corriere.it, 10 ottobre 2025
Salute mentale, sintomi di depressione per quasi un over 65 su 10 (più diffusi tra chi ha problemi economici e malattie croniche)
Più di sei italiani su cento e nove over 65 su cento hanno sintomi di depressione e percepiscono compromesso il proprio benessere psicologico per oltre la metà dei giorni in un mese (precedente l’intervista dei ricercatori ndr). I sintomi depressivi aumentano significativamente tra le persone in condizioni di disagio economico che dichiarano di avere molte difficoltà ad arrivare a fine mese ma anche tra chi vive da solo e le persone con malattie croniche. Sono alcuni dati delle sorveglianze «Passi» e «Passi d’Argento» coordinate dall’Istituto Superiore di Sanità e diffusi in occasione della Giornata mondiale della Salute Mentale che ricorre il 10 ottobre.
Più depressi con l’avanzare dell’età (e non solo)
Dai dati emerge che tra gli adulti i sintomi depressivi sono generalmente più frequenti con l’avanzare dell’età, fra le donne (7%), fra le persone socialmente più svantaggiate, per difficoltà economiche (18%), precarietà lavorativa (8%) o bassa istruzione (11%), fra chi vive da solo (7%) e fra chi ha una patologia cronica (11%).
Solo il 65 per cento degli intervistati che riferiscono sintomi depressivi ricorre all’aiuto di qualcuno, rivolgendosi soprattutto a medici/operatori sanitari.
Tra gli over 65 nove su cento soffrono di sintomi depressivi e, in media, percepiscono compromesso il proprio benessere psicologico per ben 17 giorni in un mese (quello precedente l’intervista). E la percentuale raggiunge il 13 per cento degli over 85.
Anche in questo caso sono le donne a sentirsi più depresse (12% rispetto al 5% degli uomini). Inoltre, i sintomi depressivi sono più frequenti tra coloro che appartengono alle classi socialmente più svantaggiate per difficoltà economiche (25% in chi riferisce molte difficoltà economiche rispetto al 6% di chi non ne riferisce) o per bassa istruzione (12% fra coloro che hanno al più la licenza elementare contro il 5% fra i laureati), tra chi vive solo (11%) e fra le persone con diagnosi di patologia cronica (17% in chi riferisce due o più patologie croniche rispetto al 5% di chi non ne ha).
Quasi una persona su quattro non chiede aiuto. Chi lo fa si rivolge nel 26% dei casi solo ai propri familiari/amici, nel 13% solo o a un medico/operatore sanitario e nella maggior parte dei casi (37%) a entrambi, medici e persone care.
Cresce la domanda di cura
Cresce la domanda di cura, con un aumento dei ricoveri nei reparti psichiatrici ospedalieri così come delle consulenze psichiatriche nei Pronto Soccorso, secondo una recente indagine sull’organizzazione dei servizi di salute mentale in Italia nel periodo post-pandemico, che ha coinvolto 19 Dipartimenti di Salute Mentale ed è stata condotta tra il 2021 e il 2023 dal Centro per le scienze comportamentali e la salute mentale dell’Iss, con il supporto economico del ministero della Salute.
Le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale
Va ricordato che esistono servizi dedicati alla salute mentale pubblici, in quanto l’assistenza per la salute mentale rientra nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè le prestazioni che devono essere garantite a tutti i cittadini, gratuitamente o pagando il ticket se dovuto, nell’ambito del Servizio Sanitario nazionale. È organizzata in Dipartimenti di salute mentale (Dsm), un insieme di strutture e di servizi pubblici integrati, territoriali e ospedalieri, che hanno il compito di occuparsi della prevenzione, cura e riabilitazione del disagio (si veda qui)
La struttura di primo riferimento sul territorio è il Centro di Salute Mentale (CSM): chiedere aiuto a queste strutture non vuol dire essere «matti».
Ricoveri in aumento
Gli autori dello studio hanno confrontato i dati relativi al primo semestre del 2021 con quelli dello stesso periodo del 2023, per analizzare l’evoluzione del sistema di cure nel nostro Paese. Ebbene, dai risultati è emerso che si è registrato un aumento delle richieste ospedaliere: i ricoveri nei reparti psichiatrici ospedalieri (SPDC) sono aumentati, così come le consulenze psichiatriche nei Pronto Soccorso. E sono cresciuti i casi di autolesionismo intercettati nei Pronto Soccorso che richiedono un bisogno crescente di interventi tempestivi e mirati.
È rimasto stabile il numero Centri di salute mentale (CSM) ovvero la rete di assistenza territoriale.
In calo le visite
Quanto al personale, nel triennio 2021-23 si è registrato un leggero calo del numero di psichiatri, assistenti sociali e terapisti della riabilitazione psichiatrica, ma un leggero aumento degli psicologi e degli operatori sociali sanitari.
Sono drasticamente diminuiti poi i servizi di telemedicina erogati da remoto, con un ritorno prevalente alle prestazioni in presenza.
In generale diminuiscono le visite psicologiche e psichiatriche sia da remoto che in presenza.
Secondo il team di esperti dell’Istituto: «Nonostante alcuni cambiamenti nella composizione e tipologia del personale, permane in particolare la criticità rappresentata dalla dotazione complessiva di risorse umane che richiama alla necessità di un impegno per rafforzarne l’offerta più in linea con gli standard indicati, per far fronte e rispondere alle nuove (e vecchie) esigenze della popolazione con, o suscettibile di sviluppo di, disturbi mentali».