Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 09 Giovedì calendario

Processo a Salis, Roma prende tempo. Anche FdI attacca il sì all’immunità

Dopo il voto del Parlamento europeo, che ha confermato martedì l’immunità a Ilaria Salis, ora il caso è nelle mani di Ungheria e Italia. Di Budapest perché il governo ungherese potrebbe ricorrere alla Corte di giustizia Ue, e di Roma perché il ministro della Giustizia Carlo Nordio potrebbe chiedere di fare il processo in Italia.
Ma nulla per ora, si vedrà in seguito. È questa l’attuale posizione del ministro Nordio, sul caso Salis. «Non è arrivato niente. Quando arriverà sarà valutato», spiegano fonti di via Arenula. Che fanno notare come l’immunità ottenuta dall’eurodeputata fa sì che sia sospeso anche il processo per i prossimi tre anni. Fretta dunque non ce n’è. E, pare di intuire, tantomeno l’intenzione da parte del ministro di bruciare i tempi o forzare le procedure che non prevedono, come spiegano dallo staff, un’iniziativa autonoma del Guardasigilli per i reati di cui è accusata e per un arresto avvenuto non a seguito di mandato di cattura europeo ma dopo un fermo in Ungheria. Al momento Salis è accusata di lesioni gravi verso neonazisti e di associazione a delinquere, ma poiché di recente Budapest ha dichiarato «organizzazione terroristica» il movimento di estrema sinistra Antifa, il governo ungherese ora parla anche di questo reato. Nordio, dunque, attenderà che la richiesta di celebrare in Italia il processo per quei fatti gli venga inoltrata. Ma, a ieri, facevano sapere dal ministero, non erano arrivate istanze né dalla difesa dell’europarlamentare, né dalla Corte d’appello di Milano.
Intanto è intervenuto a gamba tesa il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro di Fratelli d’Italia, che ha detto che «la sottrazione al giudice naturale è quanto di più incostituzionale, violento politicamente possa essere mai stato partorito e pensato dal cervello umano». Delmastro ha assicurato che «FdI ha votato contro un’immunità che puzza lontano un miglio di privilegio». Continuano, dunque, le polemiche sulla stampella offerta dal centrodestra al caso dell’eurodeputata di Avs, dopo il duro botta e risposta tra Salvini e Tajani.
Secondo l’elenco dei deputati che hanno partecipato allo scrutinio segreto, erano presenti in 263 del centrosinistra: socialisti (115), liberali (64), verdi (46) e Sinistra (38). Poiché la conferma all’immunità ha ottenuto 306 voti, assumendo che il centrosinistra sia stato a favore, ci sono stati 43 franchi tiratori nel centrodestra. Poi però ci sono anche i 17 astenuti. Essendo il voto segreto è difficile stabilire la casacca anche se il dito viene puntato contro i popolari. Tuttavia il Ppe in cui siede FI, i Patrioti in cui milita la Lega e l’Ecr di cui fa parte FdI, così come i sovranisti hanno dichiarato di avere votato per la revoca. Tra gli italiani erano assenti Tridico (M5S) e Patriciello (Lega). Per il padre di Ilaria, Roberto Salis, «i franchi tiratori erano da tutte le parti, me ne risultano diversi, due della Lega e uno di FdI».
A Strasburgo la questione per ora è archiviata anche se il relatore del dossier in Commissione Affari giuridici, lo spagnolo del Ppe Adrián Vázquez Lázara, ha avvertito che il premier Orbán potrebbe fare ricorso alla Corte di giustizia Ue perché «si può ricorrere al fumus persecutionis solo nel caso in cui il reato sia stato commesso da un deputato in carica». Interpretazione non condivisa dalla Commissione Affari giuridici.