Corriere della Sera, 9 ottobre 2025
Il ministero e i numeri delle toghe «in sciopero»
Il ministero della Giustizia ha chiesto ai dirigenti di tutti gli uffici giudiziari italiani di «comunicare a questo ministero il numero di magistrati eventualmente aderenti, e la percentuale di adesione per distretto, allo sciopero indetto» il 3 ottobre dalla Cgil e da Usb dopo l’abbordaggio israeliano alle barche italiane della Global Sumud Flotilla, «nonché di comunicare alle sole ragionerie territoriali competenti il nominativo dei magistrati che hanno partecipato allo sciopero, allo scopo di effettuare la dovuta ritenuta stipendiale». Richiesta singolare, a prescindere da come se ne giudichi l’opportunità o meno, perché per definizione nessun magistrato avrebbe potuto scioperare venerdì scorso (cioè astenersi dalle udienze e dal lavoro in ufficio) aderendo all’agitazione indetta da Cgil contro «l’estrema gravità» dell’«attentato all’incolumità dei lavoratori e dei volontari imbarcati» sulle «navi civili» bersaglio di «aggressione armata l’1 ottobre», e dall’Usb-Unione sindacale di base «per esprimere solidarietà agli attivisti della Flotilla e continuare a denunciare il genocidio palestinese».
Infatti il diritto di proclamare l’astensione totale o parziale dei magistrati dalle proprie funzioni è esercitato nei limiti e alle condizioni del «Codice di autoregolamentazione» dell’Associazione nazionale magistrati, valutato idoneo nel 2001 e 2004 dalla Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali: i magistrati possono cioè astenersi dalle udienze solo se a proclamarla è l’Anm, solo se viene dato un preavviso di dieci giorni, solo se l’astensione non eccede i tre giorni e non ce n’è stata già un’altra nei 30 giorni precedenti, e senza che siano ammesse forme parziali di astensione dalle attività giudiziarie su base distrettuale di singole articolazioni interne ai vari uffici.
Se questa circostanza è immaginabile sia ben presente a magistrati quale sempre rivendica di essere il ministro Nordio e quali sono molti dirigenti di uffici di vertice di via Arenula, allora perché il ministero ha deciso fare lo stesso agli uffici giudiziari questo tipo di richiesta, attraverso un dispaccio della neocapo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, Lisa Di Domenico? Il ministero, interpellato, nega qualunque intento punitivo in una richiesta che ridimensiona a routine, e indica come premessa della richiesta il fatto che per esempio alcuni magistrati, quelli che si riconoscono nella corrente di Magistratura democratica, avessero dichiarato di aderire allo sciopero del 3 ottobre. Se però si consulta il documento dell’esecutivo di Md del 2 ottobre, è agevole cogliere che vi si annunciava non lo sciopero, cioè l’astensione dalle udienze, ma l’adesione alla mobilitazione (traducibile nella partecipazione a manifestazioni, convegni, flash mob): «Magistratura democratica aderisce e partecipa alla mobilitazione indetta dai sindacati dei lavoratori per la giornata del 3 ottobre 2025 a sostegno del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale anche a Gaza».
E difficile pare anche parlare di richieste di routine: il 27 febbraio il ministero aveva sì chiesto quanti magistrati avessero scioperato, ma era appunto lo sciopero Anm contro la riforma costituzionale della giustizia, mentre non si ha memoria di analoghe richieste ministeriali ai magistrati in occasioni di tutti (e i tanti) scioperi generali proclamati negli anni scorsi dai sindacati dei lavoratori.