Corriere della Sera, 10 ottobre 2025
Lombardia a FdI, rabbia leghista. Ma Salvini: ok, se saranno primi
In Lombardia è il giorno della rabbia. L’indicazione dei candidati governatori in Campania, Puglia e Veneto ha reso manifesta la possibilità che la Lega possa perdere la sua Camelot, cuore originario e simbolico del partito. Ieri Matteo Salvini l’ha detta così: «Direi di ragionare dell’esistente, non del futuro. È chiaro che se Fratelli d’Italia sarà il primo partito, ha tutto il diritto di rivendicare la guida di alcune regioni, compresa la Lombardia. Poi da qui al 2026, 2027, 2028 abbiamo tempo».
In realtà, in Lombardia soffia forte un’altra ipotesi. Quello di un avvicendamento anticipato. Pare infatti che Attilio Fontana, il governatore lombardo, possa candidarsi al Senato alle Politiche del 2027. Da presidente non è incandidabile. E nemmeno non eleggibile. Certo, è però incompatibile. Dato che le Politiche saranno nell’autunno del 2027, Fontana potrebbe candidarsi ed essere eletto. Poi, ci sarebbe il consueto periodo per la proclamazione degli eletti, poi quello per optare tra Senato e Regione. Insomma, non sarebbero nemmeno necessarie elezioni anticipate: per i pochi mesi mancanti alle Regionali del 2028, sarebbe sostituito dal suo vice Marco Alparone, di Fratelli d’Italia. Poi, FdI sceglierebbe il candidato. I possibili concorrenti sono due. Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini è vicinissimo a Francesco Lollobrigida e ha un profilo più civico. Mentre il candidato forte del partito è Carlo Fidanza. Fratelli d’Italia, con il Veneto, ha fatto una rinuncia importante. Difficile che per la più importante delle Regioni il partito rinunci a un esponente che ne incarna la storia.
Nella Lega, comunque, la possibile perdita della Lombardia è stata tutt’altro che metabolizzata come certifica il capogruppo al Senato e segretario lombardo Massimiliano Romeo («La Lombardia andrà a noi»). Mentre gli ex leghisti del Patto per il Nord sono convinti che per loro si aprano ampi spazi: «I lumbard che non vogliono morire né vannacciani né sovranisti vengano con noi, insieme abbiamo la forza per realizzare il sogno federalista». In ogni caso, è certamente vero che la nuova stagione apre per la Lombardia un periodo di possibile instabilità competitiva tra FdI e Lega.
In Veneto, la Lega esulta. Alberto Stefani, vice di Salvini e segretario della Liga veneta, a 32 anni ha saputo costruire con grande abilità le condizioni per la sua candidatura – non scontata visti i rapporti di forza tra i partiti – e ora ne raccoglie i frutti: venerdì 17 inaugurazione in grande stile della campagna elettorale a Padova con tutti i leader del centrodestra. Il coordinatore della campagna elettorale, annuncia la Lega, sarà il sindaco di Bassano del Grappa Nicola Finco. Che nessuno esclude possa essere il sostituto dello stesso Stefani come segretario regionale del partito. La novità di giornata è che il nome di Luca Zaia potrebbe non essere sul simbolo elettorale della Lega. Forse, dice qualcuno, anche per un motivo pratico: se ci fosse nel simbolo, gli elettori potrebbero essere portati a pensare che non sia necessario scriverlo sulla scheda elettorale. Quanto al governatore, non scopre le sue carte. Nemmeno sul fatto che possa essere il capolista: «Questo non ve lo so dire, ancora non sono in condizione di dire come sarà la mia corsa, se la farò. Quindi, c’è solo da prendere qualche giorno, poi vi dirò».
Ma questi sono i giorni della chiusura della campagna elettorale in Toscana. Questa sera i leader del centrodestra saranno insieme a piazza San Lorenzo a Firenze, tra imponenti misure di sicurezza, anche in considerazione della contro manifestazione annunciata dalla sinistra antagonista. Mentre il segretario della Cgil livornese Gianfranco Francese ha annunciato che Matteo Salvini con un «sussulto di responsabilità» ha rinunciato all’evento previsto al Mercatino del venerdì di Livorno.