Il Messaggero, 8 ottobre 2025
AI love you
Non c’è alcun dubbio sul fatto che tra le piattaforme di intelligenza artificiale, Grok di Elon Musk sia quella più controversa. Nell’ultimo anno il chatbot di xAI si è fatto notare per commenti razzisti e antisemiti, violenza e assenza di limiti etici. Ma ora, da alcuni mesi, c’è un altro aspetto meno noto che sta facendo preoccupare: a luglio il gruppo di Musk ha presentato Ani, una delle due assistenti virtuali che possono offrire funzioni simili a quelle di un gioco e muoversi attraverso diversi livelli, aprendo la possibilità di conversazioni più sessualmente esplicite.
La prima, Ani, è un personaggio ispirato agli anime giapponesi e permette agli utenti di chiederle di spogliarsi. Il secondo invece si chiama Bad Rudi ed è l’anime di un panda. In un articolo pubblicato lo scorso agosto da Laura Hood su The Conversation, la giornalista definiva questa possibilità produttività pornografica, ovvero «funzionalità dell’intelligenza artificiale generativa intrecciate con nozioni patriarcali di piacere». Per poter accedere a questi contenuti premium, gli utenti di xAI devono pagare un abbonamento che costa circa 30 dollari al mese.
A differenza di Musk aziende come Meta e OpenAI hanno evitato di creare chatbot che possano parlare di sesso, sia per una questione etica, ma soprattutto per timori legati alla reputazione e alle regolamentazioni dei singoli Paesi contro la pornografia. Questo nonostante nei mesi scorsi ci sono stati problemi anche con l’IA di Meta: ad aprile i senatori Marsha Blackburn (repubblicana del Tennessee) e Richard Blumenthal (democratico del Connecticut) hanno condannato l’amministratore delegato Mark Zuckerberg, accusandolo di privilegiare i profitti a scapito della sicurezza dei minori online. In una lettera inviata a Zuckerberg, i parlamentari si sono detti «sconvolti» da un’inchiesta pubblicata dal Wall Street Journal: ha rivelato come i chatbot disponibili su Facebook, Instagram e WhatsApp avessero in alcuni casi intrattenuto conversazioni a sfondo sessuale con utenti minorenni. «Non si tratta semplicemente di una svista innocente; è una flagrante violazione della fiducia che genitori e famiglie ripongono nelle vostre piattaforme», hanno scritto Blackburn e Blumenthal.
Elon Musk sta cercando di recuperare spazio nella guerra per la conquista del primato dell’intelligenza artificiale, visto che in questo momento OpenAI con ChatGPT controlla circa l’80% del mercato. E per farlo ha usato strumenti discutibili, tra cui l’invito agli utenti di X a conversare con i chatbot sexy: ha infatti condiviso un video di Ani che balla indossando solo biancheria intima. In una intervista al New York Times, Camille Carlton del Center for Humane Technology, sostiene che tutto questo è parte della «corsa verso l’intimità che stiamo osservando nell’industria dell’intelligenza artificiale». Carlton ha anche ricordato che: «Queste aziende sanno che il legame emotivo significa maggiore coinvolgimento e una quota di mercato più ampia».
Musk è da sempre ossessionato dalla diminuzione della popolazione mondiale, affermando che potrebbe portarci verso l’estinzione e che è più pericolosa dei cambiamenti climatici. Parlando dei nuovi chatbot sexy ha affermato che potrebbero aiutare le persone a migliorare le loro amicizie e connessioni nel mondo reale, evitando il declino della popolazione. «Prevedo, anche se può sembrare controintuitivo, che questo farà aumentare il tasso di natalità!» ha scritto Musk in un post su X ad agosto. «Ricordatevi le mie parole», ha concluso.
Ma nonostante le convinzioni di Musk, ci sono moltissimi limiti legali all’uso di questi chatbot sexy: ad agosto 44 procuratori generali di diversi Stati americani hanno inviato una lettera a xAI, Meta e ad altre dieci società tecnologiche, chiedendo di impegnarsi di più nella protezione dei minori da contenuti erotici generati dall’IA. E ancora nel 2023 la startup americana Replika ha tolto ai nuovi utenti la possibilità di creare avatar in grado di intrattenere conversazioni erotiche: questo dopo che le autorità italiane avevano espresso dubbi sul fatto che potessero essere usati anche da minorenni.