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 2025  ottobre 08 Mercoledì calendario

“Questa è Cortina, qui comandiamo noi”, estorsioni e droga della banda che puntava agli appalti delle Olimpiadi 2026: tre arresti

Un tentativo di mettere le mani sui lavori per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. È quanto emerge dalle pieghe dell’inchiesta Reset, che ha portato all’arresto di tre persone e a perquisizioni nei confronti di altre quattro. Estorsione aggravata dal metodo mafioso, con l’obiettivo finale di condizionare il tessuto economico e sociale di Cortina d’Ampezzo, approfittando dell’imminente volano olimpico, le contestazioni. Mercoledì mattina, tra Cortina e Roma, i Carabinieri – coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia – hanno eseguito le misure cautelari: uno degli indagati è finito in carcere, un altro ai domiciliari, mentre un terzo ha l’obbligo di dimora a Roma. Secondo le indagini, i tre – in particolare due fratelli romani – sono considerati figure di spicco di un piano criminale a più livelli, che dalle piazze dello spaccio locale mirava a insinuarsi anche nel mondo degli appalti pubblici.
I due fratelli, noti per i legami con l’ala più radicale degli ultras della Lazio e con ambienti della criminalità romana (tra cui il defunto capo ultras Fabrizio “Diabolik” Piscitelli), si sarebbero trasferiti progressivamente su Cortina, presentandosi come emissari della “malavita capitolina”. Le indagini, partite nel 2024 e durate oltre un anno, documentano una strategia in tre fasi: prima il controllo del mercato della droga; poi l’ingerenza nella movida locale; infine il tentativo di accesso agli appalti legati agli eventi olimpici. “Questa è Cortina, qui comandiamo noi” dicevano Leopoldo e Alvise Cobianchi minacciando il gestore di un lovale di Cortina d’Ampezzo per imporre “cocaina, i deejay e le serate” secondo quanto risulta dalle intercettazioni. I due sono accusati, tra gli altri reati, di estorsione e rapina aggravate dal metodo mafioso.
Dallo spaccio al controllo dei locali
Secondo gli inquirenti, i fratelli hanno iniziato assumendo il controllo dello spaccio locale, creando una rete autonoma di pusher e agendo con violenza contro chiunque ostacolasse i loro affari. Gli episodi di intimidazione sono numerosi: un consumatore moroso chiuso nel portabagagli e minacciato di morte, pestaggi nei confronti di dipendenti di locali pubblici, e minacce ai titolari di rifugi e discoteche che non si piegavano al loro controllo. Attraverso una società con sede a Roma – formalmente gestita dal terzo indagato – il gruppo imponeva l’organizzazione di eventi, selezionava DJ, PR e buttafuori compiacenti, mantenendo così il pieno controllo anche della “movida” ampezzana, funzionale a facilitare ulteriormente lo spaccio nei locali.
Olimpiadi nel mirino: i tentativi di infiltrazione
La terza fase del progetto criminale, secondo gli accertamenti degli investigatori, riguarda l’ambizione di inserirsi nei lavori legati alle Olimpiadi 2026. Uno degli episodi più gravi citati nell’ordinanza racconta della tentata estorsione nei confronti di un assessore comunale. I fratelli si sarebbero presentati come “imprenditori” prima delle elezioni amministrative del 2022, offrendo un presunto sostegno elettorale (mai richiesto né accettato), per poi, a elezioni concluse, avanzare richieste di assegnazione di lavori pubblici. Alla mancata risposta del politico, sarebbe seguito un messaggio minatorio, veicolato tramite un intermediario.
Un territorio sotto assedio
L’inchiesta ha rivelato un sistema mafioso “classico”: intimidazione, controllo del territorio, infiltrazione economica. L’inchiesta ha potuto contare su intercettazioni, pedinamenti, telecamere nascoste e, soprattutto, delle testimonianze di cittadini, esercenti e amministratori locali. Nonostante le paure iniziali, molti hanno deciso di collaborare con gli investigatori, consentendo di ricostruire l’intera rete. Le indagini, tuttavia, non si fermano qui. La Procura invita chiunque abbia informazioni utili a rivolgersi ai Carabinieri o alla magistratura.