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 2025  ottobre 08 Mercoledì calendario

Arresto cardiaco in Italia soccorsi ancora troppo lenti

«La velocità dei soccorsi in caso di arresto cardiaco è vitale, perché la sopravvivenza diminuisce del 10% per ogni minuto che passa. Per questo è essenziale, oltre ad una rapida attivazione del 112, insegnare a quante più persone possibili, le manovre salvavita come il massaggio cardiaco e l’utilizzo del defibrillatore». Questo il messaggio del professore Andrea Scapigliati, presidente dell’Italian Resuscitation Council e primario della divisione di Cardioanestesia e Terapia Intensiva del Policlinico Gemelli di Roma.
Ed è proprio il numero delle persone che conoscono le manovre salva vita, un punto dolente del nostro Paese dove il numero dei cittadini che si fermano in caso di arresto cardiaco (perché in grado di praticare le manovre rianimatorie e di usare il defibrillatore) è nettamente inferiore alla media europea (40% rispetto al 55%).
Questi i dati che si ricavano dall’European Registry of Cardiac Arrest Study Three, uno studio prospettico condotto in 28 paesi europei su oltre 36.000 arresti cardiaci e pubblicato sulla rivista Resuscitation da Jan T. Grasner e collaboratori dell’University Hospital di Kiel (Germania). Il 16 ottobre si celebra la giornata mondiale della rianimazione cardio-polmonare.
LA PREPARAZIONE
L’Italia risulta avere un numero di arresti cardiaci extra ospedalieri superiore alla media europea (135 casi contro 110 per 100.000 abitanti), al contrario si riesce ad ottenere un ripristino della circolazione nel 25% (media europea 27%) e anche la sopravvivenza alla dimissione è inferiore alla media (7% invece del 9%). Anche il tempo di arrivo dei mezzi di pronto soccorso, in Italia, è superiore di un minuto rispetto alla media europea (13 minuti verso 12).
Quali i punti dove bisogna migliorare per salvare un maggior numero di vite? Secondo Scapigliati necessita un maggior coinvolgimento (e quindi maggiore preparazione) degli astanti, una maggiore disponibilità e raggiungibilità dei defibrillatori ed infine una più pronta risposta dei mezzi di soccorso.
Per ridurre le differenze con i paesi più virtuosi, l’Italia avrebbe già gli strumenti operativi inseriti nella legge 116 del 2021, legge solidamente ancorata ad evidenze scientifiche e linee guida internazionali.
Sono previsti interventi quali campagne di sensibilizzazione, formazione nelle scuole di ogni ordine e grado, salvaguardia giuridica del soccorritore occasionale, maggiore diffusione dei defibrillatori nei luoghi più frequentati o dove si pratica attività sportiva, la loro registrazione presso le centrali operative del 112 o una App nazionale per dare l’allarme ed allertare i potenziali soccorritori più vicini.
LE DIRETTIVE
Come troppo spesso succede nel nostro Paese, però, passare da una legge a concreti interventi attuativi richiede tempi biblici e fiducia (spesso mal riposta) nella pubblica amministrazione. È un vero peccato che, a 4 anni dall’entrata in vigore della legge, siano pochissime le regioni che ne abbiano messe in pratica le direttive.