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 2025  luglio 10 Giovedì calendario

Sul nuovo museo della Fao a Roma

Alimentazione e azione. Cultura e diplomazia. Scienza e informazione. In un unico museo: il MuNe, il Museo e Rete per l’Alimentazione e l’Agricoltura della Fao che aprirà le sue porte il 16 ottobre prossimo, a Roma, in occasione dell’80° anniversario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e della Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Uno spazio immersivo a 360° che sarà aperto a tutti gratuitamente (prenotazioni già disponibili sul sito: www.fao.org/museum-network/it) dove il pubblico vivrà un viaggio sensoriale nel cuore dell’agricoltura mondiale fra tradizione e innovazione. Il museo nasce per raccontare il rapporto tra alimentazione, agricoltura e umanità con un approccio informativo, educativo, interattivo e immersivo. Finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano, il progetto celebra anche la lunga collaborazione con l’Italia avviata con il trasferimento della sede a Roma, nel 1951, dove appunto il primo museo della Fao al mondo è in fase di allestimento e sarà precisamente negli spazi un tempo occupati dalla biblioteca David Lubin e dagli uffici comunicazione. “Abbiamo voluto creare uno spazio vivo, dove arte, scienza e cultura si uniscono per generare consapevolezza”, spiega Clara Velez, responsabile del progetto, “Ottant’anni di azioni e conoscenze sull’alimentazione rappresentano un’eredità da trasmettere. Sono uno strumento per il futuro. Per questo abbiamo voluto creare uno spazio che parli al pubblico, attraverso il linguaggio universale dell’arte e della cultura”. L’obiettivo è coinvolgere i visitatori in un racconto collettivo, promuovendo conoscenza, consapevolezza e impegno verso sistemi alimentari più equi e sostenibili. E non sarà solo un luogo espositivo, ma un laboratorio culturale e partecipativo dove viene raccontata (e vissuta) l’evoluzione dell’alimentazione e dei sistemi agroalimentari globali, mettendo in luce il ruolo di donne, giovani e popoli indigeni, e il legame tra scienza, cultura, arte e diplomazia. Per chi non lo ricordasse o sapesse la Fao nacque dalla necessità di combattere la fame e migliorare la nutrizione e la produttività agricola globale. Le sue origini risalgono a una conferenza fondamentale tenutasi a Hot Springs, in Virginia, nel 1943, durante la quale i rappresentanti di 44 governi si impegnarono a creare un’organizzazione permanente per l’alimentazione e l’agricoltura. Questo impegno si concretizzò il 16 ottobre 1945, quando fu ufficialmente fondata a Québec City, in Canada, diventando la prima agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Alla sua nascita, 34 dei 45 Paesi eleggibili firmarono la Costituzione della Fao, dando vita ufficialmente all’organizzazione. Tra i membri fondatori figuravano Paesi provenienti dalle Americhe, dall’Europa e dall’Asia, uniti dall’obiettivo comune di eliminare la fame e promuovere lo sviluppo agricolo. La sede era provvisoriamente a Washington D.C. ma nel 1949 gli stati membri votarono per trasferire l’organizzazione in Italia, decisione influenzata dall’eredità storica dell’Istituto internazionale di agricoltura, che aveva sede a Roma e condivideva una missione simile a quella della Fao che effettivamente nel tempo si è evoluta in una collaborazione profonda e strategica. La città, infatti, ha sostenuto la Fao attraverso infrastrutture, iniziative culturali e attività di sensibilizzazione pubblica. E per ultima, la creazione della stazione della metro Circo Massimo di Roma ribattezzata “Circo Massimo – Fao” per celebrare l’80º anniversario e che accoglie nell’atrio e nell’ingresso installazioni realizzate da artisti locali e internazionali che omaggiano i profondi legami tra alimentazione, tradizione, innovazione e ambiente, e che evidenziano anche il contributo vitale degli eroi del cibo che ogni giorno lavorano per nutrire le comunità in tutto il mondo (realizzata con Atac e Roma Capitale, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Maeci). Il percorso museale si articolerà in tre fasi – informazione, emozione e azione – invitando il pubblico a riflettere sul proprio ruolo e sulle scelte quotidiane. Entrando alla Fao, il visitatore incontrerà il preambolo della Costituzione dell’organizzazione inciso in marmo e un bassorilievo dell’Ara Pacis, simboli di cooperazione e armonia tra uomo e natura. Al centro, nella prima sala circolare, un richiamo all’Albero della Vita di Expo 2015 e il Tavolo della Convivialità, simbolo dell’unione attraverso il cibo, realizzato dal corpo dei Carabinieri Forestali, con le bandiere dei 194 Paesi membri. A seguire, si ripercorrerà la storia dell’alimentazione, dalle origini dell’agricoltura fino alle sfide contemporanee: cambiamento climatico, pesca sostenibile, sicurezza alimentare, innovazione, biodiversità e saperi indigeni. “Questo progetto ci permetterà di offrire una piattaforma educativa sulla sicurezza alimentare globale unica nel suo genere, focalizzata prima di tutto sulle giovani generazioni”, spiega Maurizio Martina, Direttore generale aggiunto della Fao. “Racconteremo passato, presente e futuro del multilateralismo agricolo e alimentare cercando di mettere in evidenza le sfide che ci attendono e che solo cooperando insieme passiamo affrontare”. Un’altra sala sarà dedicata ai Four Betters della Fao: produzione, nutrizione, ambiente e vita migliori mentre un tesoro di conoscenze sarà fruibile a tutti nella biblioteca storica David Lubin che custodisce oltre 1,4 milioni di volumi fra cui anche testi rari e incunaboli come edizioni antiche di Virgilio, Columella, Aristotele e preziosi volumi cinesi. Grazie a un progetto di digitalizzazione, molti saranno accessibili anche online. Anche l’arte sarà parte integrante del percorso: la Fao da sempre riceve in dono opere da artisti di tutto il mondo come Gio Pomodoro, Bertina Lopes, Mitsuaki Tanabe e anche Gina Lollobrigida e dal 16 ottobre il museo esporrà anche creazioni realizzate appositamente da artisti di fama internazionale. Michelangelo Pistoletto sarà presente con l’installazione della famosa opera “Terzo Paradiso”, realizzata in collaborazione con la Fondazione Cittadellarte, come simbolo di trasformazione sociale attraverso l’arte e il dialogo sui sistemi alimentari sostenibili. Il noto scultore uruguayano Pablo Atchugarry sta creando appositamente per il MuNe un’opera dal titolo “Pace con la natura”, realizzata con un ulivo simbolo di armonia tra natura, cultura e futuro. Una sezione sarà dedicata ai Popoli Indigeni, curata in collaborazione con il Consiglio dei Popoli Indigeni e un Foods Lab, destinato a diventare una vera e propria cucina del mondo, ospiterà eventi, workshop ed esperienze gastronomiche con maestri ed esperti da ogni continente. Una mappa interattiva, infine, racconterà la rete mondiale del MuNe, con musei, istituzioni e progetti locali che contribuiscono a raccontare l’agricoltura e l’alimentazione nel Pianeta. Il museo vuole così diventare piattaforma di dialogo e conoscenza condivisa.