corriere.it, 9 ottobre 2025
Patrimoniale, Landini rilancia la tassa per i ricchi (dai 2 milioni in su): «L’1% di contributo straordinario vale 26 miliardi»
«Un contributo di solidarietà dai ricchi, ossia da chi detiene più di 2 milioni e cha rappresentano l’1% a vantaggio del 99%». È la proposta rilanciata dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «A proposito di andare a prendere le risorse dove sono – ha spiegato Landini – crediamo che sia sempre più urgente e necessario istituire un contributo di solidarietà dalle ricchezze più grandi. Applicando l’ipotesi di aliquota effettiva ottimale dell’1,3% solo sull’1%, pari a circa 500 mila contribuenti che detiene almeno 2 milioni di euro, si otterrebbe un gettito addizionale annuo di circa 26 miliardi di euro».
L’extra-gettito
«Risorse fondamentali – dice – per finanziare e investire su sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative, sociali e di trasporto pubblico». Secondo Landini, si tratterebbe «di una scelta compatibile con le nuove regole economiche europee che, pur nei vincoli del Patto di stabilità e crescita, prevedono la possibilità di aumentare la spesa per sostenere lavoro, salari, pensioni, welfare e investimenti, recuperando nuove entrate strutturali per il bilancio dello Stato». «La giustizia fiscale -spiega – è la leva decisiva per sostenere un’agenda economica e sociale radicalmente alternativa al rigido programma di austerità e riarmo che oggi si sta portando avanti».
L’incontro di venerdì col governo
All’incontro di venerdì con il governo sulla manovra «dobbiamo verificare concretamente quali sono i margini di discussione o di trattativa. Spero che non accada quello già successo in passato e cioè che in realtà sia una comunicazione. Non a caso stiamo indicando prima proprio quali sono le nostre proposte. È evidente che se accolte, siamo pronti a fare la nostra parte, altrimenti siamo pronti a sostenere le nostre posizioni con tutti gli strumenti a partire dalla mobilitazione che abbiamo messo in campo», aggiunge Landini. «Con le altre organizzazioni stiamo lavorando per esempio sul fisco con la Uil. Quanto a Confindustria abbiamo disponibilità a un documento comune: si sta tutto accelerando, anche loro stanno uscendo con loro proposte». Nell’agenda del sindacato la necessità di aumentare salari e pensioni, dire no alla precarietà, fare una vera riforma fiscale, investire su sanità e scuola, dire sì alla pace e no al riarmo.
Il dibattito internazionale
L’idea di una patrimoniale sui super-ricchi è ampiamente dibattuta anche a livello internazionale (ne abbiamo scritto qui). «Non sono mai stati così ricchi, ma contribuiscono poco agli oneri comuni in relazione alle loro capacità: da Bernard Arnault a Elon Musk, i miliardari hanno aliquote fiscali effettive più basse rispetto al contribuente medio», hanno appena scritto 7 Premi Nobel per l’Economia, pubblicato da Le Monde, che promette di rilanciare il dibattito planetario sul tema dei temi, l’elefante nella stanza delle disuguaglianze, lo spettro che per decenni si è aggirato sulle leggi di bilancio dei grandi Paesi europei, per essere puntualmente scacciato in quanto antimoderno, paleo-rivoluzionario, controintuitivo perché «farebbe scappare i ricchi»: la tassa patrimoniale.
«Insostenibile sul piano morale»
Invece 7 giganti del pensiero economico che hanno vivisezionato le crisi di questi decenni insistono sull’altro aspetto della faccenda: che gli ultraricchi paghino solo spiccioli è semplicemente insostenibile sul piano morale e pratico e trovare il modo di farli pagare di più non è un prurito gauchista ma un’esigenza di cui i primi a doversi fare carico dovrebbero essere i sacerdoti del rigore e delle compatibilità, sempre più impossibilitati a una quadratura dei conti che sia compatibile anzitutto con la realtà sociale.
Il fisco regressivo
La questione è stata ripresa anche da un’analisi qualitativa dei dati disponibili dai Distributional Wealth Accounts (DWA) della Bce per ricostruire la distribuzione del reddito da capitale in Italia tenendo conto dei rendimenti eterogenei del capitale. Si basa sull’assunto che il sistema fiscale italiano è tra i più regressivi con aliquote più basse, dunque di vantaggio, che si focalizzano sul 7% dei contribuenti più ricchi. I redditi da capitale sono dunque tassati meno di quelli da lavoro, chi è già nel ristretto gruppo dei più ricchi vede aumentare le sue fortune a un ritmo superiore a quello degli altri senza per questo pagare più imposte.
Lo studio su dati Bce
Secondo gli economisti Matteo Dalle Luche, Demetrio Guzzardi, Elisa Palagi, Andrea Roventini e Alessandro Santoro, che hanno redatto lo studio, queste aliquote sono notevolmente inferiori a quelle suggerite da un sistema di tassazione ottimale e dunque il rapporto finisce per suggerire stime puntuali per le entrate fiscali riducendo così le disuguaglianze sociali. Per riuscirci basterebbe applicare «aliquote (più elevate) al reddito da capitale o alla ricchezza, monitorando vari gradi di risposte comportamentali e sociali». Landini attinge probabilmente a questa analisi che rivela sorprendenti disparità nei tassi di rendimento della ricchezza tra le famiglie italiane, con tassi che salgono dal 2,5% per il 90% più povero a un 5% netto per il 10% più ricco.
La piramide rovesciata
Ciò implica una maggiore concentrazione del reddito nella parte più ricca della popolazione e rivela che il sistema fiscale italiano è più regressivo di quanto stimato, con aliquote fiscali che avvantaggiano in modo sproporzionato il 7% più abbiente. L’aliquota media pagata da chi fa parte di quella élite è inferiore a quella di chi sta nelle fasce più basse della piramide. Il top 0,1% dei contribuenti, situazione in cui si trova chi ha un patrimonio medio sopra i 15 milioni di euro, paga un’aliquota effettiva del 32%, più bassa di quella applicata ai redditi tra 28mila e 50mila euro. Al momento l’aliquota Irpef massima è al 43% e i redditi da capitale sono tassati al 26% con l’eccezione dei titoli di Stato.