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 2025  ottobre 09 Giovedì calendario

Reliquie, convegni e beatificazioni. Quel bisogno di sacro dei politici italiani

C’è nel Palazzo un evidente bisogno di santi, anche se mai come da quelle parti la santità è una virtù molto poco visibile dall’esterno e ancor meno praticata all’interno.
Ciò nonostante, o forse proprio per questo, dinanzi al gran deserto di ideali e progetti l’odierna classe politica mostra un sovrappiù di attivismo nella ricerca del consenso, vedi card, bonus, esenzioni o un giorno in più di vacanza, come nel caso della nuova festività patronale. A tale scopo, nella frenesia di sbrigarsi, deputati e senatori mettono un’abbondante dose di approssimazione, o se si vuole di cialtroneria, per cui scrivono le leggi con i piedi e in questo quadro è maturato il pasticcio legislativamente aggrovigliatissimo di San Francesco d’Assisi e di Santa Caterina da Siena.
Scherza coi fanti e lascia stare i santi: là dove nel proverbio può comprendersi la raccomandazione di usare, tanto più nell’ambito delle istituzioni laiche, quella necessaria prudenza che i tempi, avidi di protagonismi, tendono invece e purtroppo a mettere in secondo piano. Per cui ad esempio nei giorni della canonizzazione del giovane Carlo Acutis, per bocca del presidente della Camera Lorenzo Fontana, molto religioso, si è venuto a sapere che a Montecitorio è “custodita” una reliquia del nuovo santo, dono della famiglia.
Così come proprio l’altro giorno, nel salone della biblioteca dei deputati, ex insula dominicana di San Macuto, si è svolto un convegno per gli 800 anni dalla nascita di San Tommaso d’Aquino – e anche qui forse vale la pena segnalare che l’impegnativa relazione su “Pace e guerra in San Tommaso” è stata affidata a uno studioso ultraconservatore, Roberto de Mattei, ardente specialista della battaglia di Lepanto.
Ora, ritornando al precipitoso ingorgo festivo e patronale, ancora una volta il presidente Mattarella ha svolto egregiamente il suo compito, ma non gli si farà un torto pensando che, al di là delle osservazioni procedurali, il suo passato democristiano gli consente comunque di maneggiare questi argomenti e più in generale fare riferimento alle figure salite alla gloria degli altari con ben altra maestria rispetto al modo appropriativo, strumentale o raffazzonato dei politici contemporanei.
Nella vita e ancor più nell’immaginario dello scudo crociato, dove anche a un certo livello non mancavano esponenti compresi nei ranghi dei terziari francescani e domenicani, i santi, la loro vita, la loro morte, i loro miracoli erano, se non il pane quotidiano, almeno un sapido companatico, a volte fin troppo speziato.
Basti pensare che nelle fondamenta della sede, architettonicamente piuttosto conventuale di Palazzo Sturzo, Fanfani volle piazzare un frammento della roccia della Verna, dove San Francesco ebbe le stimmate. Più tardi, ritenendosi perseguitato da una corrente che aveva mutuato il proprio nome da Santa Dorotea, si paragonò a San Lorenzo sulla graticola; così come diversi ministri dell’economia si identificarono in San Sebastiano trafitto. Anche San Giovanni decollato e San Paolo che cambiò idea una volta caduto da cavallo rientravano agevolmente nelle diatribe interne. Franco Evangelisti, d’altra parte, si annunciava nientemeno che “il San Paolo della fede andreottiana”.
Considerato anche che diversi dc (La Pira, De Gasperi, Lazzati, Zaccagnini e altri) sono sotto esame per una eventuale beatificazione, ci si limita qui a ricordare che come santo patrono dei politici venne scelto Tommaso Moro, cui furono assai devoti tanto il presidente dell’Iri Petrilli (che ne pubblicò una biografia secondo alcuni frutto del lavoro di due sfortunati dirigenti costretti al ruolo di ghost-writer) quanto il presidente Cossiga, che finì per invocarlo anche a proposito di una gara per la telefonia mobile. Su questo santo della politica, anni orsono, fu organizzata a Montecitorio una mostra con tanto di cippo (posticcio) della decapitazione che all’apertura suscitò inevitabili battute e battutine.
Era ormai il tempo della secolarizzazione e dell’intrattenimento. Su una poltroncina di Porta a porta Berlusconi offrì il dorso della mano a Vespa per fargli constatare l’ “odore di santità”. I cinque stelle, nati il 4 ottobre, si proclamarono avventatamente francescani. Quindi, con esposizioni di santini nel portafogli, plurimi pellegrinaggi e raddoppio di fiction, il ceto politico si concentrò su San Padre Pio – ma non è che sia servito a molto.