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 2025  ottobre 09 Giovedì calendario

“I Lego sono la mia arte: datemi un mattoncino e vi costruirò il mondo”

Folgorato a quattro anni da una macchinina. O meglio, da un’apparizione: «Mio padre mi aveva regalato una scatola di mattoncini colorati: non ne ero entusiasta, sinceramente mi aspettavo un altro giocattolo. Papà si mise accanto a me e, uno dopo l’altro, quei pezzetti di plastica si trasformarono magicamente in un’automobilina della polizia. Dieci minuti prima non c’era niente, dieci minuti dopo avevo sul tavolo il regalo dei miei sogni. Da quel giorno non ho più smesso di costruire e i mattoncini della Lego sono diventati la mia arte».
Una passione che si è trasformata in lavoro per Luca Petraglia, milanese di 34 anni, uno dei tre “builder” ufficiali in Italia e protagonista il 25 e 26 ottobre a Roma dell’Italy Brick Expo 2025, una delle più grandi manifestazioni in Europa riservate ai mattoncini più amati di sempre. Oltre cento mastri costruttori da tutto il mondo porteranno in esposizione le loro creazioni originali: con un tema conduttore, la Roma caput mundi. E così, da Chicago, Rocco J. Buttliere esporrà la sua monumentale “SPQR”, una Roma imperiale costruita in microscala, mentre MBrick da Digione è pronto a stupire con i suoi quadri in tre 3D. Luca Petraglia, invece, si è dedicato ad alcuni dei luoghi più iconici della capitale: da Fontana di Trevi a Piazza Navona, da San Pietro all’Altare della Patria.
Perché questa attrazione per i monumenti quando costruisce le sue opere?
«Mi è sempre piaciuto realizzare le città e cosa c’è di più simbolico di una chiesa? Persino nel paesino più sperduto ce n’è una nella piazza principale, la vita di una comunità ruota sempre intorno a quell’edificio. E siccome Lego non ha mai prodotto scatole di mattoncini per riprodurre le chiese, ho provato a pensarci io. Quando al liceo ho cominciato Storia dell’arte e mi sono appassionato all’architettura ho fatto i primi progetti e da quel momento non mi sono più fermato».
La basilica di San Vitale di Ravenna, il teatro San Carlo di Napoli, la Torre di Pisa, la cappella Cornaro di Roma, il monumentale duomo di Firenze…
«E adesso San Pietro, su scala uno a trecento, 110mila mattoncini per oltre tre metri di sviluppo».
Ci avrà messo anni per farla.
«Ma no, mi sono bastati tre mesi. Certo, l’avessi realizzata dieci anni fa sarebbe stata un’impresa ma col tempo diventa tutto più semplice».
Lo dice lei. Intanto bisogna procurarsi i mattoncini, e poi capire come piazzarli.
«Beh, si fa prima un rendering e c’è un programma che fa tutti i calcoli.
Diciamo che la tecnologia aiuta, e non poco».
Quindi nasce prima tutto virtualmente. E i dettagli? Perché le sue opere sono delle copie fedelissime degli originali…
«E per quello c’è Google Earth. Oggi riusciamo a esplorare i luoghi persino nei centimetri più reconditi, basta avere un buono zoom ed è fatta».
La pazienza, però, non ce l’ha nemmeno l’intelligenza artificiale.
«E vabbè, quella è fondamentale. Anche perché con i mattoncini Lego, se si sbaglia un passaggio, è la fine. Bisogna smontare tutto e ricominciare daccapo. Sa quante volte mi è successo?».
Ma come si fa poi a trasportare un’opera come San Pietro al Palazzo dei congressi di Roma per Italy Brick Expo? Non teme che qualche manovra maldestra possa mandare in fumo il suo lavoro?
«E quello è sempre possibile, certo. Ma io ho diviso tutto in quattro moduli, appena arrivo li unisco e il gioco è fatto. Toccando ferro, non ci dovrebbero essere problemi».
Le va un po’ meglio con Fontana di Trevi, Piazza Navona e Altare della Patria.
«Sì, quelle sono piccole (ride). Circa 40mila pezzi per la fontana, un po’ meno per gli altri».

Lei si definisce un artigiano, ma in fondo è anche un po’ ingegnere e architetto...
«A me piace quando mi presentano come artista, perché c’è chi dipinge, chi lavora la pietra o il marmo, io uso un mezzo diverso. L’importante è divertirsi, ogni giorno vado in laboratorio e creo, ormai non potrei più farne a meno».
Faceva l’assicuratore, come suo padre, adesso è un “builder” a tempo pieno.
«Quando ho scoperto che poteva diventare un lavoro, ben remunerato, non ho avuto più dubbi. Ci sono opere che vengono pagate qualche migliaio di euro, ma si può arrivare anche a 50mila. Dipende da quanti mattoncini si usano, quanto tempo si impiega. Diciamo che se una passione ti permette di vivere bene sei un uomo realizzato».
Lei ha 34 anni, non pensa che sia venuto il momento di crescere?
«Me lo dicono in tanti, pure mia moglie ogni tanto. Ho la sindrome di Peter Pan, lo ammetto, del resto la creatività dei bambini è infinita e restare un po’ bambino non mi dispiace affatto».
A proposito, lei ha una figlia di un anno e mezzo. Attenzione che i Lego sono pericolosi a quell’età.
«Ma ci sono i mattoncini più grandi, e infatti Olivia ha già cominciato a usarli. È brava, sa? Dev’esserci qualcosa di genetico».