la Repubblica, 9 ottobre 2025
Sogni di mezza estate, flop di inizio stagione: i nuovi acquisti deludono in serie A
I 275 milioni spesi in estate per i dieci giocatori più cari, sul campo hanno reso spiccioli: quattro gol in tutto (due Krstovic, uno a testa i difensori Wesley e Beukema) e appena il 32% dei minuti a disposizione passato giocando e non guardando. Il solo a essere stato titolare in più della metà delle partite è Wesley. Allargando lo sguardo ai giocatori arrivati in prestito, ma con diritti di riscatto tra i 30 e i 40 milioni (dunque con una valutazione che li colloca tra i costosissimi), non è che la situazione cambi molto: c’è l’eccezione Hojlund, sempre schierato e già due volte a segno, ma Openda e Ferguson sono stati deludenti comparse, mentre Lucca ha sì segnato un gol, ma quando è arrivato il collega danese ha perso il posto, peraltro trovato soltanto per via dell’infortunio di Lukaku.
David il flop più clamoroso
A completare il discorso c’è David, arrivato a parametro zero (è costato soltanto 15 milioni di commissioni) ma considerato da Transfermarkt il secondo per valore di mercato, quantificato in 45 milioni. Il primo è Openda: 50. Il canadese della Juve è il flop finora più fragoroso, viste le attese che aveva suscitato e il suo ruolo centrale nella squadra bianconera.
La morale è che la classifica non la sta facendo il mercato o, per meglio dire, il mercato più generoso, visto che, oltre a Hojlund, i tre nuovi arrivi che stanno garantendo un salto di qualità sono i vecchietti Modric e De Bruyne, presi a parametro zero, e il non giovanissimo Rabiot. Si sta avviando su quella strada anche Akanji, altra operazione low cost e unico titolare diverso di Chivu rispetto a Inzaghi. La Roma è in testa con la sola novità di Wesley, che peraltro non è che stia facendo meraviglie, come un altro dei pochi titolari d’alta classifica, il milanista Estupiñan.
Le difficoltà dei nuovi arrivati
Le ragioni di queste difficoltà sono diverse, a partire dal bisogno degli stranieri di un periodo di adattamento (alla lingua, al cibo, alle abitudini), ma vale anche per l’italiano che mette per la prima volta piede in una big: è il caso di Ricci, nono calciatore più costoso dell’estate. I due più cari sono stati i milanisti Nkunku (37 milioni) e Jashari (36): uno è arrivato fuori condizione, l’altro si è fatto male subito (il record è però del romanista Bailey, ko al primo allenamento). Il tempo dirà se i due sono adatti al gioco di Allegri, di sicuro non sono stati gli acquisti tecnicamente ideali Lang, estraneo al 4-1-4-1 di Conte, Luis Henrique, difficile da innestare nel 3-5-2 di Chivu, o Openda, terzo centravanti per un allenatore che ne schiera solo uno per volta.
Damiani: “David ha bisogno di tempo”
Sono soltanto impressioni di ottobre, è vero, ma non è detto che non sopravvivano al cambio di stagione. «Faccio una premessa», spiega Oscar Damiani, procuratore che conosce a menadito la Ligue 1, da dove arrivano i carissimi David, El Aynaoui, Luis Henrique ma anche i parecchio cari, e altrettanto deludenti, Diouf, Rowe, Aboukhlal. «Penso che molti cresceranno, ma non al punto di fare faville. Sono tutti buoni giocatori ma nessuno è Lautaro, per intenderci». David è il caso più eclatante: «Lui è ottimo per il rapporto qualità/prezzo e gli ho visto sbagliare gol che a Lille avrebbe segnato a occhi chiusi, quindi credo che abbia soprattutto bisogno di tempo, come d’altronde lo ebbero Platini, Weah o Zidane. In Francia era il punto di riferimento, giocava dal 1’ al 90’, non aveva pressione e sfidava spesso difensori giovani, quindi meno smaliziati dei nostri. Sono tutte cause, ma non giustificazioni: avrebbe dovuto fare di più».
Aspettare, la cosa migliore da fare
Peggio sta andando a Luis Henrique, costato 23 milioni: «Non so a chi potrebbe prendere il posto, anche perché ha caratteristiche diverse da quelle richieste dal sistema di gioco dell’Inter». Ferguson, continua, «è un mistero, al di là del fatto che Gasperini pretende sempre tantissimo». E per Ricci è dura perché «il centrocampo del Milan è di altissimo livello e gli spazi sono ridotti». In tanti casi la cosa migliore da fare è aspettare: «Ti alleni bene e cerchi di imparare dagli altri, in attesa di rilanciare la tua candidatura. A volte vale la pena aspettare un anno». Scommettiamo che saranno invece poche le società che abbonderanno in pazienza?