato i destini della Lega toscana creando grandi malumori interni. E Vannacci, nel bene e nel male, ha oscurato molto Tomasi e la sua “moderazione” da buon sindaco di Pistoia. Galli, da leghista, ha il coraggio di criticare l’operazione di vertice: «Non so se questa è la regione giusta per Vannacci, qua sono sempre state premiate forze politiche moderate. Candidando me, la volta scorsa Salvini fece proprio questo, per aprirsi a mondi diversi. Per il risultato della Lega stavolta sono preoccupato, spero di sbagliarmi».

Vannacci è Vannacci, incontenibile. L’ultima è stata la battutona contro due donne dirigenti del Pd locale e la foto fatta a piazza della Passera: «Qua di sicuro non verranno». Chissà se il machismo e lo strizzare l’occhio alla Decima Mas faranno breccia. Lo scrittore Marco Malvaldi, l’autore dei celeberrimi Delitti del BarLume, è convinto che il vannaccismo abbia le gambe corte: «I miei vecchietti del BarLume potranno pure essere conservatori, ma di sicuro nessuno di loro voterebbe il Vannacci. Perché un conto è essere conservatori, altra cosa è la nostalgia per un ventennio che ha fatto schifo».

A far male a Giani potrebbe benissimo essere lo stesso centrosinistra, che anche qui - come nelle Marche e in Calabria - è riuscito a non salire mai unito sullo stesso palco. Pesa il fatto che M5S è stato all’opposizione di Giani, considerato di volta in volta troppo moderato, troppo riformista, troppo renziano. Mentre la destra, come sempre, sarà adunata tutta insieme festante, Giorgia Meloni in testa, domani in centro a Firenze. «È vero - ammette Giani - che i nostri leader nazionali non sono riusciti a trovare uno spazio nell’agenda per vedersi qui nello stesso giorno, ma io ho fatto eventi con tutti. Domani sarò con Conte. Insieme a me ho quattro navi che pescano in zone diverse, l’importante è che arrivino tutte allo stesso porto».

Ieri sera la chiusura della campagna del Pd, al Teatro tenda di Firenze, è stato invece un richiamo all’orgoglio di partito, con tutto il gruppo dirigente schierato al completo. In un tripudio di bandiere palestinesi e della pace, Schlein ha rivendicato «il coraggio» della Toscana nel fare da apripista su tanti fronti: «Qui sono state approvate una serie di leggi molto importanti, che sarà molto utile continuare a sostenere, perché il governo le ha impugnate tutte: salario minimo, turismo e affitti brevi, fine vita». Poi, ricordando il documento unitario presentato sulla manovra, ha concluso: «La coalizione non è unita solo nelle regioni ma anche in Parlamento».