Corriere della Sera, 9 ottobre 2025
Strega Poesia, vince Tiziano Rossi
Intense immagini poetiche che rendono visibili, con parole quotidiane, le case scosse dai rumori delle battaglie, il sangue delle guerre, la durezza della violenza, la sofferenza e la rassegnazione delle vittime: Tiziano Rossi, novant’anni compiuti a giugno, ha vinto il Premio Strega Poesia 2025, giunto alla terza edizione, con la sua raccolta Il brusìo (Einaudi).
Il poeta milanese, classe 1935, purtroppo assente alla serata della premiazione, è stato proclamato ieri sera vincitore nel corso della cerimonia alla Casa dell’Architettura di Roma, nel complesso monumentale dell’Acquario Romano, con il voto degli Amici della poesia, un centinaio di personalità della cultura, compresi anche i membri del Comitato scientifico del premio (Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa, Mario Desiati, Elisa Donzelli, Roberto Galaverni, Vivian Lamarque, Melania G. Mazzucco, Patricia Peterle, Stefano Petrocchi, Laura Pugno, Antonio Riccardi e Gian Mario Villalta).
Rossi ha vinto con 34 voti su 85 espressi; distaccati gli altri finalisti, con i 22 voti andati a Giancarlo Pontiggia, per La materia del contendere (Garzanti); 13 voti ad Alfonso Guida, per Diario di un autodidatta (Guanda); 11 voti a Marilena Renda, per Cinema Persefone (Arcipelago Itaca); e 5 voti a Jonida Prifti, con Sorelle di confine (Marco Saya). Al vincitore è stato offerto un esemplare dell’opera L’Infinito Premio Strega, realizzata da Emilio Isgrò, consegnata al figlio del poeta, Gabriele Rossi.
La serata del premio, promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Strega Alberti Benevento (in collaborazione con Bper Banca e Tirreno Power), condotta da Carolina Di Domenico in diretta su Rai Cultura, si è aperta con il reading di Luigi Lo Cascio in ricordo del poeta Stefano Simoncelli, scomparso il 20 maggio, finalista nella prima edizione dello Strega Poesia con Sotto falso nome (peQuod); a seguire, con un aggancio all’attualità, la lettura di versi tratti dall’antologia di poeti palestinesi Il loro grido è la mia voce. Poesie da Gaza (Fazi).
Alternati alle letture dei finalisti, anche alcuni momenti di spettacolo: l’esibizione del gruppo punk rock italiano The Zen Circus, con brani dall’album Il Male, e la performance di una star internazionale della spoken word poetry, l’olandese Babs Gons, che ha eseguito in lingua originale alcuni testi tratti dalla raccolta Fallo comunque (Ensemble). Altro riconoscimento conferito nel corso della serata – con un saluto del presidente Giovanni Solimine —, il Premio Strega Giovani Poesia, assegnato da una giuria di studenti a Marilena Renda.
Insolito il percorso letterario del vincitore, Tiziano Rossi, che dopo una lunga carriera di poeta ha abbandonato per alcuni anni il verso, dedicandosi alla prosa, come ricordano le motivazioni con cui il Comitato scientifico lo aveva selezionato a maggio tra i finalisti («Nell’ultimo quarto di secolo la scrittura di Tiziano Rossi ha alternato nuove scosse a lunghi assestamenti»), per tornare alla poesia con la raccolta vincitrice. Il brusìo concentrato nel titolo, concludono le motivazioni, è «quello del lungodegente autoritratto in una “corsia” beckettiana, ridotto a un “perpetuarsi” da insetti, o altre vite infinitesime capaci solo d’un “parlottìo” o d’un “ronzìo”, quale è questa sua terminale “pioggerellina” poetica».
Appartenente alla «linea lombarda» della poesia, quella di Giovanni Raboni (1932-2004) o di Giancarlo Majorino (1928-2021), Rossi ha esordito con la silloge Il cominciamondo (Argalía, 1963), pubblicando in seguito La talpa imperfetta (Mondadori, 1968), Dallo sdrucciolare al rialzarsi (Guanda, 1976), Quasi costellazione (Società di poesia, 1982), e alcuni titoli usciti per Garzanti, come Miele e no (1988), Il movimento dell’adagio (1993), Pare che il Paradiso (1998), Gente di corsa (2000), raccolte nel volume Tutte le poesie. 1963-2000 (Garzanti, 2003).
Anche nelle prose brevi, in opere come Faccende laterali (Garzanti, 2009) o nei testi antologizzati ne Gli affaccendati. Antologia di prose brevi 2006-2020 (Moretti & Vitali, 2024), emerge l’attenzione alle minuzie dell’esistenza e all’affannarsi di un’umanità minore, rumorosa ma marginale suo malgrado.
Un lavoro di anatomia del presente che si riversa anche nelle poesie brevi de Il brusìo, dove la frase quasi in prosa, esprime il «rumore di fondo» di individui a volte ingenuamente alacri («l’ordito di parole/ sul cibo, i figlioli, il campionato,/ il loro ridere, cantare»), a volte assediati da guerre minacciate o presenti («Poveri noi sotto il grande/ bombardamento»). E con il linguaggio all’apparenza neutro del quotidiano, Tiziano Rossi ferma nel verso il fracasso delle battaglie, ma anche l’esplosione delle violenze domestiche («Ah! La mano alzata, lo schiaffo/ su quella povera scaravoltata»), o il silenzio sordo dell’attimo di un femminicidio («la sua brutale giaculatoria/ senza respiro, quasi una fatica/ nella testa indomabile e ottusa»).