Il Messaggero, 9 ottobre 2025
Lo screen time su pc o cellulare sta rovinando la vista di bimbi e adulti Insorgenza precoce e rapida progressione: in 25 anni saranno 5 miliardi le persone colpite. Nuovi colliri e lenti a "defocus" per rallentare la malattia
La miopia nei bambini e negli adolescenti è un’emergenza sanitaria in rapida ascesa ma ancora sottovalutata. Una ricerca pubblicata di recente su British Journal of Ophthalmology ne descrive le proporzioni pandemiche: entro il 2050, si ricorda proprio il 9 ottobre Giornata mondiale della vista, saranno interessate 5 miliardi di persone, metà della popolazione mondiale. In Italia, la miopia riguarda 15 milioni di adulti e 1,5-2 milioni di bambini e adolescenti (uno su tre, nella fascia tra 5 e 19 anni).
Nelle persone miopi, il bulbo oculare presenta una lunghezza eccessiva (che aumenta nel tempo); a questo può associarsi un’alterata curvatura della cornea o del cristallino. Questo fa sì che le immagini vengano messe a fuoco davanti alla retina (lo strato più interno e posteriore, collegato con il cervello dal nervo ottico) e non sul piano della retina.
Ma la miopia è molto più che vedere sfocato da lontano, un “semplice” vizio refrattivo da correggere con una lente monofocale. La sua vera natura, sconosciuta purtroppo a molti, è quella di una condizione cronica che può progredire verso importanti complicanze.
IL CASO
E se un tempo l’età di insorgenza della miopia era attorno ai 12-13 anni, oggi è anticipata e progredisce più in fretta. «L’insorgenza precoce porta a un maggiore allungamento del bulbo oculare e predispone a complicanze come il distacco di retina, la cataratta precoce e il glaucoma – spiega il professor Paolo Nucci, presidente della Società italiana di Oftalmologia pediatrica e Strabismo e ambassador dell’International Myopia Institute. L’occhio miope non è solo un occhio che “vede male da lontano”, ma un occhio che sviluppa alterazioni strutturali».
Per quanto riguarda le cause, a giocare un ruolo importante è la familiarità: i figli di genitori miopi hanno una maggior probabilità di sviluppare miopia. Può insorgere o peggiorare durante la gravidanza e all’allattamento o in caso di diabete e di altre patologie metaboliche. Di certo, tra i giovanissimi, sempre più impattanti sono anche i fattori ambientali.
Gli esperti puntano il dito sull’aumento ore di screen time, che sia di un tablet o di un cellulare (ma anche la lettura prolungata, l’impegnare gli occhi per ore in lavori di precisione) che, associati a un minor tempo speso in attività all’aperto, che impegna la vista da lontano ed espone alla luce naturale del giorno, possono contribuire allo sviluppo e al peggioramento della miopia.
«L’attività all’aperto afferma il professor Nucci – è la migliore alleata della prevenzione: i bambini devono trascorrere più tempo lontano dagli schermi e con lo sguardo libero di spaziare». Fondamentale è la diagnosi precoce, tanto che da più parti viene invocata l’istituzione di screening scolastici per la vista.
Il primo controllo è consigliato intorno ai tre anni, poi all’inizio della scuola primaria. In caso di miopia è necessario effettuare un monitoraggio periodico della lunghezza assiale del bulbo oculare (biometria), per cogliere sul nascere lo sviluppo di complicanze e valutare l’efficacia delle terapie.
TRATTAMENTI
E le buone notizie sono proprio che oggi sono a disposizione terapie innovative per rallentare la progressione della miopia, come i colliri a base di atropina a bassissimo dosaggio e le cosiddette lenti a “defocus”. «Questi trattamenti sono efficaci in oltre 6 bambini su 10, che, se combinati, arrivano ad un’efficacia del 70% – ricorda il professor Nucci – La nuova sfida è di valutarne l’efficacia anche sui premiopi, bambini con un’ipermetropia inferiore a quella considerata fisiologica per la loro età e quindi a rischio di sviluppare miopia, per prevenire la comparsa della miopia vera e propria».
Le lenti a “defocus” non si limitano a correggere il difetto visivo, ma sono in grado di rallentare la progressione miopica in più della metà dei casi dei casi e di bloccarla in uno su cinque. Ma sono ancora poco conosciute e dunque poco prescritte. Ma gli esperti ammoniscono che oggi non è più accettabile limitarsi alla prescrizione di lenti monofocali per un bambino miope».